Scatta l'Operazione Gattopardo di Giuseppe Zaccaria

Scatta l'Operazione Gattopardo Scatta l'Operazione Gattopardo Epurazione di personaggi in disgrazia In testa all'elenco dei «sacrificati» il primo ministro Marianovic, odiato dalla potente moglie del Presidente Dove invece l'Avvenire mi sembra aver torto, è quanto critica l'Adelphi o accusa Roberto Calasso e l'orientalista Alain Daniélou, che questo sacrificio fondatore hanno cercato di conoscere, e di ripensare (è anche qui, la gnosi che vien loro rimproverata). Le alte gerarchie della Chiesa non sono infatti estranee alla nuova cultura del sacrificio, e della mutilazione-mortificazione del Decalogo. Partecipano coscientemente e fin troppo conformisticamente, allo Spirito dei Tempi vittoriano che oggi strega destre e sinistre. Cos'altro significa in effetti l'offensiva dei cattolici contro i profilattici venduti in distributori automatici dentro le scuole, se non fingere di ignorare la morte cui si espone l'individuo che oggi rinuncia al preservativo. Cos'altro vuol dire, se non eliminare dal Decalogo il comandamento Non Uccidere, e affiggere lo sguardo su un solo e invasante comandamento: quello che vieta la fornicazione. In Italia si discute vanamente di amore-usa e getta, opposto all'amore casto. Si dicuste vanamente di amore optional, che i distributori di profilattici accelererebbero. Un immondo escamotage col¬ Due immagini della protesta a Belgrado: l'opposizione annuncia per la settimana prossima una nuova strategia per portare Milosevic alle dimissioni chimento a qualsiasi costo. Era uomo d'affari con forti legami a Mosca: da premier della «nuova» Jugoslavia ha trafficato in grano, gas sovietico e benzina fino ad attirarsi contro i fulmini non solo dell'opposizione, ma più ancora dei duri e puri della «Jul», la sinistra unita, il partito della moglie del Presidente. Il suo destino appariva segnato già otto giorni fa. I giornali di regime («Politika» e «Borba») avevano preparato un'intervista parallela che alle nove di sera è stata bloccata. Due intere pagine che i redattori hanno dovuto riempire in tutta fretta perché il presidente aveva imposto lo «stop» al suo premier. Zoran Djindjic aveva parlato male di lui su un giornale popolare, attirandosi una querela. La «Jul» lo ha fatto a pezzi, senza neppure un cenno di reazione. Lo definiscono uomo da 50 milioni di dollari: farlo fuori consegnerà all'Occidente una vittima, ed alla sinistra che ancora si dice comunista un motivo in più per proseguire nell'alleanza di governo. Ancora: «Zajedno» vuole libertà di stampa? Ecco pronto l'agnello, anzi il caprone sacrificale. Dragoljub Milanovic, improbabile direttore della più improbabile tv europea, è pisce la peste di fine '900 che è l'Aids: poste da cui solo il preservativo, oggi, protegge. Compito degli insegnanti dovrebbe esser di dire che il preservativo non è un optional. E' un'assoluta necessità medica, come ha già ammesso nel febbraio '96 la conferenza episcopale francese. In Francia, i presidi sono incitati a installare i distributori di condom, sulla base di una circolare del giugno '92. Esporre una coppia di studenti alla contaminazione è un'operazione non meno nichilista, persecutoria, di altre. E' compiuta in nome della religione, della dottrina dell'amore-procreazione, ma in nessuna parte del Vangelo è scritto che bisogna fare un male potenzialmente terribile, in nome del bene. Che si può uccidere, purché si scongiuri la fornicazione. E' vero: c'è grande pericolo d'un ritorno dei riti sacrificali neopagani. Ma c'è anche il grande impaurente pericolo di cui parla Giovanni nel Vangelo: «Io vi ho detto queste cose per preservarvi dallo scandalo (...) Anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà, crederà di rendere culto a Dio». Barbara Spinelli Secondo, il direttore della tv bestia nera dell'opposizione per il black-out imposto sulla protesta Il presidente serbo Milosevic: un contentino alla comunità internazionale dopo l'annuncio americano della sospensione dei rapporti con Belgrado GRAN BRETAGNA E' scandalo nelle carceri britanniche: nemmeno la madre ha potuto avvicinarlo pronto a fare le valigie per tornare alla natia Nis, da cui era decollato per una stratosferica carriera solo in quanto corrispondente fedele all'«Sps», il partito di governo. E' proprio il «gruppo di Nis» quello che Milosevic sembra più disposto a sacrificare. L'area dei rampanti, delle giovani teste d'uovo, quelli che intitolarono l'ultimo programma del partito «un passo nel nuovo Millennio». Gorica Gajevic, quarantenne segretaria dell'«Sps», rampante, attraente e spietata, sta per cedere il posto. Si sussurra che Milosevic abbia appena detto di lei: «Ha due affari così», riferendosi a quegli attributi che in serbo si definiscono anche «jaja», ossia uova. Lo stesso simbolo della protesta studentesca, almeno ai suoi inizi. Mai epitaffio avrebbe potuto essere più perfido. Con lei viene dato per partente anche Ivica Dacie, portavoce del partito nonché giovane sosia del Presidente. E' quello che l'altro ieri aveva detto a «La Stampa» che la soluzione pacifica della crisi era vicina. Il rettore dell'Università, Dragutin Velitkovic, molto probabilmente pagherà con le dimissioni le incaute dichiarazioni di un mese fa. Disse che le dimostrazioni studentesche rappresentavano solo «la fannulloneria di una minoranza, che impedisce alla maggioranza dei giovani di studiare». E' un prezzo che volentieri il regime paga a metà del movimento (grosso modo, quella che riunisce gli studenti delle facoltà umanistiche più quelli di matematica). Per ragioni non ancora chiare, è l'ala che sembra più permeabile a suggestioni nazionalistiche, seccamente rifiutate dagli studenti di ingegneria ed architettura. Infine, è probabile che anche il ministro degli Interni, Zoran Sokolovic, avrà le sue gatte da pelare. Lo si ricava, «a contrariis», dal fatto che a ricevere gli studenti ieri siano stati i suoi vice. Tutto sta a vedere fino che punto il governo è disposto a incoraggiare i suoi nuovi interlocutori. Poiché, se ancora non fosse chiaro, questo è un altro elemento che sembra definire la «tecnica dell'anestesia». Ogni giorno Milosevic legittima un po' di più il movimento studentesco cercando di spingere «Zajedno» verso un nuovo isolamento. Giuseppe Zaccaria

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