Hebron, a un soffio dalla pace

Un blitz a sorpresa del sovrano a Gaza e Tel Aviv, oggi vertice tra Netanyahu e Arafat Un blitz a sorpresa del sovrano a Gaza e Tel Aviv, oggi vertice tra Netanyahu e Arafat Hebron, a un soffio dallo pace Interviene Hussein di Giordania, voci di accordo CIPRO, l'isola di Afrodite, sta rapidamente scivolando sotto l'influsso del suo amante Ares, dio del furore guerriero. L'acquisto da parte dei greco-ciprioti di alcune batterie di missili antiaerei russi ha scatenato la più grave crisi dai tempi dell'invasione turca del 1974. Ankara, evocando il braccio di ferro tra Kennedy e Krusciov per i missili sovietici a Cuba nel '62, ha minacciato di bloccare i porti dell'isola e di bombardare le postazioni greche. Atene, alleata naturale di Nicosia, pur cercando di minimizzare, si è detta pronta alla guerra. Kofi Annan, al suo esordio come segretario generale dell'Onu, ha espresso preoccupazione per questo nuovo incubo che va ad aggiungersi alla sua tormentata agenda. Il fuoco che covava sotto le ceneri di un conflitto mai del tutto sopito ha ripreso a bruciare su questa isolasplendida che la Linea Attila divide in due comunità cariche di Lo annunciano il figlio Marcello con la moglie Lidia, i cognati Mari e Giorgio, i nlpotii Antonella, Paola e Matteo. Per I funerali telefonare ai numeri 747511 - 4366931. 1 — Torino, 12 gennaio 1997. Nino e Gigliola piangono il loro AMICO e MAESTRO. Reglnaldo e Noemi Borgo ricordano commossi il caro TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO le. Da un lato esperti militari gli fanno notare che la situazione nei Territori è esplosiva e che se al più presto non si firmerà l'accordo su Hebron, Israele e i palestinesi rischiano di tornare a scontrarsi sul terreno, cosa che potrebbe provocare quanto meno la rottura delle relazioni diplomatiche con Amman e col Cairo: una prospettiva che è stata confermata ieri dallo stesso ambasciatore egiziano Muhammad Bassiuny. D'altra parte Netanyahu ha constatato che i termini fissati da Arafat - ossia un profondo ritiro dalla Cisgiordania entro quest'anno - sono inaccettabili per la maggior parte dei ministri israeliani. Sabato scorso, durante brevi visite a Parigi e al Cairo, Arafat ha così avvertito Jacques Chirac e Hosni Mubarak che la situazione «è divenuta esplosiva» e che «il processo di pace è sul punto di crollare». E re Hussein - che alcuni giorni fa ha fatto disperdere ad Amman migliaia di dimistranti antisraeliani e che avverte che la pace israelo-giordana dipende direttamente dal futuro dei negoziati israelo-palestinesi - si è messo subito in azione precipitandosi a Gaza. Terminato il pranzo pomeridiano che ha rotto il digiuno del Ramadan, Arafat e re Hussein hanno dunque telefonato a Netanyahu, a Hosni Mubarak, a Dennis Ross e al segretario di Stato uscente Warren Cristopher. Un collaboratore di Arafat ha detto che in queste telefonate si è discussa una «nuova formula, molto importante». A quanto pare si tratta delle garanzie scritte americane relative alle tappe del ritiro israeliano dalla Cisgiordania che Arafat insiste per ricevere dagli Stati Uniti. La settimana scorsa le aveva chieste a Ross e a quanto pare era rimasto insoddisfatto perché da allora da parte palestinese si sono moltiplicate le accuse verso il mediatore statunitense, sospettato a Gaza di propendere verso Israele. pur non essendo riuscito a raggiungere un'intesa fra Arafat e Netanyahu. Ma quando ha notato che re Hussein era riuscito a ridare fiato alle trattative, il mediatore ha deciso di restare in zona. L'ultimo insuperabile ostacolo pei Ross si erano rivelate le date dei tre prossimi ridispiegamenti israeliani fuori da gran parte della Cisgiordania. Arafat esige che si concludano entro il settembre 1997, mentre Netanyahu, dopo aver proposto di rinviare il ritiro al maggio 1999 - accetterebbe forse adesso di impegnarsi a un ritiro nella primavera del 1998. Ad Arafat re Hussein ha