Ligresti passa la mano anche in Premafin

ligresti passa la mano anche in Premafin ligresti passa la mano anche in Premafin Ai tre figli la quota di controllo (29 per cento) nella holding Saiag, il fatturato supera nel '96 i 1000 miliardi MILANO. Non più azionista, né della Sai assicu- I ^^^^^^^^^^^^^^ I ceduto il controllo della Limbo Invest noi razione né della caDoeruDDO Premafin. Dunoue, con sede in Lussemburgo a Paolo Ligrest MILANO. Non più azionista, né della Sai assicu razione né della capogruppo Premafin. Dunque, ceduto 0 controllo della Limbo Invest holdcon sede in Lussemburgo a Paolo Ligrest MILANO. Supera i 1000 miliardi il fatturato consolidato del gruppo Saiag nel 1996, includendo i ricavi della Comital, acquisita nel novembre scorso dall'Alumix, nell'ambito della liquidazione Efim. La redditività del gruppo presieduto da Cornelio Valetto, per l'esercizio appena concluso, risulta «buona», superiore a quella di 22 miliardi di lue del '95. Le prime stime per il 1997 indicano un fatturato di gruppo che si attesterà intorno ai 1100 miliardi. Maurizio Piglione, arnministratore delegato del gruppo torinese, sottolinea la strategia di diversificazione nel settore dell'alluminio, intrapresa con l'acquisizione della Comital che da sola apporta un contributo di circa 300 miliardi al fatturato di gruppo e che ne apporterà 350 nell'esercizio corrente. Altro passo importante sarà lo sbarco negli Usa attraverso un accordo tecnologico e di collaborazione internazionale con la Gen. Corp., quotata a Wall Street, che fattura 1,7 miliardi di dollari. ceduto il controllo della Limbo Invest noi con sede in Lussemburgo a Paolo Ligrest ceduto 0 controllo della Limbo Invest holding sa con sede in Lussemburgo a Paolo Ligresti, della Canoe Securities holding sa con sede in Lussemburgo a Giulia Ligresti e della Hike Securities holding sa con sede in Lussemburgo a Jonella Ligresti». Con il risultato che queste società detengono adesso il 29,06% (per l'esattezza il 9,68% ciascuna) del capitale con diritto di voto della Premafin. E pertanto, conclude la nota, «Salvatore Ligresti non detiene più il controllo della Premafin e conseguentemente il controllo della Sai che è direttamente controllata dalla Premafin». Passaggio chiave, quest'ultimo, con quel «non controlla più» esplicitamente voluto per scongiurare quel rischio di «sterilizzazione» del voto (e quindi del controllo) in Sai e in Premafin che Ligresti, in base al regolamento Isvap, rischiava. Mossa inevitabile, insomma. Messa in conto dal mercato, e non solo dal mercato, da giorni. Per uscire dall'impasse giudiziaria papà Ligresti ha deciso di uscire di scena lasciando il timone alla seconda generazione: c'è da immaginare che i tre figli, pur già inseriti nel gruppo (Paolo all'Ata hotel, le due femmine in Sai), non avranno ancora molta voce in capitolo sulla gestione, che papà Salvatore sarà ancora molto ascoltato, ma la successione è avviata. Con Carlo Ciani, l'uomo di Mediobanca, a fare da tutore. [r. m.l MILANO. Non più azionista, né della Sai assicu- razione né della caDoeruDDO Premafin. Dunoue, MILANO. Non più azionista, né della Sai assicu razione né della capogruppo Premafin. Dunque, alla fine, Salvatore Ligresti lascia la proprietà del gruppo ai figli, alle due figlie Jonella e Giulia e a Paolo. Passa ai figli la palla e chiude, almeno formalmente, la propria militanza nel gran mondo della finanza: da big della Borsa degli Anni Ottanta con forti influenze politiche (soprattutto per gli appoggi nel psi di Bettino Craxi) a immobiliarista-costruttore-assicuratore gravato da debiti pesantissimi. Una parabola che aveva cominciato a chiudersi con Tangentopoli. Contro di lui, dopo la condanna (due anni e sei mesi) passata in giudicato in uno dei maggiori processi di Mani pulite, quello Eni-Sai, c'era la spada di Damocle della possibile sterilizzazione dei voti nell'assemblea Premafin, la società che controlla il pacchetto di maggioranza relativa della compagnia di assicurazioni Sai. Su questo la legge istitutiva dell'Isvap, l'organismo di vigilanza sulle imprese assicurative, è rigida e chiara. Ligresti, dopo la condanna a due anni e mezzo, rischiava in sostanza, non solo di vedersi bloccato il voto nella Sai, ma anche il voto in Premafin. In poche parole di contare zero. Non a caso, proprio per evitare questa «sterilizzazione», la prima mossa di Ligresti era stata quella di dimettersi da presidente della Sai lasciando la poltrona a Carmelo