CONTEMPLARE IL CIELO ALL'OMBRA DEI SUSINI
CONTEMPLARE IL CIELO ALL'OMBRA DEI SUSINI CONTEMPLARE IL CIELO ALL'OMBRA DEI SUSINI N libro «difficile da definire perché non è un romanzo ma non sono nemmeno dei racconti. E neanche un diario». Così Rosetta Loy definisce l'esordio narrativo di Giulia Incisa, torinese di origine e trapiantata a Roma. Sotto il titolo All'ombra dei susini l'autrice riunisce quaranta frammenti che delineano il suo rapporto con la realtà, una sequenza musicale di stati d'animo, sensazioni, ricordi. La campagna di Urbania diventa il luogo in cui si snodano quasi tutti i fili autobiografici dell'infanzia e della giovinezza: le figure familiari del padre, della madre, della nonna, dei figli, colte nell'istante di un gesto, di uno sguardo, di una frase, si fondono con il paesaggio come una lastra fotografica impressa nella memoria. Il nido di un pettirosso tra le spine, la battitura del grano, una biscia, il gioco di bocce costruito da un falegname, un maiale che non mangia e si guarda intorno, la vacca che muore dopo aver partorito due vitelli, il noce malandato, abbattuto dai contadini per farne mobili per le nozze dei figli, poi ridotti in cenere da un incendio. Sono immagini di animali, vegetali, oggetti che conten¬ gono la densità del passato. Una scrittura precisa, semplice, talvolta elementare, che sfiora il lirismo ancorandosi però sempre a una concretezza oggettiva, anima le presenze segrete di una intensa vita interiore. E' lo sguardo a dare un senso al trascorrere del tempo, fissando l'immagine nella memoria ed eternizzandone il cuore nascosto: quando affio¬ ra la visione dei papaveri tra le spighe, scopre che «l'anima è quel punto nero tra i petali, tutto il resto è un mistero». L'io narrante, bisognoso di sicurezza, quella che gli dà l'impronta che lascia il piede per terra, si stende sul prato e contempla il cielo per liberare l'ingorgo di affetti che talvolta l'assale. Forse per questo trova affinità elettive con i cactus di Panarea, per i quali «la solitudine non pesa quando il cielo è vicino». Va a caccia di sorrisi, ma soltanto i ricordi sembrano dare forza e conferme all'esperienza. Un atto d'amore è sigillato dalla mano della mamma posata sulla spalla del padre davanti al fuoco del camino. L'elogio del bracconiere, che uccide per sfamare la famiglia ed è quindi superiore al gentiluomo, attratto soltanto dal piacere della caccia, o quello della vecchina, che falcia l'erba o raccoglie ghiande, sono piccoli e sommessi inni a una civiltà contadina ormai scomparsa. L'ancoraggio al passato è ancora possibile grazie al rinvenimento di oggetti-talismano: un giocattolo di latta, un guscio di tartaruga, la ciotola andata smarrita che il nonno aveva regalato alla nonna. L'assenza del marito, per altro mai nominato, in un nucleo familiare così compatto produce un vuoto affettivo riempito dal sogno finale, quello di un uomo solo che lascia il suo paese per andare da lei con una piccola valigia e un regalo. Massimo Romano ALL'OMBRA DEI SUSINI Giulia Incisa Paóni Fazzi pp.lS5 L 24.000 Ì 7 «mi
Persone citate: Fazzi, Giulia Incisa, Massimo Romano, Rosetta Loy
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