TV E GIORNALI LEGGO DICKENS E FACCIO AUTOCRITICA
Parliamone Parliamone TV E GIORNALI: LEGGO DICKENS E FACCIO AUTOCRITICA Li EGGO America di Dickens (un resoconto del suo viaggio negli Stati Uniti compiuto nel lontano 1842) e I trovo considerazioni dalle quali non so se ricavare consolazioni per le nostre disgrazie di italiani di oggi o nuovo e più veemente sdegno. Dickens arriva a New York e viene condotto a visitare le istituzioni pubbliche della città: tribunali, carceri, ospedali, luoghi di carità, orfanotrofi, ecc.. Uscendo da un manicomio, Dickens prorompe in questa invettiva: «Come immaginare che gli occhi di coloro che devono vegliare sulle menti obnubilate di costoro, debbano per forza guardare al più terribile spettacolo del mondo attraverso gli occhiali di un miserabile partito politico? E come credere che il direttore di un istituto come questo sia eletto e poi deposto, di volta in volta, a seconda del fluttuare dei partiti e dei loro papaveri? Almeno un centinaio di volte alla settimana sono stato costretto ad osservare qualche nuova e meschina manifestazione di questa partigianeria di partito che è il male d'America e inquina qualsiasi manifestazione della vita». A questo punto siamo noi ad essere sconvolti giacché queste parole, scritte oltre 150 anni fa, sembrano appena dette da uno qualsiasi di noi per stigmatizzare il male che affligge il nostro Paese (e la nostra vita), dove i «partiti» continuano a fare da padroni spartendosi il governo di Usi, banche, Rai, Stet, Eni e di quant'altro si presenti come luogo (se pur misero) di potere. Dobbiamo consolarci per le nostre disgrazie di oggi dicendoci (e ripetendoci! il solito tutto il mondo è paese e il tempo non esiste se da sempre e per sempre si ripropongono le stesse malefatte e gli uomini pubblici privilegiano il loro interesse privato al bene della comunità che sono chiamati a curare? Ma le sorprese nell'America non finiscono qui. Nel capitolo conclusivo Dickens scrive: «Si possono costruire scuole dovunque e allevare migliaia di scolari e di maestri; si possono fondare Università... si può diffondere la sobrietà e far compiere passi da gigante alla scienza in tutto il Paese... ma finché la stampa americana sarà così abietta non si potrà sperare in un decisivo miglioramento della morale americana... Finche quella stampa, piena di diffamazioni, rimarrà l'abituale lettura d'una immensa massa che non legge altro che i giornali... l'odiosità cu quella stampa ricadrà su tutto il Paese». Basta mettere al posto di la stampa la televisione per trovarsi, 150 anni dopo, nell'Italia di oggi, dove i mezzi di comunicazione (i cosiddetti media) sono accusati di ogni maleficio e delitto. Coloro che non hanno mai condiviso le alte critiche che ogni giorno vengono proclamate contro la tv e i giornali, davanti alle parole dello scrittore inglese, che denunciano colpe alle quali l'informazione nostrana non è evidentemente estranea, non sentono il dovere di una riflessione autocritica? E io stesso, che di parole a difesa fino ad oggi non sono stato avaro, non sono certo tentato dalla voglia di dichiararmi colpevole ma avverto la necessità di appurare se e quanto quelle parole affondino le radici nell'opportunismo e nelle convenienze di chi al mestiere di operatore della comunicazione ha dedicato tutto (o quasi tutto) il proprio tempo. Angelo Guglielmi
Persone citate: Angelo Guglielmi, Dickens, Faccio Autocritica
Luoghi citati: America, Italia, New York, Stati Uniti
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