La rivolta degli esclusi

14 14 Venerdì 10 Gennaio ROMA. La figuraccia «bruciai». Fioccano i ricorsi, si moltiplicano le polemiche sul caso del biglietto vincente e poi annullato. E adesso è il tempo dei «veleni». Parla Ernesto Del Gizzo, direttore generale dei Monopoli di Stato, e il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco - che ieri ha firmato il decreto di nomina della commissione d'inchiesta, tre magistrati con un mese a disposizione pei' arrivare alle conclusioni e tentare un risarcimento dello sfortunato - fa un comunicato: le dichiarazioni di Del Gizzo sono «del tutto improprie e infondate». Riferendosi a un'intervista riportata da un quotidiano romano, nella quale Del Gizzo sosteneva che sarebbe spettato al sottosegretario alle Finanze, Giovanni Marongiu, presidente del comitato giochi, essere presente all'estrazione dei biglietti della Lotteria Italia, Visco precisa: «In nessun modo al sottosegretario incombe l'obbligo, né spetta l'onere di assistere all'estrazione delle lotterie, né alcuna altra funzione tecnicoamministrativa la cui responsabilità risale invece direttamente alle competenze del direttore generale dei Monopoli». L'«incidente tecnico» dà il via alle accuse. I verdi si schierano in difesa del popolo «beffato» e contro 1' «impunità della burocrazia». «L'amministrazione delle Finanze funziona in modo più che discutibile - attacca l'esponente del sole che ride Alfonso Fecoraro Scanio ; sono bastate quattro palline inceppate per scoperchiare un ennesimo pentolone di malcostume italico». «E' incredibile quel che è suc- TI LA RIVOLTA DEGLI ESCLUSI Cm ANCONA ™ E' chi invia fax con il presunto tagliando «gabbato», clù invece tenta di accaparrarsi i biglietti della decina perdente offrendo fior di milioni, e chi pensa di presentare ricorsi legali ritenendosi danneggiato. Ruota di tutto attorno al calderone della beffa, vissuta ormai a Castelbellino come un sopruso nazionale. E intanto, ancora, la certezza su chi sia il miliardario per una notte non c'è. Anche se, tranne il biglietto «incriminato», TU527243, sono conosciuti tutti i proprietari degli altri con l'ultima decina, già pronti a ricorrere alla magistratura tanto da avere indetto per questa sera una riunione in un bar del paese. Tutti si ritengono danneggiati perché, essendo usciti regolarmente i numeri 5,2,7,2,4 ed essendo contestato il 3, a loro parere andava riestratta soltanto l'ultima cifra. Proprio tra loro potrebbe peraltro trovarsi il famoso vincitore poi perdente. Sarà Giuseppe OGGI, un frammento della nostra storia verrà riposto nel museo della memoria: la brigata alpina Cadore cesserà di esistere e nella piazza Martiri della Libertà di Belluno, la bandiera di questi alpini sventolerà per l'ultima volta al vento delle Dolomiti. Era nata nella primavera del 1873, con un decreto firmato nell'ottobre dell'anno precedente dal re Vittorio Emanuele II; si chiamava 14a Compagnia Pieve di Cadore e in questo paese aveva sede. Reclutava i suoi uomini nella Valle del Piave e aveva la forza di un capitano, tre ufficiali subalterni, centoventi uomini di truppa così suddivisi: un furiere, sei sergenti, un caporale furiere, dodici caporali, tre trombettieri, otto zappatori. Da quelle cime doveva guardare la frontiera verso l'Austria. Via via, con il trascorrere del tempo, le compagnie alpine cambiarono numero e da questa ne nacquero altre tre con sede a Feltre, ad Agordo e a Conegliano. Nel 1882 nasce il Battaglione Cadore; nel 1887 il 7° Reggimento Alpini con sede a Conegliano. Erano sorti per difendere le porte d'Italia e fu il generale Leone Pelloux, quello che con i suoi cannoni aveva aperto la breccia a Porta Pia, a dire di queste compagnie alpine «...esse costituiscono per tutti noi un impegno grande e solenne: grande per la missione che ci ricordano essere a noi affidata; solenne per le circostanze. E questo impegno è tanto maggiore per la simpatia generale, per la fiducia, direi quasi illimitata che accompagnano i nostri soldati, i quali per la popolazione che rappresentano, simboleggiano, quasi, all'estrema frontiera, alle porte d'Italia, un ba-

Persone citate: Alfonso Fecoraro Scanio, Del Gizzo, Giovanni Marongiu, Leone Pelloux, Vincenzo Visco, Visco, Vittorio Emanuele Ii