QUEL PERFIDO MUSSINO

QUEL PERFIDO MUSSINO QUEL PERFIDO MUSSINO Tra i grandi disegnatori del visse in pieno liberty, ma non Corrierino» RA i grandi disegnatori del Corrierino è impossibile non ammirare Attilio Mussino. Nato a Torino nel 1878, amava firmarsi semplicemente Attilio, visse in pieno liberty, senza curarsene, preferì il tratto aggressivo dei grandi caricaturisti come Gabriele Galantara che non stemperò nella stupefacente prolificità della produzione ma, anzi, andò acuendo con la massima chiarezza. Il suo sentunento era schiettamente plebeo. E per questo osò ridire sulle illustrazioni di Pinocchio fatte da Enrico Mazzanti e da Carlo Chiostri sino al punto di proporsi come rivendicatore dei contenuti collodiani. «Quando apparvero le prime illustrazioni di Attilio Mussino, la stampa infantile conosceva ancora le probe, garbate scenette composte dal Chiostri, testimonianza di un Ottocento casalingo e intento a un'educazione castigata per quanto non sempre musona», ha scritto quel grande, sebbene non abbastanza riconosciuto critico d'arte che è stato Piero Bargellini, nel numero 89 di «Schedario», Firenze 1967. «Gli acquerelli del Chiostri parevano fatti apposta per essere riprodotti con la tecnica xilografica. Quello sfumato ottenuto con la A LOREN A LOREDANA, telenovela. (Riassunto delle puntate precedenti. Una signora scrive alla I Stampa, rubrica «Specchio dei tempi» per segnalare il caso della figlia, il cui nome Loredana è anagramma del cognome Andreola. Alla signora risponde Tuttolibri, rubrica «La posta in gioco», avvertendo che altri casi del genere sono già noti, per quanto abbastanza rari. Ma, colpo di scena!: anagrammando lo stesso cognome, oltre a Loredana si possono trovare anche Aleandro, Oleandra, Leonarda). «Perché metti assieme Aleandro, Oleandra e Leonardo?». «Perché sono tutti anagrammi fra loro, e inoltre anagrammi di Ixrredana, e infine di Andreola». «Sì, ma Aleandro e Oleandra esistono, mentre Leonarda te lo sei inventato tu». «E qui ti sbagli, cara Michelangiola: io ree lo cono inventato, eroi. Se minimamente sgarravano anche solo con la fantasia e, a esempio, andando a scuola per solatie strade di campagna, si macchiavano della colpa di immaginarsi felici come animali in libertà e avrebbero preferito non rinchiudersi nelle prigioni scolastiche, venivano immediatamente colpiti da un castigo severissimo. Totò, che si era identificato in uno scalpitante cavallo, subiva una tempesta di frustate impartitegli da un padrone cattivo. Fifi, che si era incantato al volo degli uccellini e aveva aspirato a imitarli librandosi in cielo, dopo essere sfuggito agli artigli di un falco, finiva nella pania dei cacciatori di frodo. Ivo che aveva avuto la dabbenaggine di sospirare una vita da cane da caccia, faceva da bersaglio alle legnate del suo padrone, perché un padrone è sempre un padrone. E Gigi, che sotto i rimproveri della maestra aveva desiderato di trasformarsi in un moscone in grado di sottrarsi all'umiliazione, prima rischiava di appiccicarsi nel brulichio d'insetti di una carta acchiappamosche per cadere in un'ampia, fatale tela di ragno. Ma il personaggio più vessato, seviziato e martirizzato ebbe la pelle nera. E Attilio Mussino, a volte parve quasi capitolare davanti alla ostinata renitenza a arrendersi alla disciplina e alla recidività nel peccare di nuovo, inevitabilmente, irresistibilmente, ineluttabilmente, di quel negretto che si chiamaba Bilbolbul e aveva la dolorosa caratteristica di vivere sulla propria pelle ogni metafora che venisse in mente al creatore. La prima comparsa di Bilbolbul si realizzò addirittura nella controcopertina del numero capostipite del Corrierino dei Piccoli in data 27 dicembre 1908. Sfaticato e disinibito, Bilbolbul nel deserto circondante il tukul familiare spezza¬ t(itnvssoinvmrdtisidpc"hbthtmgdtccvavncgsricscmmrl va il guscio e trangugiava il contenuto di un uovo probabilmente lasciato lì da uno struzzo di passaggio. Ma non si è mai soli neppure nel deserto e a Bilbolbul capitava di diventar rosso di vergogna ai rimbrotti della madre. Punito con l'esclusione dalla colazione, nel constatare che il fratellino aveva a disposizione tutti i banani del giar¬ n dino, diventava giallo d'invidia. E, quando i monelli dei dintorni lo prendevano in giro per la punizione che l'aveva colpito, diventava verde di rabbia, e impazziva correndo a prendere un fucile per vendicarsi dei suoi denigratori, ma l'arma gli scoppiava in mano e lui diventava bianco sporco, livido per il terrore del fragore e compli- fi f

Persone citate: Andreola, Attilio Mussino, Carlo Chiostri, Enrico Mazzanti, Gabriele Galantara, Piero Bargellini

Luoghi citati: Firenze, Torino