Le sete che stregarono il Vate
Tra toilette e gioielli, ricreate in una mostra le atmosfere della mondanità romana di fine Ottocento Tra toilette e gioielli, ricreate in una mostra le atmosfere della mondanità romana di fine Ottocento Le sete che stregarono il Vate Così D'Annunzio inseguiva l'eleganza EROMA A serata era incominciata malissimo, con «un penoso irrompere di volgarità burocratica». Poi finalmente, verso le undici, «un fulgore di deità illuminò e riscaldò l'aria d'improvviso. Entrava la duchessa di Sermoneta, magnificata da un abito worthiano di raso celestiale e di velo dello stesso colore, costellato d'argento. Una triplice collana, di perle, di brillanti e di smeraldi, le cingeva il collo; un diadema le cingeva.la testa; altre grosse gocce di perle le pendevano fra i capelli verso la nuca. Ella sorrideva con amabilità indulgente agli inchini dei cerimonieri...». E' iìr2 febbraio 1885. Il cronista mondano della Tribuna è Gabriele D'Annunzio, poco più che ventenne, provinciale deciso a dare la scalata al bel mondo. Frequenta i salotti, ammira le dame blasonate, le loro case, i loro discorsi: tutto di quell'ambiente di cui vuole assolutamente far parte gli appare stupendo e non si stancherà mai di corteggiarne, ricercare, affabulare i protagonisti. Quella sera, al ballo di carnevale al Circolo Nazionale, gli era toccato, prima, veder sfilare ragazze e giovani spose dell'aborrita borghesia, «con toilette doviziosissime ma avvilite da non so quale stonatura, da non so quale mancanza di armonizzazione in tutta la figura e nei gesti e nell'incedere». Per loro e per i loro cavalieri - «commendatori, impie¬ gati ministeriali, agenti di cambio, piccoli banchieri, floridi di vermiglia pinguedine, oppure magri, segaligni, con l'abito troppo ampio, cadente miserevolmente sin quasi ai polpacci» - provava fastidio, come se anche lui appartenesse a quell'aristocrazia sdegnosa fino all'insolenza nei confronti di chi nobile non era (è rimasto famoso l'episodio dei principi Pallavicini che non invitarono uomini di governo e di Parlamento a una festa in onore dei principi ereditari, i quali a loro volta non si presentarono). 11 D'Annunzio maestro di eleganza e inesausto creatore della sua immagine torna adesso nella città dove incominciò a splendere il suo astro di artista e di viveur: è il protagonista di una mostra che il 26 gennaio si inaugura al Museo Barracco e s'intitola II cronista dell'eleganza - Roma e gli anni della mondanità. Era arrivato nella capitale quando la Terza Roma stava nascendo, fra tumultuose trasformazioni. Ma non da questa realtà era affascinato. Francesco Saverio Nitti notò: «Non mi parlava mai di politica né di storia e vidi anzi che mancava di ogni cultura storica e filosofica». La città era in pieno boom edilizio, sorgevano nuovi quartieri, scomparivano ville e parchi principeschi (come la meravigliosa villa Ludovisi) per lottizzarne il suolo, si assisteva a un'immigrazione senza precedenti mentre mancavano servizi, edifici pubblici, abitazioni. Nel giro di qualche anno il dissesto provocato da quella mole incontrollata di investimenti, licenze edilizie, speculazioni, provocava l'espulsione dei più deboli, un enorme afflusso di oggetti al Monte di Pietà, un aumento vertiginoso di malati di mente. D'Annunzio scopri¬ va allora le gioie del suo talento e della mondanità. Nella capitale si faceva una vita lussuosa, che non aveva pari in Italia, alimentata dalla presenza di due corti, due diplomazie, forestieri illustri (diventarono un caso le famiglie - come gli Altieri e i Boncompagni - che mantenevano le consuetudini austere di un tempo). D'Annunzio era ovunque, azzimato e profumatissimo, «ineffabile discendente di Casanova e di Cagliostro... eterno adolescente... sempre con il sorriso più fresco del mondo, sorriso lamentoso di capretto che bela verso la madre... la più affascinante e indimenticabile delle cortigiane parigine», secondo Marinetti. Al Museo Barracco, grazie al contributo della Sartoria d'alta moda Brioni che celebra i suoi cinquant'anni di vita, ci si potrà immergere fra gli abiti dell'«immaginifico» e delle donne che amò o che gli fecero ala, e ci si potrà far raccontare dalle foto e dai suoi scritti quella prima stagione romana, i fasti della dolce vita umbertina, e poi il tempo della Capponcina, di Venezia, di Fiume, del Vittoriale. Nella mostra scorrono gli anni e gli stili, con i vestiti - soprattutto quelli femminili - che rinviano alle morbidezze di Boldini, le inquietanti figure preraffaellite di Dante Gabriele Rossetti e Burnes Jones, le secche pennellate di Tamara de Lempicka, le linee avvolgenti dell'Art Nouveau, la semplicità geometrica del Déco internazionale, il nuovo tipo di femminilità taglio alla garsonne e abiti maschili - proposto da Hollywood con Greta Garbo, Joan Crawford, Bette Davis. Finisce la Belle Epoque. C'è il primo con flitto mondiale. D'Annunzio e le sue belle cambiano abili. Ma lui continua a vivere in casemuseo, in cui si mescolano oggetti dalle più svariate provenienze, sempre giocando fra reminiscenze antiche e gusto dei moderno. La sua penna prodigiosa continua a incanta•e, fin da quando ■ a Roma - si è affacciato alla ribalta. E ha incominciato sia a inanellare amori, figli, bugie, debiti, successi, fiaschi, duelli, censure, persino un processo per adulterio, sia a scrivere assemblando fonti, suggestioni, linguaggi fra i più disparati: «Uno scrittore che ha imitato tutti re■' inde sempre se stesso, senza mai perdere l'intonazione in_ :ioadibile delia sua pagina», sorretto da quella che un giovane studioso della sua opera Riccardo D'Anna, in un saggio pubblicato dall'Accademia dei Lincei, Ruma preraffaellita ehia.na «sindrome del camaleonte». Liliana Madeo Giovane cronista giunse nella capitale, cercò di «scalare» la dolce vita umbertina e di amare le ricche signore D'Annunzio durante una gita in campagna; a destra, nella sua stanza da letto Tamara De Lempicka i cui ritratti di donne ispirano i vestiti in mostra D'Annunzio durante una gita in campagna; a destra, nella sua stanza da letto Filippo Tommaso Marinetti: considerava il Vate «ineffabile discendente di Casanova e di Cagliostro, eterno adolescente;.'
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