L'ultima battaglia della brigata Cadore

Oggi si scioglie: gli alpini e l'Italia hanno perso un grande pezzo della loro storia Oggi si scioglie: gli alpini e l'Italia hanno perso un grande pezzo della loro storia L'ultima battaglia della brigata Cadore tembre 1943 i primi reparti partigiani sorti da queste parti a combattere nazisti e fascisti erano stati gli ex alpini del 7°. Ma per meglio capire questi uomini delle valli povere delle Alpi rileggetevi Con me e con gli alpini di Piero Jahier; rileggetevi, uomini politici, in questo aureo libretto la storia del soldato Somacal Luigi, da Castion - recluta dell'84 (1884), 3a categoria... Ora la nostra Italia non ha più bisogno di questi uomini; si dice, anche, che tra qualche decina d'anni non ci saranno più soldati alpini. La pagina si gira; si chiude il libro. Su questo nostro pianeta che naviga nel cosmo non ci saranno più guerre? Magari! Ma temo di sì, finché sulla sua crosta ci saranno uomini. Certamente sarà tutto diverso. Così la Brigata Cadore termina la sua storia; domani la sua bandiera verrà ammainata, ma prima leggete questa motivazione per la medaglia d'oro al valore civile concessa dalla nostra Repubblica alla bandiera del 7° Reggimento Alpini: «Accorso con i suoi magnifici reparti, eredi di nobili tradizioni, sui luoghi colpiti dall'immane disastro del Vajont, il 7° Reggimento alpini, tra insidie, ostacoli e innumerevoli difficoltà ha dimostrato nel soccorrere le popolazioni superstiti, altissimo senso del dovere, generoso sprezzo del pericolo e mirabile spirito di fraterna solidarietà, onorando l'Esercito e benemeritando dalla Nazione». Era il mese d'ottobre del 1963. In questa sera di neve, per le montagne silenziose, mi sembrerà sentire il silenzio fuori ordinanza che mio nonno suonava per i vivi e per i morti cento e più anni fa. luardo sul cui fronte sta scritto "Non si passa"». Nel 1877, a queste prime compagnie alpine, furono aggiunte cinque batterie di artiglieria da montagna, la cui prima sede fu a Torino, nella caserma del Foro Boario «Lamarmora», dove, fino al 1943, rimase il 1° Reggimento artiglieria da montagna. Ancora si ricordano i muli, con i pezzi someggiati passare per i viali, in cammino verso le montagne. Agli alpini del 7° Reggimento di stanza nel Cadore, nel 1909 vennero a rinforzo le batterie del neocostituito Gruppo Conegliano. Ma, intanto, gli alpini che erano stati ideati da Perrucchetti nel 1871 per difendere le nostre frontiere (quante canzoni, nella mia lontana giovinezza, ripetevano questo ritornello), vennero inviati ben lontani dalle loro valli per combattere le prime guerre coloniali. E fu nelle operazioni in Eritrea (1887-1897) che ebbero i primi caduti. Alla battaglia di Adua, 1° marzo del 18^6, gli alpini del Cadore erano nella 4a Compagnia del capitano Cella, che faceva parte del 1° Battaglione alpini d'Africa al comando del colonnello Menini. Furono un gloria e un battesimo di sangue molto amari. Ma poi venne anche la Libia e il Battaglione Fèltre nel combattimento del 23 marzo 1913, ad Assaba, nel reggimento «speciale» coman- dato da Antonio Cantore, si meritò la medaglia d'argento al valor militare (laggiù, in quel febbraio, nel deserto del Sahara una nevicata che durò tre giorni diede agli alpini l'impressione di essere a casa!). Il 24 maggio del 1915 trovò gli alpini dei Battaglioni Feltre, Belluno e Pieve di Cadore schierati sui confini. Da lassù vedevano fumare i camini delle loro case, i campi e i pascoli dove le loro donne e i loro genitori, i ragazzi, falciavano i fieni, pascolavano le vacche, raccoglievano dagli orti. I piccoli cimiteri raccolti attorno alle pievi dove erano sepolti i loro antenati. Quella lunga storia - dalla Val Brenta al Peralba, passando per il Cauriol, Croda Grande, Marmolada, Val Costoana, Tofane, Cristallo, Tre Cime - è entrata nella leggenda. Come quella dei Battaglioni Marmolada, Monte Pavione, Val Cismon. Nel 1917, dopo Caporetto, si trovarono a combattere al di qua dei loro paesi, sul Grappa e sull'Altipiano: lo fecero come ci racconta Paolo Monelli negli ultimi capitoli del suo libro Le scarpe al sole. A scuola ci insegnavano che questi alpini avevano raccolto e continuato la gloriosa tradizione di Pier Fortunato Calvi che sulle montagne del Cadore, nel 1848, aveva fatto insorgere la popolazione contro le truppe del maresciallo Radetzky. Ma anche dopo l'8 set¬ Un gruppo di alpini: oggi scompare la brigata Cadore

Persone citate: Antonio Cantore, Cella, Cristallo, Lamarmora, Menini, Paolo Monelli, Pavione, Piero Jahier, Radetzky