Gingrich, vittoria triste: «Ho sbagliato, scusate» di Andrea Di Robilant

Newt pare indebolito da scandali e impopolarità, i repubblicani puntano sul leader del Senato Lott illli ASTRO MORENTE Newt pare indebolito da scandali e impopolarità, i repubblicani puntano sul leader del Senato Lott Gitiglieli, vittoria triste: «Ho sbagliato, scusate» Confermato alla guida della Camera: «Sono prepotente, lo so» WASHINGTON EWT Gingrich vince. Ma la vittoria è così sofferta, così minata dalle polemiche, che la leadership del paladino della «rivoluzione repubblicana» al Congresso appare molto ridimensionata. I repubblicani alla fine si sono ricompattati quanto bastava per rieleggerlo alla presidenza della Camera dei rappresentanti (216 a favore, 209 contro, 6 astenuti). Ma anche all'interno del partito molti sono ormai convinti che la stella del loro capo sia ormai tramontata. Gingrich ha cercato di dare nuova linfa alla sua leadership nel discorso di accettazione, mostrandosi decisamente più contrito che in passato: «Se sono stato troppo sfrontato, troppo sicuro di me, troppo prepotente, ebbene chiedo scusa». Ma le sue scuse non basteranno da sole a far resuscitare le sue fortune politiche. La sua rielezione era rimasta incerta fino all'ultimo a causa delle ombre che ancora gravano su di lui per aver usato impropriamente alcuni fondi esentasse. Una speciale commissione della Camera deve ancora dare il suo verdetto definitivo sulle accuse che gli sono state mosse. E dunque i guai per lui non sono finiti. Di che si tratta? Gingrich ha usato soldi raccolti da alcune sue fondazioni per finanziare dei corsi di politica in televisione, da lui stesso condotti. Pare che non abbia violato alcuna legge, ma da un punto di vista etico il suo comportamento appare quanto meno dubbio. Il presidente della Camera ha già ammesso il torto, riconoscendo che avrebbe dovuto farsi consi¬ gliare meglio dai suoi avvocati. E ha chiesto scusa al partito per l'imbarazzo e l'immagine poco edificante che ha creato. Ma il declino di Gingrich, eletto presidente della Camera due anni fa dopo aver portato i repubblicani a conquistare la Camera per la pri¬ ma volta in quarantanni, era cominciato prima che emergessero quelle accuse specifiche. Per un paradosso che i democratici non cessano di sottolineare, fu proprio Gingrich a imporre, a cavallo tra gli Anni Ottanta e gli Anni Novanta, un codice di comportamento più trasparente e moralmente rispettabile alla Camera. La sua ascesa fu irresistibile e due anni fa era così potente da dare l'impressione che lui, e non Clinton, avesse in mano l'agenda politica del Paese. Ma proprio allora, dicono gli osservatori politici americani, cominciò il suo declino. Spavaldeggiò, sopravvalutò la sua forza, trascinò il Congresso su posizioni estreme che non avevano il sostegno dell'opinione pubblica americana. La svolta venne un anno fa, con il braccio di ferro con Bill Clinton sul bilancio che portò addirittura alla chiusura temporanea del governo federale. L'estremismo di Gingrich, la sua scarsa propensione al compromesso, cominciarono a preoccupare la componente più moderata del partito. L'impopolarità del personaggio cresceva ancora più rapidamente nell'elettorato. Tanto che alla vigilia del voto di ieri, un sondaggio condotto dalla Cnn e da Usa Today dava risultati per certi versi sorprendenti: il 51 per cento degli elettori americani era contrario alla rielezione di Gingrich alla presidenza della Camera. Non solo: interrogati su chi, tra Clinton e Gingrich, avesse un senso morale più alto, il 52 per cento di tutti gli interpellati (democratici e repubblicani) rispondeva Clinton e solo il 27 per cento Gingrich. Alla luce della reputazione del Presidente e delle indagini di cui è ancora oggetto, l'esito del sondaggio appare ancora più umiliante. Non è un caso, dunque, che molti prevedono uno spostamento del potere legislativo dalla Camera al Senato, dal rappresentante Gingrich al senatore Trent Lott, leader dei repubblicani alla Camera Alta. Lott è un moderato, un uomo di compromesso, e probabilmente più adatto a trovare un'intesa pragmatica con i democratici e con la Casa Bianca. Andrea di Robilant Newt Gingrich è stato riconfermato alla guida della Camera ma la sua «rivoluzione conservatrice» pare essersi inceppata

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