Arkansas un'ora d'attesa nella cella della morte di Franco Pantarelli

Tre esecuzioni per risparmiare sulle spese. Uno dei condannati «parcheggiato» con la siringa nel braccio Tre esecuzioni per risparmiare sulle spese. Uno dei condannati «parcheggiato» con la siringa nel braccio Arkansas, un'ora d'attesa nella cella della marte Ha impiegato il tempo componendo una preghiera: «Io ho paura soltanto di Dio, la mia anima volerà in alto» E' morto dopo 12 minuti di spasimi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Le tre esecuzioni «in serie» nell'Arkansas sono avvenute regolarmente mercoledì sera (giovedì mattino in Italia), ma con un'appendice da film dell'orrore. A un certo punto il meccanismo di «un morto all'ora» - escogitato per risparmiare sulla paga straordinaria cui hanno diritto il boia, i secondini, il medico legale, eccetera, in una specie di «pago per uno e ne uccido tre» - si è inceppato. E la conseguenza è stata che il terzo condannato, Kirt Wainright, è rimasto per quasi un'ora nella cella della morte, legato alla barella e con l'ago già conficcato nel suo braccio, in attesa che l'estremo tentativo escogitato dal suo avvocato per salvarlo si dissolvesse. Poco prima delle 7 della sera, ora prevista per la prima esecuzione, è arrivato il «no» definitivo della Corte Suprema a tutte e tre le richieste di rinvio. Ma mentre gli avvocati di Paul Ruiz e di Earl Denton - condannati per avere ucciso due poliziotti durante una fuga da una prigione del vicino Oklahoma - a quel punto si sono rassegnati e hanno rinunciato a qualsiasi azione ulteriore, quello di Wainright - riconosciuto colpevole dell'uccisione di una commessa del supermercato che lui stava rapinando - non si è dato per vinto e ha giocato un'ultima, disperata carta. Il governatore Mike Huckabee, ha fatto presente l'avvocato nel suo estremo ricorso, conosceva personalmente la donna uccisa, Barbara Smith. Non sarebbe stato opportuno un «chiamarsi fuori» da parte sua, invece di assumere in proprio la decisione di stabilire data e modalità dell'esecuzione? Non sembrava un argomento molto forte, ma inaspettatamente il giudice Clarence Thomas (quello famoso per avere rischiato di non diventare membro della Corte Suprema per le accuse di «sexual harassment» lanciategli dalla sua ex dipendente Anita Hill), aveva trovato quel ricorso «meritevole di esame» e aveva decretato una sospensione dell'esecuzione. Wainright, però, era stato già «preparato». Valeva la pena togliergli l'ago, slegarlo e riportarlo nella sua cella, per poi ripetere di nuovo l'operazione se l'esame del nuovo ricorso (com'era probabile) si fosse risolto con un nulla di fatto? Troppo crudele, si sono detti i responsabili del penitenziario di Varner, dove la cosa stava avvenendo, ed anche troppo costoso, perché il risparmio sulle paghe straordinarie sarebbe svanito. Così, lui è rimasto in quella condizione di prolungata agonia per quasi un'ora, impiegata a comporre una preghiera. Quando l'esame voluto dal giudice Thomas è finito e la co- Earl Denton, Paul Ruitz e Kirk Wainright, i tre giustiziati nell'Arkansas e nella foto piccola il presidente Clinton morte che «accomuna gli Stati Uniti a un gruppo sempre più piccolo di Paesi nel mondo», come dice Amnesty International, è molto sentito. Ieri l'Osservatore Romano, lamentando che gli appelli del Papa sono rimasti inascoltati, ha ricordato il 56 giustiziati del 1996 in America, quasi 5 al mese, e ha definito «idolatria della vendetta» la pratica della pena di morte. Ma il governatore Huckabee, che prima di occupare il posto che fu di Bill Clinton era un pastore battista, si è incaricato di rispondere citando la Bibbia: «Chi versa il sangue dell'uomo, dall'uomo abbia il suo sangue versato». E poi, ha aggiunto, «se mai ci fosse stata un occasione per qualcuno di argomentare contro la pena di morte, penso che lo avrebbe fatto Gesù sulla croce». Franco Pantarelli

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