«Presidente, quei denari mi indignano»

«Presidente/ quei denari mi indignano» «Presidente/ quei denari mi indignano» Malata di sclerosi scrive a Scalfaro «A me rifiutano la pensione sociale» «Capaci e D'Amelio, processi a rischio» L'allarme del Csm a Flick e Napolitano «Pochi giudici d'appello a Caltanissetta» Genova, 3 condanne ROMA. I processi di appello sui diversi tronconi delle stragi di Capaci e di via D'Amelio che dovrebbero aprirsi a breve termine a Caltanissetta rischiano di «saltare» a causa della carenza degli organici della Corte di appello: a lanciare l'allarme è il Consiglio superiore della magistratura che con una risoluzione approvata ieri all'unanimità ha sollecitato l'intervento dei ministri della Giustizia e degli Interni e della commissione parlamentare antimafia per far fronte alla «grave situazione» in cui versano gli uffici giudiziari del distretto di Caltanissetta; distretto che in tutta Italia ha «la più ampia carenza di organico». Nella delibera, sottoposta al plenum del Csm da tre commissioni che nei mesi scorsi hanno compiuto una visita a Caltanissetta e Gela, si definisce «meramente teorica» la possibilità che i processi sugli attentati a Falcone e Borsellino vengano celebrati e si avverte che l'unico modo per non farli «saltare», in assenza di interventi, sarebbe quella di smantellare «integralmente le già mar¬ colpita da malattia ed elargite denaro a persone che hanno ucciso, che hanno violato tutte le leggi e tutti i principi morali». Queste persone - continua la lettera di Cristiana D. S. - «interiormente non si pentiranno mai e saranno sempre più prepotenti» ma lo Stato le premia «invece di costringerle a lavorare, a far conoscere loro quant'è faticosa e preziosa la vita e ad aiutare materialmente le vittime delle loro prepotenze». «Non posso accettare l'idea che io debba soffrire la fame dice la donna al presidente - mentre un assassino "pentito" vive in una reggia. Lei deve fare in modo che ciò smetta di avvenire». Altrimenti, scrive Cristiana, l'Italia «si trasformerà in un covo di malviventi. Tutte le persone sole e disperate vorranno far parte di qualche organizzazione criminale, per poi "pentirsi" e garantirsi quindi un futuro». «E' questo quello che lei e gli altri che sono a capo di questo Stato volete? Invece di una Repubblica fondata su sani principi volete un Paese fondato sulla criminalità?». «Perdoni le mie dure parole, ma le frasi dolci le ho finite quando sono stata costretta a scontrarmi con le istituzioni e la burocrazia». \j. pa.l ANCONA. «Egregio signor presidente, mi chiamo Cristiana..., sono una malata di sclerosi multipla, sola, a cui l'Inps ha rifiutato la pensione. Ogni giorno che passa sono sempre più sconcertata dal fatto che in Italia stiamo precipitando verso un baratro a causa della mancanza di buon senso da parte di chi fa le leggi e ci governa. Come è possibile parlare ancora di tagli allo Stato sociale e versare ai pentiti uno stipendio anche elevato ogni mese». Comincia così la lettera che Cristiana D. S., 34 anni, maceratese, costretta a lasciare il lavoro di donna delle pulizie e senza pensione perché non ha raggiunto i tre anni di contributi versati nell'ultimo quinquennio, come prevede la legge, ha scritto al presidente della Repubblica Scalfaro. Della vicenda di Cristiana D. S., che chiede una modifica legislativa, i giornali si sono già occupati. Ora però sono le polemiche sul trattamento dei collaboratori di giustizia ad alimentare la sua protesta. «Signor presidente - scrive -, non prova un po' di vergogna per quello che sta succedendo? Negate un minimo di pensione per sopravvivere a gente onesta che ha lavorato tutta la vita e che improvvisamente è Dopo incontro con Fs Rapina a La Spezia cardinali come Martini, Ruini, Tonini. L'impegno sociale del volontariato cattolico, notevole e meritorio, simboleggiato dalla popolarità di don Ciotti, è riconosciuto e apprezzato da tutti. La traduzione politico-parlamentare di tanto fervore e di tanto favore appare, però, deludente. Al punto tale che vescovi come quello di Genova, monsignor Tettamanzi, lamentano la mancanza di «una cinghia di trasmissione» tra mondo cattolico e Parlamento. Chiedono una «unità operativa», un collegamento sui valori. Insomma, per parlare in termini meno curiali, più laici, forse un po' brutali, ma chiari: preso atto che i cattolici praticanti e impegnati in politica come tali, in Italia, sono una minoranza, preso atto che sono e resteranno divisi in partiti diversi, devono perciò diventare e comportarsi come una lobby? La parola, lo capiamo, può essere sgradevole, ma non deve scandalizzare, se intesa in maniera corretta. Le lobby, minoranze etniche o religiose o culturali, rappresentanti di interessi sociali ed economici, costituiscono, qualora si manifestino in maniera trasparente, gruppi di pressione accettabili e riconoscibili in tutte le democrazie occidentali. Il problema, fuori dal¬ LOBBY CATTOLICA toriate sezioni civili della Corte, applicando al penale tutti i giudici ad esse addetti»; con la conseguenza però - avverte il Csm - di rinunciare «così definitivamente alla possibilità di amministrare qualsiasi forma di giustizia civile nel distretto». Il rischio che incombe sui processi sulle stragi non esaurisce l'emergenza giustizia nel distretto di Caltanissetta: presso la Corte d'appello del capoluogo nisseno già oggi - segnala il Consiglio circa il 60 per cento dei processi viene definito con prescrizione; di «particolare gravità» anche la situazione del tribunale per i minorenni dove manca un giudice su tre. Ma «ancora più drammatico», per il Csm, è lo stato del tribunale di Gela, dove pendono oltre 530 provvedimenti; «ugualmente assai precarie sono le condizioni in cui versa l'ufficio del gip, presso il quale pendono attualmente 1064 procedimenti»; peggio ancora va per la giustizia civile in, uno stato di «completa paralisi» con 2690 procedimenti pendenti. [Ansa] le ipocrisie, lessicali e moralistiche, è un altro: conviene, anche ai cattolici, affermare la loro presenza in politica essendo e comportandosi come una lobby? Caratteristica essenziale di una lobby è, evidentemente, quella di avere interessi comuni. Si può dire che i cattolici italiani hanno interessi comuni? Alla luce della realtà italiana del quasi Duemila, si direbbe proprio di no: gli italiani si possono raggruppare in lavoratori dipendenti e in autonomi, in disoccupati e redditieri, in pensionati e studenti. Difficilmente secondo divisioni religiose o, con buona pace di Bossi, etniche. A questo punto, l'osservazione dei cattolici «ortodossi» è scontata e riesuma la famosa «dottrina sociale della Chiesa». Si tratta di un'altra «terza via» tra capitalismo e comunismo che, con tutto il rispetto, è destinata all'affollato cimitero delle «terze vie» del XX secolo. Una osservazione basterebbe ad incrinare la fiducia degli irriducibili «terzaviisti» cattolici: come spiegare la pacifica e ormai irreversibile fine del partito unico dei cattolici sulle sponde delle vecchie ma sempre valide categorie della «sinistra» e della «destra», se fosse davvero praticabile «la dottrina sociale della Chiesa»?

Persone citate: Borsellino, Bossi, D'amelio, Flick, Napolitano, Ruini, Scalfaro, Tettamanzi, Tonini