Un'arma biotecnologica contro il cancro

RICERCHE IN INGHILTERRA RICERCHE IN INGHILTERRA Un'arma biotecnologica contro il cancro Identificati e riprodottigli inibitori delle metalloproteinasi ROMA non fu fatta in un giorno. Ci vogliono tempo e lavoro, per costruire una città. Così è anche per quella città di cellule - mostruosa e terribile - che è il cancro: ci vuole tempo. Una città che si espande non può sopravvivere senza acqua, e perciò si debbono costruire serbatoi, acquedotti, stazioni di pompaggio e distribuzione, e ovviamente occorre mantenere il tutto in efficienza. Nello stesso modo, un tumore non può crescere ed espandersi senza sangue, e perciò deve costruire nuovi vasi, nuovi capillari, e mantenerli aperti e funzionanti. Il sistema usato dal cancro si fonda su due principi: a) reclutare personale qualificato per costruire le tubazioni, che chiamiamo vasi neoformati; b) abbattere le mura di cinta delle cellule, che chiamiamo membrane basali. Il personale specializzato in tu¬ bazioni è costituito dalle cellule dei vasi già esistenti; queste cellule sono in fase di riposo, nell'organismo adulto, e non costruiscono nuove arterie, vene e capillari. Ma le cellule del cancro producono un potente fattore di attivazione, il Vascular Endothelial Growth Factor (Vegf) che recluta le cellule spécialiste in riposo e le incita a lavorare 24 ore su 24, senza interruzione. Ma anche se ora sono a disposizione i vasi, e quindi il nutrimento che essi portano con il sangue, le cellule del cancro non possono colonizzare la nuova patria se non riescono a distruggere le mura di cinta, cioè le membrane basali. A questo scopo le cellule del cancro producono - purtroppo - una serie di armi, definite metalloproteinasi, che distruggono le membrane basali: ora le cellule tumorali possono liberamente diffondersi là do¬ ve i vasi neoformati sono arrivati, e proseguire di qui avanti, e avanti, e avanti, sempre più lontano a formare il tumore primitivo e le metastasi. Per fortuna la biotecnologia è riuscita a identificare degli inibitori delle metalloproteinasi, e ora anche a produrli in laboratorio. Al recente convegno europeo sul cancro, che si è tenuto a Vienna, sono stati riportati i primi dati sulla terapia con gli inibitori delle metalloproteinasi nel carcinoma della mammella, del pancreas e del colon. I risultati preliminari sono molto incoraggianti: dei 470 pazienti ammessi al test della nuova cura - quando già il cancro era diffuso e metastatizzato - quelli curati con il nuovo farmaco hanno mostrato una sopravvivenza molto maggiore rispetto ai pazienti che hanno ricevuto solo le terapie finora a disposizione. Il gruppo dei ri¬ cercatori inglesi scopritori, in laboratorio, del meccanismo, della cura ha fondato una ditta di biotecnologie, e sta ora iniziando gli studi per poter offrire ai pazienti con vari tipi di cancro questa terapia. E' chiaro che si tratta di un passo avanti importante, anche se non di una vittoria definitiva. Non si cerca più soltanto di uccidere le cellule che si moltiplicano, nella speranza di poter uccidere molte più cellule tumorali che cellule sane (le cellule normali devono moltiplicarsi, altrimenti il corpo muore!), ma si cerca anche di bloccare specificamente la distruzione delle mura di cinta e quindi l'invasione - per ottenere la delimitazione del tumore, e poterlo quindi aggredire direttamente con la chirurgia, o la radioterapia, senza più temere la sua diffusione. Antonio Ponzetto

Persone citate: Antonio Ponzetto, Factor

Luoghi citati: Inghilterra, Roma, Vienna