L'Abi striglia le banche

l/Abi striglia le banche l/Abi striglia le banche «Ora dovete abbassare tassi e costi» « Un farlo sfa rodendo l'Uliva » L'Economist: Prodi rischia grosso con questa coalizione instabile ROMA. Giù i tassi e meno dipendenti, questo il messaggio che Tancredi Bianchi, presidente dell'Abi, ha lanciato ieri al sistema bancario italiano. Il costo del denaro deve scendere per rendere possibile l'ingresso del nostro Paese nell'Unione monetaria europea e per scongiurare una politica di bilancio talmente rigida da far temere una recessione economica, ma, in questo contesto le banche devono abbassare il costo del lavoro, anche riducendo il numero degli occupati. Ad una riduzione dei tassi corrisponde infatti una diminuzione dei margini di interesse e Bianchi indica ai banchieri le aree su cui intervenire. La prima voce è senz'altro il costo del lavoro, sotto i profili degli esuberi, della scarsa flessibilità e degli eccessivi oneri previdenziali. C'è poi da riportare sotto controllo le perdite su crediti: minori perdite del due per mille in rapporto ai prestiti in essere «equivalgono Tancredi Bianchi «Con questo sistema non si va in Europa» al costo medio di 20 mila dipendenti ogni anno». Per quanto riguarda la marcia di avvicinamento all'Unione monetaria europea Bianchi sottolinea, elogiando ministro del tesoro e governatore di Bankitalia, che sono stati raggiunti i parametri su inflazione, tassi e rientro della lira nello Sme. Nei prossimi anni, quindi, la politica monetaria e quella di bilancio dovranno rimanere coerenti con questi traguardi raggiunti dall'italia. «Dato l'ammontare dell'indebitamento della pubblica amministrazione (circa 1, 3 volte il Pil), ciò significa che il costo me¬ dio del debito pubblico, ossia il rendimento medio ponderato del medesimo, non dovrà superare per più di 2,3 punti percentuali la proporzione del cosiddetto avanzo primario rispetto al Pil. Con una remunerazione media ponderata del debito del 7,3%, possibile già dal prossimo anno, se proseguisse la riduzione della cadenza inflazionistica, la meta della politica di bilancio dovrà essere quella di un avanzo primario del 5%». In questo quadro di rigore le banche, aggiunge Bianchi, sono chiamate a cooperare al perseguimento degli obiettivi nazionali, «con una politica dei prezzi del credito che risulti armonica rispetto a quella di gestione del debito statale e dell'avanzo primario strutturale del bilancio pubblico». Ma l'Italia deve essere messa in grado di competere con gli altri Paesi, eliminando rigidità di carattere fiscale e di mercato del lavoro, pena l'osta- LONDRA. C'è un tarlo che sta rodendo l'Ulivo. L'Economist, il settimanale politico ed economico britannico, prevede vita breve per il governo Prodi, la coalizione su cui si regge, sostiene, «è nei guai», «sta scricchiolando». Per l'Economist, il problema è che Prodi è stato «troppo indaffarato» con il governo del Paese e non ha «passato molto tempo» a prendersi cura delle forze eterogenee grazie a cui è arrivato al potere. Inoltre, sostiene il settimanale, il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni è uno dei pochi politici della maggioranza con un approccio «entusiastico» verso l'Ulivo, mentre il leader del pds Massimo D'Alema «non ha mai condiviso l'ambizione di Veltroni di creare un corrispettivo italiano del partito democratico Usa» e parecchi ministri - incominciando da quello degli Esteri Lamberto Dini - colo alla competizione. E in questo senso vanno accelerate le privatizzazioni, poiché il 1996 «risulta essere un anno di j tempo sostanzialmente perdu- i to». La finanziaria '96, pur essendo congrua nell'ammontare, secondo Bianchi «non è appieno coerente» con questi obiettivi. «Le banche - spiega Bianchi - vedranno il calo del margine di interesse per la riduzione del ventaglio dei prezzi e della politica monetaria severa, e i ricavi da servizi non riusciranno a compensarne l'effetto: ecco allora come è sempre più necessaria una riduzione dei costi, [r. e. s.l percepirebbero come una «minaccia» per i loro partiti il rafforzamento dell'Ulivo. «Prodi - conclude il settimanale - rimane calmo e promette che il suo governo durerà per l'intero mandato, fino al 2001. Non è però chiaro se è in grado di capire i politici professionisti (è un accademico) o gli elettori italiani». Sul versante economico, nel suo consueto sondaggio mensile condotto tra i centri studi delle 19 principali banche intemazionali, l'Economist evidenzia per l'Italia un quadro in chiaro-scuro. Nel 1997 si prevede che il nostro Paese registri il livello di crescita economica più basso tra quelli del G-7, con una crescita del Pil all'1,2%, ma migliorerà nettamente lo scenario inflazionistico, mentre l'attivo negli scambi di beni e servizi con l'estero resterà sui livelli, elevati, del 1996.

Persone citate: D'alema, Lamberto Dini, Prodi, Tancredi Bianchi, Veltroni, Walter Veltroni

Luoghi citati: Europa, Italia, Londra, Roma, Usa