D'Alema: Cavaliere, è ora di decidere di Augusto Minzolini

Intervista al leader della Quercia: Segni potrebbe risparmiarsi certe campagne ipocrite Intervista al leader della Quercia: Segni potrebbe risparmiarsi certe campagne ipocrite D'Aleniti: Cavaliere, è ora dì decidere «Sulla Bicamerale Cossiga è un pifferaio bravissimo» MANCONj (VERDI) «L'ex presidente vuol fare la "cionfra"» ROMA. «Questa è un'intervista ufficiale del segretario del pds. Lei non è Minzolini, lei è qui nella sua veste di giornalista americano». Nel suo studio al secondo piano di Botteghe Oscure, Massimo D'Alema accoglie così il cronista e per evitare un altro capitolo della guerra che da anni il leader pidiessino conduce contro i giornali, conviene chiudere lì il discorso rivolgendogli una preghiera: onorevole D'Alema, lasciamo perdere l'America e rimaniamo in Italia dove i problemi non mancano. Un giorno c'è la Bicamerale, un altro la Costituente, un altro non c'è nessuna delle due e le riforme per l'ennesima volta rischiano di essere rinviate «sine die». Allora: due parole di Cossiga e la Bicamerale rischia di saltare. «E' molto grave l'iniziativa di Cossiga. Perché in questo modo la Bicamerale viene cancellata. Il livello di confusione, l'instabilità, l'inaffidabilità dell'interlocutore, il mutar di accenti e di opinioni da una settimana all'altra è tale da urtare il sistema nervoso anche di una persona tranquilla come me. Detto questo è del tutto evidente che se ci sono i due terzi dei voti si fa la Bicamerale, altrimenti non si fa. Fine. Una classe dirigente che chiede a 50 milioni di italiani con un referendum se deve fare una commissione parlamentare? E' un'assurdità. Trovo culturalmente indecente questa campagna che nasconde un altro obiettivo». non possiamo avere la paralisi e magari la legiferazione negoziale». Che significa? «Che una volta per fare i decreti bisogna dare la proroga alle tv. Allora i prossimi decreti con che cosa li dovremo scambiare, con la Standa? Non è pensabile. Allora qui dobbiamo essere chiari. 0 c'è un impegno comune per cambiare le regole e allora il tema dei regolamenti arriverà al secondo, terzo punto dell'ordine del giorno. Oppure questo impegno non c'è e la maggioranza ha il diritto-dovere, dico il diritto-dovere, di dire: cari signori...». E cosa gli fareste? «Io penso ad una riforma regolamentare che accresca anche i diritti dell'opposizione. Anche l'opposizione deve avere il diritto di mettere all'odg dei provvedimenti e ad avere tempi definiti perché si giunga alla loro votazione. Un diritto, però che deve essere riconosciuto anche alla maggioranza». Una minaccia, appunto? «No, non lo è. Questa è una conseguenza obiettiva. La politica è una concatenazione di eventi logicamente collegati tra loro. Se si gioca il tema delle regole per scardinare l'assetto politico - perché questo è il senso dell'operazione Cossiga - occorre che da parte di una maggioranza ci sia una piena assunzione di responsabilità». Ma, secondo lei, questa difficoltà di avere degli interlocutopri nel Polo nasce anche dal fatto che lì dentro c'è una Quale? «Non siamo nati ieri. Vede, Cossiga è un pifferaio bravissimo, che mi sta anche simpatico, sono quelli che gli vanno dietro che non riesco ad apprezzare. L'obiettivo è 6i E'vero, noi siamo buoni, non buonisti ma non c'è nulla di più terribile di un buono quando si arrabbia Se non si può riordinare la democrazia attraverso il dialogo cercheremo di farlo con lo scontro j j quello di fare un referendum per l'Assemblea costituente e questo non è previsto dall'ordinamento. Bruciare la Bicamerale e utilizzare, in modo cinico, un finto voto sulla Bicamerale - che tanto poi non si può fare più - esclusivamente allo scopo di fare il referendum per l'Assemblea costituente è grave, strumentale, truffaldino. Tutto questo avvelena. Ho letto un appello dell'on. Segni che ci chiede di non avere paura del voto popolare. Si potrebbe risparmiare queste ipocrisie. E' lui che non si è presentato alle elezioni». Allora la Bicamerale è morta? «E' il Polo che deve decidere. Può legittimamente mantenere tutte le sue posizioni sul presidenzialismo e il resto, quello che gli chiedo è di non rinunciare alla Bicamerale che hanno voluto con noi. Perché se cade la Bicamerale non ci sarà la Costituente, ci sarà solo una disputa, uno scarico di responsabilità e si riparlerà di riforme nella migliore delle ipotesi fra due anni. Rimane solo l'art. 138 che, però, era stato pensato per la riscrittura di qualche articolo della Costituzione, non per una riscrittura organica della seconda parte della Carta. Eppoi la Bicamerale, di fatto, è una mini Assemblea