«E teniamoci la Bomba»

il caso. L'Economist lancia una provocazione: il vero pericolo è il disarmo delle grandi potenze il caso. L'Economist lancia una provocazione: il vero pericolo è il disarmo delle grandi potenze «E teniamoci la Bomba» Armi nucleari per un «mondo imperfetto» E |~j arrivato il momento di fare / un bel falò delle armi nucleari? L'idea, propaganda! ta un tempo dai movimenti J pacifisti, con alterne fortune ma senza mai raggiungere la maggioranza dei consensi, toma a affacciarsi come un'ipotesi ben più realistica (e più pericolosa) nel mondo che si è lasciato alle spalle la guerra fredda. Lo nota con qualche non celata preoccupazione il settimanale inglese The Econo mist, che nel numero appena uscito titola giallo su nero in copertina «Don't bau the bomb», non mettete al bando la Bomba. La tentazione ormai ha contagiato molti: filosofi e agitatori politici, ma anche statisti e ex generali. Come la Commissione di Canberra (un organo internazionale istituito dal governo australiano) e un gruppo di una quarantina di ex militari, in gran parte russi e americani, che stanno producendo tuia serie di proposte per il momento limitative, ma tutte in sostanza finalizzate alla definitiva abolizione. L'assunto è che se le superpotenze rinunciano agli armamenti nucleari, si innesca una catena virtuosa su scala planetaria. Ma la realtà è diversa, sottolinea ì'Economist ricordando la proliferazione atomica in Paesi fuori di ogni controllo. La conclusione è lapidaria: in un mondo imperfetto come il nostro, le anni nucleari restano un irrinunciabile deterrente. Dunque, teniamoci la Bomba. André Glucksmann, il «nouveau philosophe» che una quindicina di anni fa aveva rotto il fronte pacifista con un saggio provocatorio, La forza delia vertìgine, in cui denun- ciava l'ideologia pacifista come ultima grande tentazione nichilista e suicida dell'Europa e si appellava alla necessità di vivere sull'orlo del baratro nucleare pur di non soccombere alia minaccia dell'Urss, ora che l'Urss non c'è più non ha cambiato opinione. «Finché esisteranno nel mondo i dittatori e i malintenzionati, io non sarò dalla parte degli abolizionisti. La bomba atomica è ancora utile perché, come diceva Clausewitz a proposito di Napoleone, se qualche cosa è possibile una volta, resta possibile sempre. Oggi più che. mai. Il problema è: si può controllare in modo serio e assoluto la fabbricazione, la circolazione e l'utilizzazione delle anni nucleari? Una possibilità del genere potrebbe darei soltanto in uno Stato totalitario mondiale, uno Stalin planetario, Altrimenti possiamo sperare che in tutto il globo si insta urino sistemi democratici perfettamente trasparenti, in grado di autocontrollarsi. Ma forse questo è un sogno». Anche gli esperti di questioni strategiche e geopolitiche, con diverse sfumature, accolgono l'invito dell'Economist. Carlo Maria Santoro, professore di relazioni intemazionali alla Statale di Milano, condirettore dell'Istituto di studi sulla politica intemazionale fino al '95, quindi sottogretario alla Difesa nel governo Dini, invoca il reabsmo: «Negli anni della guerra fredda la minaccia della catastrofe atomica è l'unico elemento che ha frenato il confronto militare "caldo". In caso contrario, la terza guerra mondiale sarebbe scoppiata. Orinai delle armi nucleari non è possibile disfarsi: sarebbe come disinventare la polvere da sparo. Si possono ridurre ulteriormente - già ora gli arsenali sono dimezzati ma volerle eliminare del tutto è un'illusione ottimistica e un po' assurda». «Le tecnologie non si disinventano», concorda dall'Istituto per gli affari intemazionali il presidente Cesare Merlini. «E' inutile far finta che le anni nucleari non ci siano. Molto meglio controllarle. Tanto più che se anche le superpotenze si liberassero delle loro, non esiste nessuna garanzia che altri non vi facciano ricorso. In questo caso sarebbe di nuovo necessaria la deterrenza, e la deterrenza nucleare è più efficace di quella convenzionale». Il generale Luigi Cabgaris, parlamentare europeo di Forza Italia, a Bruxelles esperto principe di cose militari, sviluppa il tema: «Per disfarsi degli armamenti nucleari secondo i trattati Start, Usa e ex Urss impiegheranno dai 15 ai 20 anni. Intanto la deterrenza nucleare continua a far parte della strategia politico-militare di alcune potenze, anche europee. Chi disponesse anche di una sola testata è in grado di paralizzare un intero Paese come l'Italia. Dunque l'atomica ha ancora una funzione, specialmente per chi è meno fornito di armi convenzionali. Gli Stati Uniti, che ne sono ben dotati, sono fra i più interessati allo smantellamento progressivo delle anni nucleari. Ma la Russia, che sotto questo profilo è in gravissima crisi, alle sue sei-settemila atomiche non potrebbe rinunciare. E in questa situazione...». Non abolizione, dunque, ma controllo. Come quello previsto dal trattato di non proliferazione nucleare, firmato dal 99% dei Paesi. «Ma bisogna che si sottopongano a una maggiore disciplina anche le cinque potenze ufficialmente nu¬ cleari - sottolinea Merlini - ossia Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, che sono ora escluse dall'impegno a non dotarsi di armamento atomico». Dal coro si dissocia in parte Marta Dassù, direttrice del Centro studi di politica intemazionale che gravita nell'orbita della sinistra. «L'Economist non solo esclude la possibilità di abolire le armi nucleari, ma ne mette in dubbio anche la desiderabilità. Io penso invece che questo obiettivo sia in sé desiderabile, perché l'attuale situazione di oligopolio non è più mantenibile. Lo aveva detto anche Les Aspin, segretario alla Difesa nella prima amministrazione Clinton: se avessimo una bacchetta magica, ora la useremmo per liberarci delle armi atomiche; un tempo non l'avremmo mai accettato. Ma purtroppo la bacchetta magica non c'è...». La conclusione a Piero Fassino, storico «ministro degli Esteri» del pds e ora vice di Dini alla Farnesina. «Il superamento degli armamenti nucleari è certamente un obiettivo da perseguire. Ma sulla base di un trattato a cui aderiscano tutti i Paesi e che tutti si impegnino a rispettare. Non può essere la scelta unilaterale di mi solo Stato. E non si può pensare di realizzarla nell'immediato, perché l'elirninazione delle armi nucleari richiede un procedimento lungo e complesso. Nel frattempo gli obiettivi sono due: la piena applicazione del trattato di non proliferazione e lo sviluppo delle tecnologie per lo smantellamento». Maurizio Assalto Molti consensi, mentre gli abolizionisti paiono sul punto di prevalere Parlano Glucksmann, Caligaris, Santoro, Merlini, Dassù, Fassino II «fungo» nucleare si leva da un atollo dopo l'esplosione Nelle foto piccole: in alto il «nouveau philosophe» Andre Glucksmann, in basso il generale Luigi Caligaris cleari - sottolinea MerliUsa, Russia, Cina, Gran BFrancia, che sono ora esl'impegno a non dotarsimento atomico». Dal coro si dissocia in pta Dassù, direttrice del C