L'ascesa del sindacalista che studiava da segretario di Filippo Ceccarelli

I/ascesa del sindacalista che studiava da segretario I/ascesa del sindacalista che studiava da segretario Donat-Cattin diceva di lui «E' un uomo che ti uccide col silenziatore» L'ex segretario della Cisl Franco Marini ora candidato alla guida del ppi ma sintesi si possono sintetizzare in questo modo: è figlio di un operaio e nipote di un pastore, proviene dalla zona di Navelli, alle pendici del Gran Sasso, dove si coltiva lo zafferano. Cresciuto, si può dire, e raggiunta felicemente la maturità nella Cisl, si dedica alla politica, alla de - corrente di Forze Nuove - e quindi al governo (ministro del Lavoro, la solita per vincere. Sembra che ce la farà, stavolta. Alla bancarella archivistica della Prima Repubblica si trovano ritaglietti di giornali - un ingiallito Manifesto del 1990, per dire - che preannunciano la sua voglia e anche una qualche possibilità di diventare «segretario della de». Con le dovute varianti, basti a descrivere l'ambizione e la tenacia del personaggio. Del quale - e oggi il ricordo toma bene, pensando al povero Bianco - quel cuoricino di DonatCattin ebbe a dire, affettuosamente: «E' uno che uccide col silenziatore». L'ha rivelato lui stesso, Marini, in un raro accesso autolesionistico. Per il resto, infatti, l'uomo è prodigo di notazioni auto-celebrative, pure a sfondo etnico e familiare, che in estre- Nel «mirino» ii giornalista genero di Kruscev LEconomist: 700 mila stra Dopo la partenza in Forze Nuove, il vano avvicinamento al gruzzolo elettorale abruzzese di don Remo Gaspari e un cauto vagabondaggio generazionale che l'ha visto affiancarsi alla seconda fila de (Scotti, Goria, Mannino, Pomicino), Marini è parso in buona posizione per raccogliere l'abbondante eredità di Andreotti, quantificata in 330 mila voti. A questo fine, come discutibile dono augurale, nel 1992 ricevette un delfino ligneo. In realtà, allora, Marini aveva battuto a casa sua, cioè a Roma, Vittorio Sbardella, detto «lo squalo». La sua vittoria più difficile (solo 1300 preferenze di distacco), e anche più bella. Pure in quel caso gli regalarono un'autentica mandibola di pescecane polinesiano, sembra procurata da Folco Quilici. Purtroppo non c'erano i fotografi quando Marini la sollevò in segno di trionfo. Di bestie e trofei, in fondo, continua a essere piena la vita pubblica italiana. mancata riforma previdenziale) perché il sindacato gli ha già dato tutto. Compreso, anzitempo, l'ormai celebre anatema congressuale di De Mita, che nel 1984 s'è offeso avendolo Marini descritto in preda a «suggestioni neoliberiste e reaganiane». Come ministro democristiano, sia pure di scuola sindacale, non ha poi deviato dal canone di tanti altri: encicliche, tessere, ricevimenti al Vicariato, visite al centro Elis dell'Opus Dei, dichiarazioni iper-diplomatiche, laurea honoris causa alla Pro Deo di New York, un avvisetto di garanzia per una vicenda di finanziamenti pubblicitari al Sabato che non ha poi avuto seguito. Che oggi fili d'amore e d'accordo con il suo successore cislino D'Antoni è abbastanza comprensibile. Molto meno, considerato l'imprinting e un'opportuna sfilza di intemerate contro i poteri forti, il fidanzamento con Lamberto Dini. A meno di considerare la comune frequentazione di un certo mondo andreottiano. Filippo Ceccarelli Ieri l'annuncio nieri irregolari restano in Italia

Luoghi citati: Italia, Navelli, New York, Roma