costituente. Questa storia di farla saltare con la scusa del referendum è cinica e avvelena i rapporti politici. Io posso capire anche quelli che cambiano opinione, è successo diverse volte in questi due anni. Ma con uno che cerca di ingannarti e di colpirti alle spalle allora diventa molto difficile discutere». Per questo minaccia di cambiare i regolamenti parlamentari? «E' una questione che diventa oggettivamente inevitabile. Perché posso capire che si dica: l'argomento dei regolamenti sarà affrontato quando la Bicamerale avrà esaurito i suoi lavori e avrà definito un nuovo quadro. L'argomento è già discutibile, ma se poi questo impegno viene meno noi «Per fare i decreti abbiamo dovuto dare la proroga alle Tv E la prossima volta? Dovremo scambiarli con la Standa?» guerra per la leadership? «In questo momento la leadership è di Cossiga. La verità è che il baricentro del Polo si è spostato fuori dal Polo. Evidentemente perché all'interno non c'è un campo gravitazionale, non c'è un polo di attrazione sufficientemente forte. Non c'è leadership, c'è uno schieramento che è alla ricerca di qualcosa per smuovere le acque, c'è quasi un'angoscia da mancanza di ruolo. Sono sincermanete dispia- ROMA. «Io quei due, Francesco Cossiga e Mario Segni, li conosco bene: sono nati e cresciuti, come me e prima di me, nella parrocchia di San Giuseppe e nel circolo "Sacro Cuore" di Sassari, dove gli scherzi e la "cionfra" (in dialetto: beffa, gabbo, scherno) erano vocazione condivisa e attività quotidiana. Cossiga, evidentemente, ha voluto "fare cionfra"». E' quanto afferma il portavoce dei Verdi, Luigi Manconi. Cossiga, continua il leader del Sole che ride, «la Costituzione e la normativa sui referendum, le conosce bene (Segni, non so) e, dunque, la sua proposta è, semplicemente, una beffa fatta ai danni di chi sostiene la commissione Bicamerale. Se altri, inve¬ non c'è lo sforzo di diventare forza nazionale, forza responsabile, allora anche i nostri sforzi di creare una situazione normale diventeranno vani. Non e possibile che questi nostri tentativi al dialogo vengano sempre riportati come inciuci, trame, oscure manovre: è demenziale». Parla del suo dialogo con Berlusconi? «Guardi, io avrò visto Berlusconi al massimo due volte e non mi ricordo quando. Mi sento responsabile di tutto questo visto che la parola inciucio l'ho tirata fuori io per primo». Sono accuse che le vengono mosse anche da sinistra... «Ma certo che c'è un qualunquismo di sinistra. E' un'espressione tipica di minoritarismo di sinistra. Ecco perché è paradossale, dopo aver accettato di sopportare questa tortura per aprire un dialogo, che ci ritroviamo al momento decisivo con interlocutori senza coraggio». Parla di Fini o di Berlusconi? «Forse Fini appare incerto nei momenti in cui si tratta di rischiare, di scegliere. Ha la costante paura di pagare un prezzo. E' sufficiente che uno faccia la voce grossa e basta che una parte del suo elettorato dica Cossiga sì che è bravo, e lui si blocca. Una paura che è più in Fini che in Berlusconi che magari è incerto. Ma per Berlusconi è un fatto professionale: si capisce che la politica non è il suo lavoro». Anche il Polo l'accusa di non ce, come Alleanza nazionale, quella beffa appoggiano, significa che intendono boicottare la stessa legge che hanno votato in Parlamento. Non spiritosi, dunque, ma futili, irresponsabili, in mala fede». E un no all'idea di Cossiga arriva anche da Lamberto Dini. «La proposta lanciata dal senatore a vita è un ostacolo alla realizzazione delle riforme istituzionali», afferma il ministro degli Esteri e leader di Rinnovamento italiano, parlando con i giornalisti a margine del congresso del ppi. «Sono d'accordo con quanto detto nella sostanza da D'Alema - aggiunge Dini - ossia che la posizione di Cossiga se non è uno scherzo, in ogni caso è un ostacolo». (AdnKronosl ciuto e anche preoccupato. Questo discorso riguarda Berlusconi, riguarda Fini...»: Fini l'ha delusa? «Rischia di perdere una notevole occasione. Se c'è una forza politica che potrebbe avere un interesse nel medio-lungo periodo ad un'operazione di patto costituzionale di cui diventa co-protagonista, è An. Fini dovrebbe essere interessato ancor più dello stesso Berlusconi. Si aprirebbe una fase nuova e si chiuderebbe un problema di reciproca legittimazione. Mi preoccupa la sua scarsa lungimiranza, non fa in¬ vestimenti sul futuro. Scambia un effetto propagandistico immediato abbastanza illusorio, con un investimento più robusto sul futuro. Fa un errore di prospettiva. Perde un'altra occasione e la fa perdere. Lo dico sinceramente: se non c'è un impegno esplicito del Polo a votare