LA DURANTI CERCA FUNGHI A NEW YORK

LA DURANTI CERCA FUNGHI A NEW YORK LA DURANTI CERCA FUNGHI A NEW YORK SOGNI MANCINI Francesca Duranti Rizzoli pp. 231 L 26.000 E l'io reale è soltanto uno tra gli innumerevoli io virtuali, le nostre opinioni sono il frutto di un banale capriccio del caso. E quindi è assurdo indignarsi, scannarsi a vicenda, inacerbire i rapporti per semplici divergenze di punti di vista. E' questa l'idea che percorre l'ultimo romanzo di Francesca Duranti, Sogni mancini, il cui pregio maggiore sta nella naturalezza del racconto, grazie a un linguaggio piano e scorrevole, mai compiaciuto, funzionale alla storia. Dall'esordio con La bambina nel 1976, la Duranti ha scritto otto romanzi, diseguali per esito stilistico ed equilibrio di intreccio, da La casa sul lago della luna (1984), uno dei romanzi più felici degli Anni Ottanta, a Progetto Burlamacchi (1994), un brutto incidente di percorso. Questo romanzo è scandito in otto capitoli ispirati ad altrettanti ricette gastronomiche. Sono i piatti che la protagonista, appassionata di cucina, prepara in casa o consuma al risto¬ rante nei giorni della settimana. Si chiama Martina ed è una docente universitaria quarantenne che vive a New York da molti anni. Senza figli, con un matrimonio fallito alle spalle, ha molta cura di sé e divide il suo tempo tra solitarie partite a bridge, ginnastica quotidiana, lezioni all'Università, bucato e occasionali avventure amorose. Durante un breve ritorno in Toscana per la morte della madre avverte la distanza con la sorella, sposata con figli, che ha assunto l'accento marcato del luogo per tagliare i ponti con le radici lucane e contadine del padre, schiacciato da un trattore quando erano bambine. Il paese si è trasformato in uno «squallido sobborgo residenziale» ed è scomparsa la Danza degli Elefanti, mia radura che era stata il teatro del suo amore adolescenziale per Costantino, compagno di giochi erotici. Ora si trova a suo agio tra i grattacieli d? New York. Fa amicizia con un traduttore ungherese che assomiglia a Cary Grant, suo vicino di casa, e incontra un professore italiano che la porta a cena nei migliori ristoranti per proporle un lavoro assai redditizio come consulente culturale in Italia. Inventa una macchina dei sogni per allargare la sua esistenza, trovare «la formula per un mondo nuovo». Sospetta di essere una mancina repressa quando si accorge che il giudizio sulle cose e sulle persone cambia in base al punto di vista che si assume. L'indifferenza della gente nei confronti di un tramp, un barbone accasciato sui marciapiedi, il cucciolo trovato nel bidone della spazzatura, sono segnali di un mondo ormai ridotto a «una zattera ingovernabile che va alla deriva verso la fine del secondo millennio». Mentre cerca un'amica di sua madre per sapere se è nata mancina, ritrova il figlio Costantino, l'unico amore della sua vita, partito per l'America prima di lei e diventato un uomo d'affari. Quando il cucciolo, amorevolmente accudito in casa, schiaccia inavvertitamente un tasto e cancella il nastro registrato dalla macchina, Martina capisce che il suo progetto è stato «un gioco solitario da zitellona» e che le uniche possibilità che contano sono quelle che abbiamo realizzato concretamente. Il lieto fine non è certo, ma probabile; tutto dipende da Martina, straordinaria figura femminile nel suo essere una donna assolutamente normale, umanissima e tenera nella cura con cui si adatta all'ambiente, si organizza l'esistenza, nella precisione dei gesti con cui prepara i suoi piatti. Perfetta la scena in cui Martina e Costantino, dopo essersi ritrovati, vanno a raccogliere funghi al Central Park e la protagonista lo invita a casa sua e glieli cucina. Al lettore italiano nasce però un dubbio: esistono i porcini al Central Park? Massimo Romano

Persone citate: Cary Grant, Francesca Duranti, Massimo Romano, Progetto Burlamacchi

Luoghi citati: America, Italia, New York, Toscana