Un Messico per due di Paolo Guzzanti

Un Messico per due Un Messico per due L Messico per i nostri , politici è un test, non un luogo. Berlusconi, per esempio, se ne sta in vacanza a Manzanillo in una villa che si è voluto studiare personalmente su video, e dove si trova interamente circondato da una piscina. Bertinotti invece va nel Chiapas, regione umida e meridionale piena di zanzare e zapatisti, per scansare le prime e abbracciare i secondi: il suo video da viaggio sarà stato certamente offerto da Gianni Mina. Di Berlusconi in Messico sappiamo poco, ma nessuno può escludere che indossi un sombrero. E' nel suo ca¬ rattere. Di Bertinotti in visita zapatista invece sappiamo tutto. I giornali messicani, filogovernativi, sono pazzi di lui. Ma la loro prosa non rende quanto quella di Liberazione che sotto il titolo «Cose dell'altro mondo» così introduceva ieri lo storico incontro fra il comandante Fausto e il subcomandante Marcos: «Arrivano a cavallo. In uniformi militari, le cartuccere indosso, fucili mitragliatori M-16 e Ak-47 sulle spalle e pistole di grosso calibro alle cinture, passamontagna neri sul viso, il subcomandante e il comandante Tacho, accompagnati dal Maggiore Moises ed un combattente di scorta ricevono la delegazione di Rifondazione comunista». Quale concisione incalzante, quanto compiacimento balistico. Sembra di udire la voce gracchiarne della «Giornata particolare» di Ettore Scola, quella dello speaker di regime che illustra in diretta l'incontro fra il dittatore italiano e quello tedesco. Ma non bisogna farsi ingannare dall'enfasi del Sub colonnello di «Liberazione»: malgrado le pistole «di grosso calibro», i cinturoni, i nitriti, i mitra e i passamontagna, i due protagonisti dell'incontro di La Realidad sono e restano, come estremisti, due cuccioloni. Apprendiamo infatti dalle cronache che il segretario di Rifondazione ha ricevuto dal collega equestre una copia del cavaliere don Quichote, forse come riconoscenza di una certa compeI tenza in fatto di mulini a I vento, e si è dichiarato poi suo affezionatissimo Sancho Panza, anche a nome di tutta l'Izquierda nostrana. Risalta la gran bontà di questi due cavalieri: Bertinotti, uscito indenne dalla sua crisalide di cachemire, appare persino più morbido di quanto già non sembri tra i velluti e i ninnoli del salotto buono. E quanto a quella rielaborazione integrata di Peter Pan-mistoZorro che è il signor Marcos, nessun passamontagna e pistolona potrà occultare il fatto che si tratta di un guerrigliero finto, da fondale cinematografico, e un sostegno indomito del governo messicano, suo partner nell'umida commedia zapatista. Infatti, in concessione ma pluviale, cambio della sull'ecosistequesto cava¬ qliere scatena la sua guerra di parole soltanto contro il lontano «neoliberismo», ultimo soprannome dell'aborrita civilità occidentale che la civetteria gauchista vorrebbe morta e sepolta. Nelle sue foreste si tengono convegni charter, in proposito. Il nostro Bertinotti è andato nel parco pubblico Lacandoniano per farsi ritrarre fra le armi, i vestimenti e le maschere dell'intrepido guerrigliero i cui fastidi si riducono ai pruriti che gli procura il passamontagnala rivoluzione - si sa - non è un pranzo di gala, ma neppure una lozione rinfrescante. L'incontro avrà un seguito: il subcomandante ha promesso di venire a Roma dove il sindaco Rutelli gli allestirà tane e provviste dentro villa Borghese. Lì, nell'incantevole scenario di piazza di Siena, lo aspetterà Bertinotti nella tipica armatura da gladiatore spartachista. E avremo anche noi, nel nostro vecchio mondo, un incontro dell'altro mondo. Paolo Guzzanti o con Bertinotti, ma Rifondazione celebra Marcos

Luoghi citati: Manzanillo, Messico, Roma