NUVOLE COLOR RUBINO

NUVOLE COLOR RUBINO NUVOLE COLOR RUBINO Tra ifondatori e i maggiori disegnatori del «Corrierino» Inventò mille e uno personaggi, si specchiò in Polidoro Piripicchi ari, sisau8 al iripo ar ol'insetalla Tonel Solziodori zza lvio oni, bino bile eva glia ferilettdi sE dimenBev Ho scritto «autentici splendori d'arte» in piena consapevolezza perché nella fondazione, con Silvio Spaventa Filippi e Renato Simoni, del Corrierino, Antonio Rubino portò una presenza inconfutabile d'artista. Artisticamente, esisteva già da tempo. Rossana Bossaglia nel suo fondamentale saggio Il Liberty in Italia (Il Saggiatore, 1968) lo definisce «personaggio chiave nel trapasso dal Liberty al Futurismo», individuando in maniera emblematica i due poli culturali tra cui si era svolta e a cui aveva attinto la sua opera grafica e poetica. «Se poi con un'equivalenza in termini, abbastanza indebita storicamente, ma legittima in questo caso specifico, poniamo Liberty =Simbolismo», propone Daniele Riva nella prefazione al bel libro da lui curato Antonio Rubino - Estasi, incubi e allucinazioni 1900-1920 (Gabriele Mazzotta editore, 1980), «e se chiariamo che il termine trapasso sta a indicare più che altro una continua interrelazione dei caratteri, appunto, grafici e letterari, dei due "ismi", avremo ulteriormente evidenziato le componenti e i modi di sviluppo del suo fare artistico...». I primi disegni e i primi scritti di Antonio Rubino facevano infatti ri¬ ferimento al repertorio figurativo e letterario del simbolismo, anche se di simbolismo non si parlava mai. E di simbolismo non parlò direttamente neppure nel 1905 Giuseppe Bevione che in un lungo, sensazionale articolo intitolato «Un artista fantastico» pubblicato su Lettura proclamò il suo entusiasmo per l'artista ligure. «Passate in rassegna tutti gli artisti del sogno, dell'estasi, dell'incubo, dell'allucinazione e non ne troverete uno così audace, nuovo, vario e potente...». La Lettura era il supplemento mensile del Corriere della Sera e veniva molto letta. Questo valse ad Antonio Rubino l'interessamento dell'editore musicale Puccio di Milano, che, colpito dall'articolo e soprattutto dalle riproduzioni di disegni e quadri che lo accompagnavano, ingaggiò Antonio Rubino, per decorare con immagini tre ballabili e lanciare nel mondo le musiche illustrate. Così Antonio Rubino si trovò a troncare senza ripensamenti il biennio di pratica forense nello studio dell'avvocato Boyer di Torino, rinunciando senza rimpianti a un ponderoso ricorso in Cassazione. Giuseppe Bevione, giornalista de La Stampa e futuro uomo politico, non lesinava parole a proposito dei soggetti preferiti da Antonio Rubino: «L'arte di Rubino è di una novità inquietante: essa fa veramente indietreggiare i confini dell'originalità... paludi di lacrime e cieli in conflagrazione, alberi stremenziti e anfibi in amore, mani mozze e paesaggi di pietra, teschi che sghignazzano e cervelli in delirio... una flora fosca, grottesca, mostruosa, bislacca, orrenda di forme, bestie stravagantissime, fantasmi da febbricitante, creature d'altri pianeti, paesaggi di cicuta, di cristi, di funghi...». Prima di disegnar pupazzetti per le storielle a quadretti del Corrierino Antonio Rubino aveva già messo insieme una grande esperienza, ma lui era sempre pronto ad affrontarne altre. L'apertura verso il mondo infantile avvenne ufficialmente solo nel 1908 al momento della fondazione del Corrierino, anche se dal 1907 collaborava al Giornalino della Domenica. .Antonio Rubino, comunque, non cancellò del tutto il mondo tenebroso della sua arte. Anzi, se ne servì per migliorare il suo contatto con l'infanzia. §apeva di non doverla proteggere troppo dalle paure e sapeva che l'infanzia era attratta dalle favole più impressionanti. Ammorbidì certi toni, smussò certe aspe¬ rità, ma non si allontanò troppo dai suoi mostri che lasciava ad aspettare dietro l'angolo il momento d'intervenire. E, in compenso, invase i suoi quadretti di pupazzetti, balocchi, bambole, streghette e maghelli e altre entità senza neppure sagome umane, deformità d'ogni tipo più o meno affascinanti. Affrontò, insomma, con impegno e ironia, la competizione dialettica con l'infanzia nel 1908 come quella con la guerra nel 1918, quando fu nominato redattore e illustratore della celebre Tradotta, rivista settimanale della Terza Armata, nata per iniziativa del colonnello Smaniotto (un cognome che pare inventato da Rubino) con l'approvazione delle più alte gerarchie mihtari per tirar su il morale dei soldati. Anche in questo caso la sua familiarità con gli orrori e gli incubi e la sua attitudine a digerir tutto con l'ironia lo aiutarono prodigiosamente. Ricorse a volute sgrammaticature del caporal C. Piglio o del soldato Baldoria. Ma mobilitò anche per il pubblico del Corrierino gli antitetici personaggi di Italino e Kartofel. Rubino si limitava a sognarli, gli orrori della vita, ma sapeva tenerli a bada con gentilezza che poteva degenerare in affetto. A uno dei suoi mille e un personaggi di intensa ma spesso breve vita, ha affidato SKUNO VÉSrA ZA QrA ECOm MAI UNA CALZA COSI» GROSSA 2. S3Z Z m m rf\.ii« ir LA VIGNETTA DI MARAMOTTI un palindrornista, le frasi palindromiche o le copia (e allora saranno sempre quelle, già note e magari sbagliate: infortunio capitato a Stefano Bermi) oppure sa farsele da sé. Quest'anno, fra le altre cose, ricorre il decennale della scomparsa di Primo Levi, e il racconto di Levi «Calore vorticoso» (pubblicato sulla Stampa, e poi in LClit e altri racconti, Einaudi) è l'apoteosi letteraria del palindromista. Levi ne aveva certamente tutte le qualità: E' Aì LA GIOITA QUEST'ANNO MIO rAPKÉ HA INCISO 171 PENTIRSI /

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