LA DOPPIA VITA DI UNA PAZZA di Giorgio Calcagno

LA DOPPIA VITA LA DOPPIA VITA DI UNA PAZZA UNA storia di non ordinaria follia, nata dal contrasto fra la bruttezza in cui una donna è condannata a vivere dalla propria condizione sociale e la bellezza alla quale inutilmente aspira, dietro le povere suggestioni - tv, fumetti, riviste - di cui si è nutrita. E' il tema di La pazza (Marsilio, pp. 218, L 22.000), secondo, più convincente romanzo di Giovanna Querci Favini, docente di filosofia all'Università di Firenze, non casuale autrice di un saggio su Pirandello, l'inconsistenza dell'oggettività (Laterza). La protagonista del nuovo libro è una creatura nata senza speranza, in un mondo di miseria materiale e morale, dove la donna deve soltanto subire. E' cresciuta nel quartiere operaio di una città che sta pagando il proprio sviluppo - da vari segni, Prato -, rassegnata in partenza allo sfruttamento. E non può giocare, per il proprio futuro, nemmeno l'atout della avvenenza fisica. La sola carta a lei rimasta è la fantasia: dalla quale spera salvezza e otterrà perdizione. Non potendo raccogliere altro che umiliazioni dalla vita reale, questa Lina si inventa una esistenza parallela. Si trasforma di fronte a se stessa in Amanda, nome da fotoromanzo, ma anche appello a colei che deve essere amata, fino a scindersi in un duplice personaggio. Lina è la donna brutta, la rifiutata, vittima di sopraffazioni dalla nascita, costretta al matrimonio con un uomo volgare. Amanda è l'essere luminoso, che incontra il suo cavaliere azzurro (in realtà un laido approfrttatore) e lo serve devota, anche nelle sue più oscene richieste. Finché la impossibile convivenza fra i due personaggi provoca la perdita definitiva del sé, il ricovero in manicomio. L'autrice scrive la parabola di una dissociazione, ma non si limita a riprodurre un caso clinico. Attenta al simbolico, ci dà la chiave di una vita attraverso il sistema dei segni, dove il personaggio insieme si sublima e si distrugge. E' la verità letteraria che deve determinare la verità esistenziale, non viceversa. E tutta la storia vive per il gioco dei due linguaggi, nei quali si consuma il destino della protagonista- il reale, con il suo resistente grigiore, che suggerisce la tentazione di fuga; l'immaginario con il suo pericoloso fulgore, che porta alla dissoluzione. Giorgio Calcagno

Persone citate: Giovanna Querci Favini, Pirandello

Luoghi citati: Prato