KASPAR HAUSER, ENIGMA DA RILKE A HERZOG

KASPAR HAUSER, ENIGMA DA RILKE A HERZOG KASPAR HAUSER, ENIGMA DA RILKE A HERZOG // giovane selvaggio nella Norimberga "800 EL 1924 la scrittrice tedesca Klara Hofer, che aveva comprato una grande casa vicino a Norimberga, nel corso dei lavori di restauro scoprì una cella segreta che corrispondeva all'acquerello fatto da Kaspar Hauser del luogo in cui era stato cresciuto prigioniero. E in tempi recentissimi, nel 1983, in analoghe circostanze, una nuova proprietaria della casa trovò addirittura un cavalluccio di legno della precisa misura e forma di quella descritta dal misterioso ragazzo, morto assassinato nel 1833, con grande dolore del popolo tedesco che aveva preso a cuore la sua triste sorte. Se non fosse per il fatto che si conoscono due riscontri così concreti, il lettore del Kaspar Hauser di Anselm von Feuerbach uscito ora da Adelphi sarebbe quasi tentato di credere che quella storia che da un secolo e mezzo viene ripetuta con l'ossessione di una litania - duemila volte in volume e sei soltanto in questo libro (da Feuerbach, il giurista che si appassionò a quel caso; dai medici legali Osterhausen e Preti; dal barone von Tucher, il suo tutore; da Walter Benjamin e infine da Geminello Alvi) - sia una leggenda. Ed è in questo spirito che in un jEd è in questo spirito che in un nuovo volume americano dal titolo Lost Piince (Free Press), l'ex direttore degli archivi di Freud, Jeffrey Mousaieff Masson, riesamina la vicenda del ragazzo che il 26 maggio del 1828 si presentò barcollante alla Porta Nuova di Norimberga. Qualcuno ricorderà che Masson qualche anno fa strapazzò gli eredi di Freud con gravi rivelazioni dai suoi archivi (riguardavano certe lettere inedite da cui si evinceva che Freud aveva abbandonato l'idea che molti casi di nevrosi originavano da molestie infantili subite in famiglie apparentemente rispettabili, per non finire isolato e mettere in difficoltà un amico). Ed è tenendo bene a mente le scoperte di Freud sulle molestie neiia Vienna dei suoi tempi, che Masson ricomincia la storia daccapo: il giorno che comparve per la prima volta a Norimberga Kaspar Hauser sapeva a malapena parlare, aveva abiti luridi, una lettera di presentazione per il capitano del reggimento di cavalleria, e nelle tasche polvere aurifera e un'immaginetta con la scritta «l'arte di porre rimedio al tempo perduto e negli anni passati malamente»: quello che in effetti gli successe, prima di morire a 21 anni pugnalato a morte nel giardino di corte. Nel suo lihro Feuerbach annota quasi giorno per giorno i miracolosi progressi di quel giovane selvaggio che viene nutrito e accudito e istruito fino a diventare tragicamente normale, un mediocre impiegato del tribunale di Norimberga (come racconterà poi Benjamin). Masson invece si chiede cos'abbia la sua storia da suscitare una così duratura passione nel pubblico europeo. Ed entrambi concordano sulla più accreditata soluzione all'enigma: Kaspar Hauser, rapito a 3 o 4 anni dalla principesca culla di Stéphanie e Karl di Baden per favorire l'ascesa al trono del cugino Leopoldo, sarebbe stato cresciuto a pane e acqua in una cella semibuia per 12 anni, e poi abbandonato in città allo scopo di farlo sparire nell'esercito o in manicomio. Quando invece il suo destino prese un'altra piega, e Hauser, ormai capace di esprimersi correttamente, iniziò a scrivere le proprie memorie, chi in passato lo aveva fatto rapire lo fece assassinare. E con grande probabilità assassinò anche suo padre il granduca di Baden, morto a soli 33 anni, e lo stesso Feuerbach, che si accasciò su un prato pochi mesi dopo l'agguato a Kaspar Hauser. Entrambi quasi certamente avvelenati. Per spiegare la sua seduzione si potrebbe dire che questa storia che ha ispirato in vari modi Rilke e Verlaine, Von Hofmansthal e Golo Mann, Melville, Peter Handke e Werner Herzog ha gli elementi di una favola: una grotta segreta, un ragazzo selvaggio con capacità straordinarie, un paria che poteva avere nobili origini e alla fine, forse, trionfare sul male. Ma questo non basta, dice Masson, a spiegare la resistenza del suo fascino. Lui, che si è battuto in questi anni in difesa delle cosiddette «false memorie», sostenendo la generale buona fede di chi attraverso la psicanalisi ha recuperato ricordi di molestie subite nell'infanzia, vede in Kaspar Hauser soprattutto un barn- bino molestato. «Forse il fascino subito dal mondo europeo del Diciannovesimo Secolo per la storia di Kaspar Hauser rappresenta in modo occulto una presa di coscienza della realtà della violenza sui bambini», scrive. Kaspar aveva subito dai genitori la violenza dell'abbandono, dal carceriere quella di una lunga segregazione, e dal sinistro lord Stanhope, il pari d'Inghilterra che prima finge di volerlo adottare e poi probabilmente lo fa assassinare, quella del tradimento e dell'assassinio. Al contrario di Feuerbach che sembra convinto della buona disposizione della gente nei confronti dei bambini, Masson sostiene che Kaspar Hauser rappresenta invece la prova che nell'Ottocento i bambini erano odiati, picchiati e spesso uccisi per cose da nulla: «E questo era il l'atto più occultato del Diciannovesimo Secolo, così come le molestie sessuali ai danni dei bambini sono state il fatto più occultato del Ventesimo Secolo». Che Kaspar Hauser fosse o no il principe ereditario di un Baden, destinato a regnare, come pensava Rudolf Steiner, su una Germania diversa da quella unificata dalla Prussia, è il recupero della sua memoria e non la sua origine ad avere tanta presa, perché riflette il desiderio di sapere cos'è successo a noi, nei momenti più oscuri e dolorosi della nostra infanzia. L'intrigo dinastico e internazionale passa così per una volta in secondo piano. E del ragazzo vissuto come un'ostrica attaccata a uno scoglio, e morto nelle più squallide circostanze, con il suo custode che insinua che si è pugnalato da solo e la polizia che lo interroga, resta solo qualche frammento di autobiografia. Comincia così: «Scriverò io stesso la storia di Kaspar Hauser! Racconterò come vissi in prigione, e descriverò che aspetto aveva, e tutto quel che c'era...». E continua come le leggende, moltiplicandosi in migliaia e migliaia di voci. Livia Marcerà Rilke (a sinistra) fu con Verlaine e Von Hofmansthal tra i tanti poeti e scrittori sedotti dalla misteriosa vicenda di Kpspar Hauser (qui sopra) che torna ora in un volume Adelphi