Mehta: una love story di Aldo Baquis

Mehta: una love story Mehta: una love story Lungo rapporto nato nel '61 •T] TEL AVIV 11 A 35 anni il nome di Zubin Il Mehta e quello della FilarI ■ monica sono indivisibili. §L 1 «Oggi a sessant'anni sono molto diverso dal giovane direttore di orchestra approdato a Tel Aviv nel 1961 - racconta Mehta -. Da giovane, lo ammetto, ero crudele con i miei musicisti. li portavo fino alla disperazione e ho impiegato molto tempo a comprendere che in questo modo non avrei potuto estrarre il meglio da loro». «E' vero anche per i direttori d'orchestra - aggiunge Mehta quello che diceva Yasha Hefetz, che un buon violinista deve avere la forza di un boscaiolo, la concentrazione di un monaco buddista e 0 carattere della padrona di un postribolo. A questo si aggiunga però la necessità per un direttore di conoscere intimamente la musica di quattrocento anni». Riandando col pensiero al passato, Mehta rimpiange il fallito tentativo di «riabilitare» la musica di Wagner agli occhi del pubblico israeliano, che ancora la identifica con l'ideologia nazista: «Quella di Wagner è una questione molto delicata. Nel 1981 andavo troppo in fretta quando cercavo di rompere quel tabù. Poi ho parlato con Léonard Bernstein, gli ho offerto di di¬ rigere lui Wagner, in quanto ebreo, ma si è rifiutato. Mi sono rivolto anche a Barenboiin che ha fatto alcune prove aperte al pubblico, ma non un concerto». «Vienna è la mia capitale culturale - spiega il maestro -, Los Angeles è la mia casa, l'India il mio punto di riferimento per quanto riguarda il cibo, la famiglia e la filosofia». E Israele? «E' la mia lovestory», risponde. Aldo Baquis

Persone citate: Léonard Bernstein, Mehta, Zubin

Luoghi citati: India, Israele, Los Angeles, Tel Aviv, Vienna