«Ho voluto la diretta perché era doverosa»

«Ho voluto la diretta perché era doverosa» «Ho voluto la diretta perché era doverosa» di Franco Corbelli ha duramente criticato, con un comunicato, i vertici Rai per la carente informazione, estendendo la denuncia alle reti Mediaset. Ma la polemica più aspra è destinata a divampare soprattutto all'interno del servizio pubblico che, in queste circostanze, ha obblighi particolari, come conferma Lucia Annunziata, direttore del Tg3. Annunziata, come mai avete deciso, a un certo punto del pomeriggio, di fare la diretta? «Il nostro ragionamento è stato: il servizio pubblico, davanti a una sciagura del genere, deve cambiare i palinstesti. lo sono una grande sostenitrice della diretta. Perché anche se non ci fossero stati tanti morti, e stavolta purtroppo ne abbiamo avuti, c'è gente a casa in angoscia. Ed è piii tranquilla se va in onda un programma che la informa immediatamente su qualsiasi Lucia Annunziata «La gente aveva dirittsenza aspettare la fine Lucia Annunziata, dirett novità accada». Quando avete dato la prima notizia della sciagura? «Mentre eravamo in onda nel tg delle 14,30. Abbiamo sforato direttamente nel programma "Quelli che il calcio", chiedendo il permesso a Fazio. Io alle 14,45 ero già in studio, ho richiamato dal riposo domenicale tutta la redazione, ho fatto partire una giornalista da Milano, ho messo nella mia macchina di direttore un inviato con la scorta della polizia per farlo arrivare prima a si distingue tto di sapere e d'un film» ttore del telegiornale della terza rete Rai EVITIAMO IL GIOCO DELLE PARTI drizzarsi con levità. Per di più l'esemplare di oggi si chiamava Botticelli, un nome che avrebbe dovuto rappresentare un altro salvacondotto di flessuosità e di eleganza. Ma i nomi talvolta non sono ominosi, si ribellano alle scommesse. E il Botticelli 6 uscito goffamente dai binari. La motrice ridotta a un groviglio di lamiere, di materiali sfigurati fino a perdere la loro pulita, originaria natura: irriconoscibili come i corpi straziati. I vagoni apparivano incastrati l'uno nell'altro, capovolti, salvo l'ultimo, rimasto dritto a dare la misura del disastro, a servire da modello esemplare. Vicino ai binari, un velo di neve sulla terra bruna, valigie intatte e rigatteria sparsa, qualche scarpa spaiata. Il filo di sangue sul volto di uno scampato e le tute dei soccorritori, i colori violenti della speranza. Questo il perimetro, gli indizi di una disfatta per le Ferrovie italiane. Si è pensato, per un momento, a un attentato, anche perché sul Pendolino viaggiava Cossiga; ma non si sono sentiti scoppi e d'altronde il luogo era troppo esposto per traffici criminosi. A massi sui binari, ma era soltanto la psicosi dovuta ai lanci omicidi sulle autostrade. Si è pensato a una velocità troppo elevata nel prendere una curva stoppata dalla stazione vicina; ma già in serata arrivava una netta smentita. Un magistrato ipotizza il reato di disastro colposo, e i sindacati hanno risposto preventivamente denunciando i tagli massicci del personale che generano stress e rendono precaria la manutenzione. E' il gioco inevitabile delle parti, destinato a smorzarsi e arrendersi nell'attesa della verità. Quella che si aspetta magari dalla scatoletta che, almeno per scaramanzia, non dovrebbe più essere chiamata nera. Meglio astenersi allora dai commenti e dalle polemiche abusive, da qualsiasi forma di involontario sciacallaggio. Lo esigono i poveri morti e anche lo stupore, profondo, inattaccabile, dei sopravvissuti. Lo esige lo stesso Pendolino. La scatola nera, l'indagine sui relitti, il controllo dei binari ci diranno se possiamo fidarci ragionevolmente di questa specie di delfini, se la rete ferroviaria è all'altezza dei tempi. Se possiamo estenderla, rassicurando, oltre agli ambientalisti, i passeggeri tutti. A colpo accusato, dobbiamo capire se a mettere un masso per traverso è stato il caso, la fatalità, l'appuntamento di alcune persone con il proprio destino. O non piuttosto l'imprevidenza, la fretta, il falso orgoglio: la responsabilità degli uomini. L'importante è fare presto, dare risposte, non perdersi in una Ustica di lungaggini e mezze verità. no trasmesso sul disastro? «Sia il due sia l'uno hanno fatto un'interruzione straordinaria di 5 minuti ciascuno verso le 15. Poi basta, fino ai rispettivi tg». Come mai? «Non lo so. Degli altri non parlo. Ma certo, se tu guardavi ieri pomeriggio la televisione italiana, non potevi aspettare che finissero "Domenica In" e il film western per avere notizie del Pendolino. Le volevi tutte e subito». [r. r.] Piacenza...». Ma la diretta? «Ci arrivo. Abbiamo fatto un altro paio di interruzioni al programma di Fazio. Ma poi mi sembrava che facessero a pugni con i normali programmi della domenica. Per cui alle 17,30 ci siamo consultati con Iseppi e col palinsesto, abbiamo chiesto la linea e l'abbiamo tenuta in continuazione fino alle 18,40, mettendoci dentro tutte le notizie che arrivavano». Le altre reti che cosa han¬

Persone citate: Annunziata, Botticelli, Cossiga, Franco Corbelli, Iseppi, Lucia Annunziata, Pendolino

Luoghi citati: Milano, Piacenza, Ustica