«Monarchia a rischio » di F. Gal.
Monarchia a rischio Monarchia a rischio » Sondaggi e dibattito in tv fanno tremare la Corona LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Inghilterra volta le spalle alla monarchia, ma pei- ora a piccoli passi. Appena tornato dalle vacanze sulla neve a Klosters, il principe Carlo si è scontrato ieri sera con un programma-dibattito della televisione indipendente, l'«ltv», che il pubblico attendeva con interesse e la famiglia reale con qualche apprensione; un dibattito sul pre| sente e soprattutto sul futuro della monarchia. Il voto telefonico, attraverso 14 mila linee che hanno raccolto oltre due milioni di voti, è stato di due a uno per la corona; 66 percento di si e 34 di no. Su base regionale, solo la Scozia ha votato contro. La monarchia vince, ma fra molta delusione, al termine di un dibattito con momenti roventi. E' stato uno scontro frontale fra monarchici e repubblicani, punteggiato dai risultati di un sondaggio eseguito nei giorni scorsi: con il 48 percento degli interpellati, per esempio, convinti che la monarchia non sopravviverà altri 50 anni; il 52 percento preoccupato che i soldi per la famiglia reale non siano ben spesi; addirittura 1'83 percento incapace di elencare tre motivi per cui i reali siano utili al Paese; il 69 percento favorevole a un referendum. E in sala, fra i 3000 ospiti al palazzo delle esposizioni di Birmingham, un quasi unanime no alla presenza di Camilla sulla scena reale. «Come qualsiasi altro sondaggio - ha detto un portavoce di palazzo del voto telefonico - i risultati saranno notati ma non commentati». Annunciato come «il più probanti; tesi dell'opinione pubblica sul futuro della monarchia*, il programma ha visto la partecipazione di alcuni fra i più noti «repubblicani» inglesi: Stephen Haseler, presidente del gruppo di pressione Republic, secondo cui «il pubblico vuole scegliere il suo capo dello Stato» e re Carlo 111 «spaccherà il Paese»; l'ex direttore del «Sunday Times» Andrew Neil, critico di un'Inghilterra in cui «ricchezza, potere e posizione sono ereditati anziché conquistati». Non sono mancati, sovente zittiti da un pubblico non sempre rispettoso dell'opinione altrui, i paladini di Elisabetta e della sua famiglia. Primo fra tutti lo scrittore Frederick Forsyth, che non ha esitato a usare modi bruschi e parole non proprio da educande a sostegno della propria tesi. «Vogliamo essere cittadini e non sudditi», vociava la «zia» di tanti cuori solitari, Claire Rayner. «La storia è piena di reali bastardi. Ma anche di primi ministri nelle stesse condizioni. Vogliamo davvero una Jackie Omissis tra di noi?», ha replicato la storica Rosalind Miles. C'era anche un re mancato, il duca di Braganza, che ha illustrato i guai del Portogallo repubblicano. «La gente vuole la monarchia, ma una monarchia riformata», ha concluso Andrew Mortoli, l'autore del libro su Diana che diede la stura alla crisi reale. Non sono mancati tuttavia i momenti d'evasione, come quando Lord Archer - maggiorente conservatore riciclato in romanziere di grande successo - ha difeso a oltranza la monarchia («Perché cambiare dopo mille anni?»), concludendo il suo intervento con l'ipotesi che i repubblicani «dovrebbero essere tutti decapitati». Persino i condannati erano divertiti. [f. gal.]
Persone citate: Andrew Mortoli, Andrew Neil, Carlo, Claire Rayner, Frederick Forsyth, Lord Archer, Rosalind Miles, Stephen Haseler
Luoghi citati: Birmingham, Inghilterra, Londra, Portogallo, Scozia
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