ARENDT E WEIL TRA CIVILTÀ' E BARBARIE

ARENDT E WEIL TRA CIVILTÀ' E BARBARIE ARENDT E WEIL TRA CIVILTÀ' E BARBARIE La violenza, lato oscuro della politica Elias Canetti In alto, foto piccola, Simone Weil: il suo pensiero a confronto con quello della Arendt (foto grande a destra) nel saggio di Esposito E L'incontro mancato tra due filosofe segnate dalle traumatiche esperienze della loro generazioni AVANTI alle derive sistemiche della nostra cultura, si percepisce forte l'esigenza di un pensiero che da un grumo originario di sofferenza sappia parlare con accenti veri alla donna e all'uomo. E' questo il segreto della fortuna perdurante di Hannah Arendt e Simone Weil. E tuttavia, con una sensazione di disagio e saturazione, avvertiamo come queste protagoniste del Novecento filosofico siano da qualche anno progressivamente assurte a santine di una certa cultura di sinistra, laica e cattolica, ormai orfana di ben altri santoni. Di queste pensatrici sono così invalse letture un po' consolatorie, dolcificate, «buoniste», come ormai si suole dire. Ci si accosta pertanto con sollievo, rispetto alla ripetitività di certa vulgata, all'interpretazione che Roberto Esposito dedica al dialogo a distanza (e all'incontro mancato) tra due filosofe che, a partire dalle trau¬ «Il ari ni e p. lite he c. la ra mo ni matiche esperienze della loro generazione, si sono interrogate sulla contiguità di civiltà e barbarie. Da tempo impegnato a rivisitare con esiti non scontati quella zona grigia dell'«impolitico», tra il troppo e il poco della politica, tra l'eccesso e la latitanza, alla ricerca delle ragioni dell'«afasia del nostro lessico politico», così inguaribilmente polemico e al tempo stesso così inabile a pensare davvero il conflitto, l'autore scopre una forte nervatura di realismo nel pensiero di entrambe, quasi una fascinazione per il lato oscuro del potere. Pensatrice dell'inizio e della natalità, Arendt sa svelare l'origine violenta della politica, mostrando una straordinaria sensibilità nello scoprire l'«incancellabile impronta che la guerra lascia nella città». Sul ruolo della forza e della violenza nella storia anche Simone Weil non si è stancata di tornare lungo tutto l'arco della sua riflessione. «Non credo ci si possa formare delle ide j chiare sui rap- BIBLIOTECA

Persone citate: Arendt, Elias Canetti, Esposito, Hannah Arendt, Roberto Esposito, Simone Weil, Weil