Belgrado, la resa della polizia di Milosevic

La gente dice agli agenti in assetto antisommossa: «Cristo è nato», e loro arretrano in auto sulla folla La gente dice agli agenti in assetto antisommossa: «Cristo è nato», e loro arretrano in auto sulla folla Belgrado, la resa della polizia di Milosevic Gli agenti fraternizzano con la folla BELGRADO NOSTRO SERVIZIO «Ritiratevi e lasciateci passare», ha urlato ieri il tribuno dell'opposizione Vuk Draskovic rivolto alle centinaia di agenti di polizia che, in assetto antisommossa, avevano circondato la centrale piazza della Repubblica dove si stava svolgendo il cinquantesimo corteo consecutivo per protestare contro la frode elettorale del governo nelle comunali di due mesi fa. «Hristos se rodi» (Cristo è nato) ha detto Draskovic e il comandante della polizia ha risposto «vaistinu se rodi» (sicuramente è nato) poi i poliziotti hanno aperto un varco per lasciar passare i dimostranti. Molti manifestanti hanno fatto gli auguri ai poliziotti abbracciandoli: così ieri è stato celebrato nel modo più pacifico, a Belgrado, il Natale ortodosso. Draskovic aveva accusato il regime di aver ordinato alla polizia di scendere in piazza anche il giorno di Natale «una cosa che nemmeno Tito aveva mai fatto. Nessuno aveva mai offeso così la cristianità dei serbi». Ma, come si è visto, la polizia ha rifiutato il ruolo e da questo momento in avanti è davvero difficile prevedere quali sviluppi possa assumere il braccio di ferro in corso nella capitale serba. E dopo il caos nelle strade di Belgrado, dove migliaia di automobili hanno bloccato il traffico cittadino, l'opposizione serba ha inventato in queste ore una nuova arma per lottare contro il potere: l'intasamento delle linee telefoniche. Ma soltanto quelle ufficiali. Al termine delle feste per il Natale ortodosso pubblicheranno una lista con i numeri telefonici di tutti i ministeri e degli uffici pubblici della capitale. Dopo di che gli abitanti di Belgrado saranno invitati a telefonare più volte al giorno, con una cadenza regolare, ai vari centralini in modo tale da renderli del tutto inoperativi. L'idea è quella di disturbare ancora una volta il regime, bloccando la burocrazia del partito al potere. Se dovesse telefonare soltanto la metà dei manifestanti che da più di un mese e mezzo protestano nelle strade di Belgrado, i telefoni ufficiali della città andrebbero definitivamente in tilt. Nella processione di lunedì notte, alla vigilia del Natale ortodosso, 300 mila persone hanno infatti seguito il corteo guidato dai sacerdoti che hanno celebrato la messa di mezzanotte insieme al patriarca Pavle. Ed una marea di gente è ritornata in piazza anche ieri malgrado le festività religiose. La radio B 92 ha annunciato che durante la notte una bomba è esplosa davanti alla sede del Jul (la sinistra jugoslava unita), il partito comunista capeggiato dalla moglie del pre¬ sidente serbo Mirjana Markovic. Ma a detta dei leader dell'opposizione si tratta di una messa in scena. «Si tratta di un autoattentato» ha dichiarato Vuk Draskovic, capo del partito del rinnovamento serbo. «Hanno messo l'esplosivo loro stessi per incolpare l'opposizione e metterci in cattiva luce». Finora i manifestanti della coalizione «Zajedno» hanno infatti evitato ogni forma di violenza. «La situazione in Serbia rimane insicura» ha detto il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel che ha invitato ancora una volta il presidente serbo a riconoscere tutti i risultati delle elezioni amministrative dello scorso 17 novembre. «Una gran parte dell'industria e delle infrastrutture serba dipendono dalle consegne dei prodotti della Germania. Se questa consegna venisse a mancare l'economia jugoslava potrebbe esserne duramente danneggiata» ha precisato Kinkel, alludendo senza mezzi termini alla possibilità d'introdurre nuove sanzioni economiche contro Belgrado. Ingrid Badurina Débàcle per il regime nel giorno del Natale ortodosso Dopo le strade l'opposizione vuole intasare i telefoni La polizia incomincia a cedere di fronte ai manifestanti di Belgrado

Persone citate: Draskovic, Kinkel, Klaus Kinkel, Milosevic, Mirjana Markovic, Vuk Draskovic

Luoghi citati: Belgrado, Germania, Serbia