A Seul la battaglia della Cattedrale

Gli agenti non riescono ad arrestare i sette sindacalisti rifugiatisi in una tenda sul sagrato della chiesa Gli agenti non riescono ad arrestare i sette sindacalisti rifugiatisi in una tenda sul sagrato della chiesa A Seul la battaglia della Cattedrale Una folla inferocita blocca la retata della polizia Scontri alle porte della cattedrale, più che mai santuario-rifugio per sette sindacalisti contro i qnali è stato spiccato mandato d'arresto. Il centro della città, campo di battaglia tra migliaia di dimostranti accorsi in loro difesa e plotoni di agenti antisommossa. Bombe lacrimogene, cariche, urla, lotta. Furiosi corpo a corpo e colpi di mazza, sbarro di ferro e manganelli. In una via la guerriglia, nell'altra fiumana di gente in shopping di fine settimana. Grida di venditori ambulanti e slogan anti-governativi. Urla corali di compagnie all'attacco, e altoparlanti a tutto volume per i saldi più convenienti. Fuggi-fuggi, bancarelle travolte, mendicanti spazzati via col loro stereo, negozi e fast food affollati Suono ài campane e colpi di mitragliette lancialacrimogeni. La ripida salita verso la chiesa, occupata da centinaia di giovani imbottiti contro il freddo, muro umano a difesa dei sindacalisti da arrestare, ma con varco aperto pei- i fedeli. Sul sagrato, ai piedi della statua della Madonna Immacolata, una coppia di sposini in posa per la foto ricordo con amici e parenti; di lato, fuori dalla tenda in cui sono rifugiati da una settimana, i sindacalisti fuorilegge che dettano proclami, e due inviati di centrali sindacali internazionali appena giunti da Ginevra a portare solidarietà. Sul lato opposto a sposini e sindacalisti, separati dai muro di telecamere del circo mediatico che volta loro le spalle, fedeli in coda per inginocchiarsi a due improvvisati rialzi di polistirolo e ricevere la benedizione da due novelli sacerdoti. Preghiere, sirene, conferenza stampa, inni di lotta. Freddo polare. Cosi ieri il centro di Seul, percorso fino a tarda notte da una guerriglia tra le più dure da quando sono cominciati scioperi e dimostrazioni contro la nuova legge sul lavoro varata in sei minuti all'alba del 26 dicembre. A Ulsan, 300 km dalla capitale, dove venerdì un tecnico della Hyundai si è dato fuoco ed è ancora in gravi condizioni, si sono WWASHINGTON 1LL1AM Jefferson Clinton si prepara ad una settimana di festeggiamenti nella capitale, che dureranno fino al solenne giuramento di lunedi 20 gennaio. Dice di sentirsi in ottima forma ed ha ogni motivo di esserlo. E' il primo presidente democratico ad essere stato rieletto alla Casa Bianca dai tempi fli Franklin Delano Roosevelt. Il Paese è in pace, l'economia va a gonfie vele e l'unico appuntamento importante che ha davanti a sé - così va il cliché - e quello con la Storia. Ma c'è una persona che potrebbe ancora rovinare la festa del Presidente. E il suo nome è Paula Corbin Jones. Domani mattina la Corte Suprema affronterà una questione che il Presidente e il suo staff avrebbero preferito non arrivasse mai a questo punto: e cioè se sia costituzionalmente legittimo fare causa a un presidente nel corso del suo mandato. Se la Corte dovesse dare un responso positivo, allora il caso di Paula Jones, con tutto il suo squallido contorno sessuale, potrebbe dare un'impronta sgradevole al secondo quadriennio di Clinton. La Jones è un'improbabile femme à scandale. Con il suo nasone, i suoi fianchi pesanti e quella zazzera impazzita che le circonda il viso, fa pensare a tutto fuorché ad una seduttrice. Né dà l'impressione di amare la pubblicità, come Donna Rice, Gennifer Flowers e altre venute prima di lei. Vive semi-reclusa in California con suo marito, impiegato presso una linea aerea, e i suoi due bambini, Madison e Preston. E non ha alcuna intenzione di venire a Washington per sentire il dibattito alla Corte Su- SEUL DAL NOSTRO INVIATO avute manifestazioni imponenti in risposta alla serrata proclamata dalla società. Nella capitale la polizia non è comunque riuscita ad arrestare i sette dirigenti sindacali, che non fanno passo fuori dal sagrato della cattedrale, luogo anche qui di intoccabile sacralità per il prestigio della chiesa cattolica, benché si sia in una cultura confuciana. Gli scontri sono scoppiati proprio per il tentativo d'arresto fatto nel pomeriggio dalla polizia irrompendo in massa, mentre in un parco a qualche chilometro di distanza si svolgeva una manifestazione di circa ventimila persone. A difesa dei sindacalisti sulla lunga scalinata verso il sagrato erano rimasti alcune centinaia di giovani, che con sbarre di ferro hanno ingaggiato battaglia con gli agenti. I partecipanti alla manifestazione hanno ricevuto l'allarme via telefonino. A migliaia hanno cercato di accorrere verso la chiesa, ed è stata guerriglia urbana di massa, protrattasi per ore fino a tarda notte. Centinaia gli arresti, numerosi i feriti. Lo scontro si fa sempre più Paula Jones (foto grande): la Corto Suprema deciderà questa settimana se fare il processo o rinviarlo Sotto Gennifer Flowers un'altra presunta ■<fiamma« di Clinton prema (e farsi bersagliare dai fotografi). Clinton fa buon viso a cattivo gioco. L'attenzione attorno al caso Jones non può certo fargli piacere. Ma interrogato a caldo dai giornalisti della Casa Bianca alla vigilia della sessione della Corte Suprema, il Presidente ha risposto con un sorriso appena forzato: «Sono tranquillo, faccio quello che devo fare. Questa cosa è fuori dalle mie mani». La Jones sostiene che nel maggio del 1991 a Little Rock il Presidente, allora governatore dell'Arkansas, la invitò in una stanza d'albergo, si calò le braghe e senza tanti preamboli le disse: «Bacialo». All'epoca, la Jones era aspro, con governo e smdacalisti fermi sulle rispettive posizioni. Ieri, confermando che la nuova legge non verrà modificata, il governo si è detto disposto a un dibattito televisivo su di essa con i leader della protesta, i quali però hanno respinto l'offerta. L'opposizione, guidata da Kim Dae Jung, dissidente storico sotto i regimi militari e altrettanto storico avversario del presidente Kim Yung Sam, resta incerta. Si è opposta alla legge, ma non si schiera attivamente con gli scioperanti nel timore di alienarsi il ceto medio in vista delle elezioni presidenziali di fine anno. Latitanti sono gli studenti, protagonisti delle lotte che hanno scosso i regimi militari in passato e di confuse proteste in tempi più recenti. Le 40 università cittadine sono chiuse fino a Un giorno di guerriglia urbana con lacrimogeni mazze, sbarre di ferro, manganelli, spari in aria Il governo offre un dibattito tv sulla legge per i licenziamenti: «no» dai leader della protesta marzo, secondo il calendario, e mancano quindi punti di aggregazione. Forse non a caso la legge è stata varata adesso. Ma la protesta si è internazionalizzata, con decise prese di posizione di organizzazioni sindacali internazionali e nazionali in vari Paesi. Il punto non è l'introduzione della normativa sul licenziamento facile, ma il diritto al pluralismo sindacale. Esiste finora una sola organizzazione legalmente riconosciuta, la Federazione dei sindacati. Da tempo si è costituita una Confederazione, considerata però illegale. Il suo leader, Kwon Youngkil, 55 anni, già corrispondente a Parigi per un giornale di Seul, ha fatto sei mesi di carcere l'anno scorso ed è ora il capo della protesta. La nuova legge prevede la formazione di più sindaca¬ La Corte Suprema d ti, ma solo a partire dal Duemila. L'ex giornalista, da giorni rifugiatosi nella tenda sul sagrato, è ii primo nella lista dei mandati di cattura. Gli iscritti al sindacato in Corea sono solo il 12% della forza lavoro. Senza questa nuova legge che suscita tanta angoscia testimoniata da scioperi e imponenti manifestazioni spontanee, certo neanche l'agguerrito ex giornalista sarebbe riuscito a portare in piazza tanta gente. Fino a quando la polizia non ha tentato di arrestarlo, la giornata era scorsa tranquilla, segnata da momenti di solidarietà internazionale con inevitabile retorica. Intorno a mezzogiorno, sul sagrato, arriva la delegazione da Ginevra: Guy Ryder, Confederazione internazionale dei sindacati liberi, (Cisl) e Marcello Malentacchi, Federazione internazionale dei metalmeccanici, in cui confluiscono le tre organizzazioni italiane. Incontro fuori della tenda, temperatura sottozero, e si capisce uno dei motivi che hanno spinto il leader della protesta a lasciare il giornalismo: legge per 25 minuti una dichiarazione, mentre gli ecide se il processo è ammissibile, imbarazzo alla Casa Bianca Una carica della polizia a Seul e la drammatica immagine dello scioperante che si è dato fuoco Sam», e che non si dovrebbe ricorrere agli arresti. Ha preso posizione anche la Chiesa cattolica, che pur con soli 3 milioni e mezzo di fedeli gode di altissimo prestigio. L'arcidiocesi di Seul ha diffuso un comunicato molto critico sulla nuova legge, sia per il rischio di abuso nei licenziamenti sia perché gli orari di lavoro secondo mere necessità produttive porterebbero al deterioramento della famiglia. Anche le Chiese protestanti levano la loro voce, impegnandosi a combattere la nuova normativa sul lavoro. Le lotte in corso hanno mfine stanato il sindacato ufficiale, forte in alcuni servizi pubblici, che ha proclamato scioperi per martedì e mercoledì. ospiti gelano. Quando tocca a loro parlare, si rivolgono ai «fratelli e sorelle» coreani, portando solidarietà e impegno in tutte le sedi, a partire dall'Ufficio internazionale del lavoro, affinché il governo sudcoreano, avendo aderito all'Osce, rispetti le sue norme, in primo luogo il pluralismo sindacale. E ammoniscono contro l'arresto dei lader del sindacato non riconosciuto. La stessa protesta è stata espressa in varie capitali da dirigenti sindacali alle ambasciate sudcoreane. Malgrado la fermezza del presidente della Repùbblica, all'interno del suo partito affiorano ripensamenti. Alcuni deputati, certo pensando alle elezioni presidenziali di fine anno, affermano che «molta gente ha voltato le spalle al governo di Kim Yung Fernando Mozzetti

Luoghi citati: Arkansas, California, Corea, Ginevra, Little Rock, Parigi, Ulsan, Washington