detto di appoggiare in pieno la sua posizione di principio, ma al tempo stesso ha consigliato di assumere soprattutto una posizione pragmatica dato che sull'altro piatto della bilancia vi sono rischi formidabili per tutti. Nei giorni scorsi Netanyahu si è infatti reso conto di trovarsi ormai di fronte a una scelta crucia¬ Re Hussein di Giordania ha tentato ieri con una drammatica spola diplomatica a Gaza e a Tel Aviv di concludere i negoziati israelo-palestinesi sul ritiro parziale da Hebron. La firma degli accordi potrebbe avvenire oggi al valico di Erez, tra Gaza e il territorio israeliano, secondo voci diffusesi nella notte, mentre re Hussein era impegnato a Tel Aviv in colloqui con Netanyahu. La formula di compromesso sarebbe garantita personalmente dal presidente americano Clinton. Il testo dell'accordo, con le sigle di Erekat (ministro degli affari locali dell'Anp) e di Shomron (ex comandante in capo dell'esercito israeliano), dovrebbe essere successivamente sottoposto all'approvazione dell'organo esecutivo dell'Autonomia palestinese e del governo israeliano. In serata Netanyahu ha parlato in tv alla nazione affermando che «sono stati compiuti importanti progressi». Regista discreto del «blitz diplomatico» di re Hussein è stato, da Tel Aviv, il mediatore statunitense Dennis Ross che in precedenza aveva reso noto di aver di l'atto concluso la trattativa su Hebron (Cisgiordania) e di apprestarsi a rientrare a Washington, collaboratoche in quescussa unato importanA quantoranzie scrialle tappe dla Cisgiordper riceverLa settimchieste a Rrimasto in Aldo Baquis Re Hussein di Giordania (nella foto con Arafat) sembra aver portato a termine una diffìcile mediazione per il caso Hebron L'AMICO ARABO SI è aggiustato la kefia bianca e rossa re Hussein prima di scendere dall'elicottero nella sua prima visita ufficiale a Gaza ed è arrivato con il piglio delle grandissime occasioni. Perché se davvero, dopo quella riunione la conferenza stampa congiunta insieme a Netanyahu seguita a quella con Arafat e tenutasi durante la notte nella Kiria, la cittadella armata di Tel Aviv, oggi si firmerà la liberazione di Hebron, sarà di nuovo merito soprattutto del piccolo re hashemita della Giordania l'aver compiuto un'operazione politica di estrema importanza, che riapre la via della pace. Hussein, con la sua drammatica operazione in queste ore sembra aver vinto laddove gli americani stavano gettando la spugna, dato che Dennis Ross, prima di questa mossa, aveva già annunciato la sua partenza. E dove la grande potenza dell'area, l'Egitto, aveva mosso le pedine in maniera troppo ambigua, ora spingendo, ora trattenendo Arafat, perche il gioco portasse ad una soluzione positiva. Il re giordano e arrivato con la precisa intenzione di premere con tutta la sua forza sulle due parti; e la sua è la robusta posizione di un uomo di pace guadagnata con la prima adesione alla politica di Rabin e i'eres; e anche con la sua capacità di recedere [fOTO RELTTER] anche nelle zone B e C, ovvero fuori delle città. Netanyahu aveva proposto di concludere l'evacuazione nel '99, cosa che aveva fatto sobbalzare Arafat il quale opponendo un rigido rifiuto si era impuntato sul settembre del '97. Dennis Ross in queste ore cercava di mediare puntando al '98, e questo pare che sia il punto che re Hussein ha discusso per dodici ore consecutive prima con Arafat e poi nella notte piena delle luci di Tel Aviv dopo la sua drammatica discesa con l'elicottero nell'ufficio di Netanyahu. Il suo viso è apparso alla conclusione dell'incontro, durante la conferenza stampa, soddisfatto quanto quello del primo ministro d'Israele, e consapevole della sua forza: se ce l'ha fatta davvero (col permesso di Mubarak con cui ha parlato ripetutamente per telefono) avrà portato a casa innanzitutto la grande soddisfazione di essere rimasto fedele alla pace anche in tempi duri come questi, in cui tutti i leader hanno compiuto i loro tradimenti.