«Il nostro inferno nell'Oceano
Ma è polemica sui costi miliardari del recupero Ma è polemica sui costi miliardari del recupero «li nostro inferno nell'Oceano » Salvi i due naufraghi dopo 4 giorni alla deriva LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ta nonostante una pinna in perfette condizioni. Bullimore, a cui della pinna era invece rimasto soltanto l'attacco, è riuscito ad attivare il trasmettitore d'emergenza; ma nessuno, fino a ieri, sapeva con certezza se fosse ancora vivo. «Grazie al Cielo», ha detto quando lo hanno issato su una scialuppa, avvolto per protezione termica in un foglio d'alluminio. E poi, appena a bordo, ha chiesto una tazza di tè. Dubois - ha riferito Raydon Gates, il capitano della ((Adelaide» «ha parlato poco ma ha sorriso molto». Sulla nave ci sono state scene di giubilo. «La prima parola che viene in mente è "miracolo"», ha detto il capitano Gates: «Quando abbiamo visto Bullimore spuntare dalle onde vicino alla prua del suo yacht c'è stato un applauso generale». Un altro «solitario», il francese Raphael Dinelli che partecipava alla stessa gara, era stato salvato dagli australiani il giorno di Santo Stefano. Un quar¬ to navigatore, il canadese Gerry Roufs, ha perso il contatto radio da mercoledì; ma è nella zona di Oceano sotto controllo cileno. Il primo ministro australiano John Howard si è congratulato per la riuscita operazione. «In questo momento i costi non si contano», ha detto il ministro della Difesa Ian McLachlan; ma il ministro per lo Sport Warwick Smith aveva già scritto, prima di quest'incidente, al francese Guy Druot: auspicando che in futuro siano imposte ai navigatori rotte più settentrionali. L'unica che non pareva avere dubbi dell'esito di questa drammatica avventura era la moglie di Bullimore, Lalel: «E' uno che sa sopravvivere», ha detto riferendosi anche ad altri salvataggi del passato. Da bordo dell'((Adelaide» il solitario l'ha rassicurata: «La prossima volta, prima di partire, le chiederò un permesso scritto». DA PERTH A CAPO HORN, UNA TAPPA DEL GIR «Un po' d'acqua, un po' di cioccolato e tanta determinazione: stare aggrappato e credere che qualcosa sarebbe accaduto». Sono state le prime parole di Tony Bullimore dopo quattro drammatici giorni in una sacca d'aria della sua barca, l'Exide Challenger, rovesciata domenica nelle gelide acque antartiche: la formula del suo incredibile salvataggio, portato a compimento da una fregata della marina australiana, la ((Adelaide», un cui elicottero aveva recuperato poche ore prima un altro navigatore naufragato domenica, il francese Thierry Dubois. Entrambi partecipavano al giro del mondo in solitario, il «Vandée Globe», partito dalla Francia; entrambi, seguendo una rotta molto a Sud per accorciare le distanze e trovare venti più favorevoli, si sono scontrati domenica con la forza della natura (onde gigantesche, raffiche a 90 nodi) e forse anche con un imprevisto, se è vero che le loro due barche hanno urtato iceberg semisommersi. Ma tutto è bene quello che finisce bene; anche se da più parti si levano critiche alla rotta scelta dai due navigatori, che hanno costretto la fregata australiana a una navigazione forzata per raggiungere quella posizione a circa 2500 chilometri dall'Australia. Entrambi i navigatori soffrivano d'ipotermia e di disidratazione; Bullimore, 56 anni ed ex marine inglese, aveva anche perso la falange di un dito per congelamento. Ma le loro condizioni sono definite «buone, dopo quello che hanno passato». «Stavo deteriorando rapidamente, non avrei resistito a lungo», ha tuttavia ammesso Bullimore. Dubois, 29 anni, era stato avvistato lunedì da un aereo militare australiano, in piedi sulla chiglia rovesciata della sua imbarcazione. Ha trascorso gli ultimi tre giorni nella zattera di salvataggio lanciatagli dall'aria. Ma della salvezza di Bullimore si è avuto conferma soltanto quando i sommozzatori della ((Adelaide» lo hanno sentito rispondere ai loro colpi sulla chigMa della barca. Pochi minuti dopo, quasi a sorpresa, il navigatore è apparso fra le onde. Tutto il mondo ha seguito con ansia l'operazione di salvataggio, che fa vivere all'Australia e alla sua marina (responsabile per quella fetta di Oceano attorno all'Antartide) un'ora di gloria. Per Dubois, subito avvistato, non si è trattato che di una lunga e fredda attesa, in cui probabilmente ha anche cercato risposte al mistero della sua imbarcazione, rovescia¬ \ dpANQfiAC/j \ 1 _ LAUR\ \ \\ kSMANlX /&\ DUMONT©* ^ %\ @CHABAUD V T'^r" JWEgCEtlN kSM%\^pà
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