a favore della Bicamerale, non ha alcun senso votar¬ la. Mica si può fare un matrimonio a maggioranza. Scherziamo!». E Berlusconi, la sua indecisione... C'è un'assenza, mi pare sia all'estero. Non un'indecisione, una vera assenza. Si stanno rimettendo in movimento forze che giocano allo sfascio. Questa connessione fra Cossiga, Palmella... La verità è che c'è un fondo di qualunquismo becero nel nostro Paese che qualcuno cavalca, una cultura antidemocratica che purtroppo ha una grossa influenza sulla destra. Ma se non c'è un salto di qualità da parte della destra, se puflscqd La verità è che c'è un fondo di qualunquismo becero che qualcuno cavalca, una cultura anti-democratica che purtroppo ha una grossa influenza sulla destra A questo punto anche i nostri sforzi di creare una situazione normale saranno vani H Il leader del pds Massimo D'Alema avere coraggio, di avere paura di Bertinotti. Ad esempio, sulla legge per la depenalizzazione del reato sul finanziamento ai partiti è tornato indietro... «Ma il coraggio è fare delle cose che sono sostenibili, il coraggio di fare delle cose per cui si viene travolti non è coraggio, è temerarietà. Non vi dimenticate che io ho sostenuto il governo Dini contro Bertinotti. Cioè il ministro lunquismo ura nno vani H del Tesoro di Berlusconi. Eppoi se si pensa che per la legge sul finanziamento ai partiti c'è stata questa popò di campagna, se ci fosse stata anche la depenalizzazione sarebbe successo il finimondo». Farete la depenalizzazionme dei reati minori? «lo resto convinto. Ho visto l'articolo di Rodotà, ma e profondamente sbagliato. Porta l'esempio di Jack Lang ma Lang ha perso il seggio ma non è finito in prigione. Io sono d'accordo: chi viola la legge deve essere interdetto». Anche la parte più moderata del Polo chiede garanzie per entrare nella Bicamerale.... «Guardi l'unico che dovrebbe chiedere garanzie sono io! Perche nella peggiore delle ipotesi, il fallimento della Bicamerale sarebbe un volano per fare una campagna sulla Costituente. Chi ha investito tutto sul dialogo, sulla ricerca dell'intesa siamo noi. Noi rischiamo di più. Anzi, chi rischia di più è il sottoscritto. Quando dicono che D'Alema non è coraggioso è perché vorrebbero che D'Alema agisse in modo tale da far cadere il governo Questo è il coraggio che ini chiedono. Questo però è il coraggio di essere lessi e irresponsabili. Figurarsi se io, per fare contento Berlusconi, sfascio il governo». E se si sfascia da solo? «Questo è un altro discorso. Noi non lo faremo e faremo di tutto perche ciò non accada. Il fatto è che loro debbono dirci se vogliono un confronto civile, sereno. Se si farà la Bicamerale questo accadrà. Si potranno verificare in essa anche delle maggioranze diverse. Ecco perché dico che saremo noi quelli che rischieranno eh più. Ci troveremo tra l'incudine della maggioranza di governo e il martello del dialogo con il Polo». Nel Polo c'è chi vi chiede un atteggiamento positivo sulla legge Rebuffa come segno di dialogo... «Quella legge punta ad aprire la strada ad un nuovo referendum abrogativo che tagliando qui e là introduce un nuovo sistema elettorale. Allora dico: piuttosto introduciamo il referendum propositivo discutendone nella Bicamerale. Andiamo oltre la Rebuffa che secondo me è giusta in ordine di principio soprattutto nella parte che non riguarda gli effetti sui referendum» Alcuni, anche personaggi come Veltroni, la giudicano un cùneo, un freddo. «Che significa cinico? Sono una persona che ha profonde convinzioni. Non si farebbe questa vita eh tensione, di fatica senza delle profonde convinzioni. Attenzione a non scambiare i sentimenti con la retorica. La retorica è vuota. Invece la passione è una cosa che ti sorregge in un'azione che deve essere fredda e incisiva. Il mio cinismo è un tacile eliche». Allora duro, ma con sentùnen- to... «Da questo punto di vista vorrei che non ci si sbagliasse. Qualcuno può pensare: D'Alema si è esposto sulla Bicamerale e adesso gliela facciamo fallire». Cioè bruciamo D'Alema insieme alla Bicamerale. «E' un rischio che mi prendo volentieri per il Paese. Ma vorrei che fosse chiaro che noi, con la stessa determinazione con cui abbiamo condotto il dialogo, nel momento ùi cui ci rendessimo conto che il riordino della democrazia italiana non si può fare attarverso il dialogo, lo cercheremo ar.uu-vei'so lo scontro. Noi siamo buoni, non buonisti. E non c'è nulla di più terribile di mi buono, quando si arrabbia...». Augusto Minzolini «Il mio cinismo è un facile cliché Io sono una persona dalle convinzioni profonde: i sentimenti non sono retorica»

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