Bertinotti incontra Marcos: vincerai

Bertinotti incontra Marcos: vincerai Bertinotti incontra Marcos: vincerai E il capo «chiapatista» gli regala «Don Chisciotte» idee perché tiene anche lui la pipa fra i denti, ma a guardar bene non ha il portamento del capo. C'è Tacilo, che ha il grado di comandante di divisione (mentre Marcos si fa chiamare subcomandante perché, in quanto capo militare ma anche politico, riconosce come massime autorità i capi indigeni locali): insomma, lo stato maggiore dell'Ezln, più due luogotenenti. Attraversano la spianata dove c'è la gran capanna degli osservatori del volontariato intemazionale, e ragazzi e ragazze, molti dei quali italiani, sono tutti lì guardare. Marcos e i suoi scendono da cavallo sotto la gigantesca «piana de ceoba», l'albero sacro ai Maya che sovrasta lo spiazzo. Fausto Bertinotti è lì pronto all'incontro. Quello simbolico, per le telecamere. Si stringono la mano, si scambiano qualche parola, Marcos dona al segretario di prc una copia del «Don Chsciotte» di Cervantes, suo libro culto. Un'edizione spagnola del 1973, visibilmente usata, forse addirittura quella che dicono tenga accanto alla branda, nella selva. C'è una lunga dedica, che sembra scritta su misura per l'ospite italiano, il primo segretario di partito venuto fin qui: «Questo libro è un manuale di scienza politica moderna, molto utile nella lotta per l'umanità e contro il neoliberismo». Si salutano. «Tanti auguri, sono sicuro che vincerà», dice al subcomandante un Bertinotti emozionatissimo. E, conscio dei microfoni italiani, aggiunge: «E' una lotta per una causa giusta, importantissima non solo per gli indigeni ma per tutta l'umanità. Non siamo noi a dover dire che la lotta armata è la via giusta, ma rispettiamo le scelte di ogni movimento». E il drappello risale a cavallo. Il baio scuro di Marcos si alza sulle gambe posteriori, nitrisce contro il cielo, sullo sfondo della montagna boscosa e fa un bell'effetto, mentre il luogotenente cavalca un mulo come Sancho Panza e voltandosi scopre la faccia di Sting sulla T-shirt nera (del resto, un giornalista brasliano ha appena portato a Marcos un ed con un suo discorso in versione pop-rap). Fine del primo tempo. Ma Bertinotti e compagni si avviano a piedi. Dove vanno? «'Ndo vuoi che vadano? Qui dietro andranno, in una capanna. Non lo sai 'ndo siamo? Nella foresta Lacandona», risponde Claudio, il ragazzo romano con l'orecchino che la sera prima era all'attergo di San Cristobai. E così è. Anche se quando, dopo più o meno un'ora, il subcomandante ritornerà - sempre a cavallo - coi suoi per un'improvvisata conferenza stampa, sembrerà an¬ cora materializzarsi dal nulla. «Fa sempre così», racconta Vanessa, che è qui da un anno. «Nessuno sa esattamente dove si trovi il suo quartier generale laggiù nella selva», spiega, indicando vagamente la montagna di fronte che emerge da una nebbia oltre la piana. Vanessa racconta anche che il subcomandante fa spesso apparizioni improvvise a Realidad, l'ultima volta alla fine della festa di Capodanno, in occasione della quale gli indigeni hanno cucinato un cinghiale. Di solito campano di tortillas e fagioli, di carne di armadillo e qualche volta dei polli e maialini che pascolano coi cavalli sull'erba che cresce spontaneamente corta fra le case. Un tappeto verde che, col torrente che vien fuori da una gola della montagna, i ponticelli di legno, la vegetazione tropicale, fa apparire Realidad una sorta di paradiso terrestre, tanto più arrivando all'alba, dopo sei ore di viaggio sulla pista fra le montagne lussureggianti, quando la piana è immersa in una bruma azzurrina. La realtà poi è che i 600 indios Tojolabal vivono senz'acqua corrente né luce, né telefono, né alcolici (proibiti dagli zapatisti), scambiando il mais e il caffè che coltivano a mano. Oggi però è un giorno speciale. Oltre al gruppo di prc ci sono anche una decina di consulenti del Fronte, l'organo politico dell'Ezln, venuti per parlare della trattativa in corso col governo. E persino due deputati italiani del comitato per i diritti umani della commissione Esteri. «Noi siamo contro la lotta armata ma siamo favorevoli alla battaglia di Marcos», tiene a dire Pezzone, che è del pds, ma non vuol restare indietro rispetto ai compagni di prc. Maria Grazia Bruzzone IN BREVE Luigi Caligaris CALIGARIS LASCIA FI. Luigi Caligaris, tessera n. 3 di Forza Italia, ha annunciato, in un'intervista all'Espresso di voler abbandonare il gruppo europarlamentare di Forza Italia per passare al gruppo misto. Alla base della decisione c'è il dissenso per un partito che è diventato «una macchina acchiappavoti, un grande contenitore senza identità politica». Il collega di partito Antonio Tajani ha commentato: «Mi dispiace, Caligaris è uno dei fondatori di Forza Italia, ma non capisco le ragioni politiche, e neppure quelle umane. All'inizio della legislatura gli offrimmo la presidenza del gruppo e fu lui a non volere - ricorda Tajani - e poi fa parte del comitato di presidenza di Forza Italia, per cui non gli sono mancate le occasioni per discutere. All'ultimo consiglio nazionale del partito non è venuto. Se aveva delle proposte per il nuovo statuto, avrebbe potuto farle. Atteggiamenti da Cincinnato non servono a nessuno». FALSO PRETE AVVICINA SCALPAR©. Per due volte un uomo vestito da sacerdote ha cercato di avvicinare il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro durante la sua visita a Reggio Emilia per il Bicentenario del Tricolore, ma il servizio di sicurezza lo ha fermato. Secondo il questore di Reggio Emilia, Donisi, non si trattava affatto di un sacerdote. ARGO 16 E GLADIO. Il 23 novembre del '73, quando precipitò a Marghera, l'aereo Argo 16 dei servizi segreti stava andando all'aeroporto di Aviano, sede di una base americana, per caricare materiale destinato all'addestramento degli uomini di Gladio. La circostanza è stata confermata dagli elementi raccolti dal giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni. PERQUISIZIONE AL PDS DI MODENA. Una perquisizione di sei ore alla Federazione del pds di Modena, dieci nuovi avvisi di garanzia dopo i trenta di dicembre, con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti, falso in bilancio e corruzione. E' l'ultimo atto dell'inchiesta sui presunti intrecci tra la cooperativa di pulizie la Generica e il pds per la costituzione all'estero di fondi neri per il partito. Fondi che si troverebbero in diversi libretti al portatore dell'importo di miliardi, accumulati attraverso sponsorizzazioni «gonfiate» di concerti e fatturazioni fasulle, [r. i] o le recenti polemiche

Luoghi citati: Aviano, Modena, Reggio Emilia, Venezia