«Guerra fredda» tra forzisti e An
7 Si teme che si ripeta il «caso Maccanico» per l'indecisionismo di Fini «Guerra fredda» Ira forasti e An Oggi rientra Berlusconi: troverà una soluzione? ROMA. I senatori di Forza Italia hanno già trovato occasione di parlarne tutti insieme, i deputati non aspettano altro che il rientro, previsto per oggi, di Silvio Berlusconi. Oggetto di tanta attenzione, Gianfranco Fini. E girando per gli umori del Palazzo, si vede che tanto più le posizioni del leader di Alleanza Nazionale si fanno pungenti e aggressive, tanto più salgono in superficie i malumori che i forzisti nutrono nei confronti del loro alleato principe. Sotto accusa, le posizioni giustizialiste, l'antigarantismo e il dipietrismo che non piace a Parenti e Maiolo. Le quali si esprimono in toni quasi giacobini, cercando di spingere Berlusconi a richiamare all'ordine il sodale di coalizione Fini. E se giorno dopo giorno Giuliano Ferrara, pugno di ferro in guanto di velluto, continuerà a tenere Fini in punta di spada con i suoi fondi sul Foglio, se Enrico La Loggia esprime le sue opinioni con tatto, Giorgio Rebuffa per infilzare Fini precisa punto per punto le tappe delle riforme istituzionali. I professori di Forza Italia, soprattutto, rimproverano Fini come un allievo che ancora non ha appreso la lezione. Che desse, insomma, più ascolto a Fisichella, e meno al falco Gasparri. Perché poi, il terreno di confronto è apparentemente quello dei grandi temi, e quale tema più grande può avere la politica se non quello di riformare se stessa? Ufficialmente, i colonnelli di Berlusconi non smascherano l'alleato di Alleanza Na¬ zionale. Enrico La Loggia, potente capogruppo al Senato, punta sulla sostanza. «E questa non è nella scelta tra Bicamerale o Costituente, ma che si voglia o meno il presidenzialismo, e quell'ampio decentramento dello Stato che qualcuno chiama ancora federalismo». Ma poi, significativamente, aggiunge: «Per caso, a Fini risulta che qualcuno dentro Forza Italia abbia cambiato opinione in materia?». Un modo elegante, e felpato, per dire che non si capisce tanto attendismo, e perché mai Firn bacchetti qua e là la politica del Polo. Perché gli uomini di An, a cominciare da Gasparri e Storace, hanno chiesto «più democrazia» all'interno del Polo, e cioè che siano i deputati in prima persona, e non solo i vertici a discutere delle riforme che verranno. E La Loggia, di nuovo retoricamente, si chiede: «Cosa mai potrebbe decidere una simile assemblea, se non qualcosa su cui ci sia già accordo tra Forza Italia e An?». Nel giro di giostra della politica che cambia, della politica centripeta in senso letterale, «laddove tutti hanno voglia di centro, anche quelli di An, che non se lo possono permettere» - come dice Tiziana Parenti - l'assoluto indecisionismo finiano sembra inevitabile. Questa è una scusante per Saverio Vertone, uno dei professori di Forza Italia che si dice sia schierato lievemente più a destra dei suoi colleghi: «Consiglierei a Fini di rendersi conto che ad An farebbe solo bene partecipare alla Bicamerale, una formidabile occasione per annusarsi con altre forze politiche, per proseguire nel cammino di legittimazione della destra storica. Se non lo fa, ha come unica scusante la generale confusione politica, e il proprio spavento per l'abbraccio bicamerale tra Forza Italia e il pds, un'aggregazione momentanea, e indispensabile per mantenere la sopravvivenza di un Paese allo sbando». Ma se Vertone non se la sente di sparare su Firn, e si sa che invece Lucio Colletti, ancora in ferie natalizie, si è espresso con maggiore durezza, è ancora Parenti a sparare alto. «L'indecisione di Fini ha spinto il Polo alle elezioni in un momento in cui non poteva che perderle. Fini continua a stare in una situazione di non chiarezza che giova ad Alleanza Nazionale nell'esatta misura in cui nuoce a Forza Italia». Il riferimento, per quel che riguarda la passata cronaca politica, è a un analogo atteggiamento che Fini tenne davanti al tentativo Maccanico di mettere insieme quella che a Vertone richiama la Grosse koalition tedesca. Anche in quell'occasione, giusto un anno fa, Fini tentennò, e poi affossò il governo di coalizione pds-Forza Italia tentato da Maccanico. Tutti si au- gurano che Forza Italia sia in grado di «dare un'accelerata» ad An, che ci sia un prossimo chiarimento Berlusconi-Fini. «Ma certo - aggiunge Parenti - non sarà facile, perché Fini è capo di un partito diviso. Ed ha, per giunta, un chiaro problema di visibilità personale, che cerca di recuperare proprio a danno di Berlusconi». Si capisce che lo sdoganamento deve forse sembrare un processo incompiuto al Cavaliere, che pure ne fu l'artefice. «Vogliamo parlare dei detriti storici che An si porta appresso? La destra sociale, statalista e antimoderna per antonomasia II vetero-giustizialismo, il dipietrismo spinto sono solo malattie moderne degli ex missini» dice Tiziana Maiolo. Insomma, la strada è lunga. E tra Fini e Berlusconi, nella settimana che viene, non saranno rose e fiori. Antonella Rampino «Io e Mario Segni raccatteremo il potere nelle piazze attraverso la sovranità popolare» are rato, da La to, chiesto «più democrazia» all'interno del Polo, e cioè che siano i deputati in prima persona, e non solo i vertici a discutere delle riforme che verranno. E La Loggia, di nuovo retoricamente, si Bicamerale, unaper annusarsi coper proseguire nzione della destracome unica scusane politica, e il pbraccio bicamerA sinistra il leader del Polo Silvio Berlusconi A destra l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga II leader della Quercia Massimo D'Alema: è il candidato più autorevole alla presidenza della commissione bicamerale A sinistra il leader del Polo Silvio Berlusconi A destra l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga
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