Fiume di miliardi a Piazza Affari di Ugo Bertone

LA CORSA AL LISTINO LA CORSA AL LISTINO Fiume di miliardi a Pigna Affari Scommettono anche Londra e Wall Street LMILANO A Borsa italiana è come un torrente. Basta che si incrini la diga dei Bot e una massa enorme di quattrini va a riversarsi su quel laghetto che è Piazza Affari. Chiaro?». Il vecchio banchiere («non mi citi, la Borsa non è il mio mestiere» si schermisce con una bugia) ricorre a questa metafora per spiegare l'improvvisa pioggia di denaro che ha investito la City milanese: due giorni memorabili, la Fiat che recupera il 14% in 48 ore, 12 mila miliardi riversati nel catino telematico del listino. E che dire della lira, mai così in alto dal giugno del '94? Chi ha scommesso sul marco o sul franco svizzero cerca di correre ai ripari, magari comprando i futures sui Btp a quotazioni giudicate, non più tardi di un mese fa, da fantascienza. Ma che è successo? Semplice, il «Bot people» ha dato uno sguardo agli interessi in picchiata dei titoli di Stato e ha scelto altre strade. I fondi di investimento, innanzitutto, anche (dopo anni di rifiuto) quelli azionari. E i gestori si sono ritrovati all'improvviso le munizioni da spendere sul terreno di caccia del mercato. «I risparmiatori - commenta Attilio Ferrari, gestore dell'Arca, uno dei primi a sentire aria di rialzo - farebbero meglio a rivolgersi prima ai fondi azionari più diversificati, quelli internazionali». Ma il salto dai Bot alla Borsa è già una rivoluzione, figuriamoci a pensare alla City... «Già - ammette il gestore - eppoi può essere il momento corretto per entrare in Piazza Affari». «Sarà - commenta Passerone, uno dei cervelli della neonata Banca Intermobiliare - ma in questi casi si scatena una sorta di panico alla rovescia: tutti pensano di essere in ritardo, di dover riempire il magazzino comprando un po' di tutto». E invece? «Invece i più furbi comprano futures, cioè prenotano un posto al banchetto del rialzo. Poi, quando la tensione si placherà, venderanno i futures e copriranno le posizioni con titoli a più buon mercato: chiaro?». Pro¬ babihnente no, ma la lezione è valida: la Borsa è una materia difficile, inutile improvvisarsi piccoli Soros. Chi non ha capito si rassegni al fondo di investimento o alla gestione di un professionista. Intanto là, in quella che resta il cuore della finanza italiana, attorno a Piazza Affari ridotta a ribalta tv, non c'è il tempo per pensare alle conseguenze della «felice alluvione» di quattrini che sta rimpolpando le casse di chi tratta azioni e futures. Le sei di sera sono passate da un pezzo, ma al week end non ci pensa nessuno nella City milanese... «E non si lamenta nessuno. Anzi» spiega Gianluca Ver- zelli, responsabile operativo della Romasim, la leva borsistica del gruppo Banca Roma. «Ma questa commenta guardando la sala operativa in piena attività - è gente che arriva dalle sale borse, non dagli sportelli e sa che il lavoro va preso quando arriva». E il lavoro arriva, un po' da tutta la Penisola. «I borsini - aggiunge Verzelli - sono stati uno dei grandi motori di questo rialzo, assieme ai fondi e alle gestioni patrimoniali». Gli stranieri? «Si sono mossi oggi, un po' in ritardo. D'altronde sono appena arrivati dalle vacanze, avevano altro da pensare prima che puntare l'obiettivo sul¬ in piena. Scusi, ma perché Wall Street perde colpi quando l'occupazione sale? «Ormai i mercati risponde lo stratega della Caboto, scuderia Ambroveneto - si muovono sull'onda dei tassi. Più occupazione vuol dire timore che la Fed raffreddi l'economia ritoccando il costo del denaro. D'altronde sta accadendo l'opposto di quel che si prevedeva: l'America non rallenta, anzi. Germania e Giappone perdono colpi». E allora? «Per le Borse il momento è eccezionale: dal Giappone escono miliardi di dollari, l'America tiene bassi i tassi e il dollaro si rafforza lo stesso. Quando cambierà la musica sa- l'Italia...». «Gli stranieri? Arrivano eccome» ribatte Alessandro Fugnoli, strategist di Caboto. Nelle sale operative di piazza Cadorna (enormi cavi attraversano anche la stanza che fu, fino a poche stagioni fa, di Leopoldo Pirelli) piovono le telefonate da Londra e dagli Usa. Attività intensa, cifre da capogiro, una novità: si scambia di più sul mercato primario (quello di dove si comprano e si vendono i titoli) che non su quello dei derivati (futures, soprattutto). E anche questo è un segno di fiducia, dicono gli esperti. Continua a scorrere il denaro, il torrente si trasforma in un fiume ranno dolori, anche se l'Italia è rimasta indietro». E l'Italia del listino spera di non svegliarsi troppo presto dal sogno. Da Londra, però, Alex Ceccaroni dell'Ubs predica prudenza: «Capisco il balzo della lira, legato al dollaro e, soprattutto, alle difficoltà del marco. Ma sulla Borsa ci andrei cauto, soprattutto dopo il tonfo di Tokyo e l'altalena di Wall Street». Giusto, ma almeno in questo fine settimana i borsini d'Italia, da Lumezzane a Montecatini, a Lugo, potranno star tranquilli: non è un sogno, è tutto vero. Ugo Bertone

Persone citate: Alessandro Fugnoli, Alex Ceccaroni, Attilio Ferrari, Caboto, Gianluca Ver, Leopoldo Pirelli, Passerone, Semplice, Soros, Verzelli