Bicamerale, Fini alza il tiro nel Polo

«Non decide il solito vertice in casa di Berlusconi ma un'assemblea dei nostri parlamentari» «Non decide il solito vertice in casa di Berlusconi ma un'assemblea dei nostri parlamentari» Bicamerale/ Fini alza il tiro nel Poto Cossiga a Milano farà un appello al Cavaliere ROMA. Su Silvio Berlusconi si sta stringendo la tenaglia. Da una parte Gianfranco Fini chiede che sulla Bicamerale non decida il solito vertice in casa del Cavaliere, ma un'assemblea di «base» di tutti i parlamentari del Polo. Dall'altra parte della tenaglia ecco una novità - Francesco Cossiga si prepara a fare in piazza un appello pro-Costituente. Mario Segni ha convinto il suo vecchio amico Cossiga a vincere la propria ritrosia e sabato prossimo a Milano sarà l'ex Presidente della Repubblica a chiedere a Berlusconi di sposare con convinzione la causa della Costituente. E così, a dieci giorni dal voto del Senato sulla Bicamerale, all'interno del Polo si sta preparando il più aspro scontro mai combattuto in tre anni, una contesa pari soltanto a quella che si consumò un anno fa tra Massimo Fini e Silvio Berlusconi prima di far affondare il tentativo-Maccanico. La novità dell'ultima ora è la sortita di Fini: oltre a motivare la sua avversione alla Bicamerale («D'Alema ci chiede una doppia rinuncia: alla Costituente e al presidenzialismo»), il presidente di Alleanza nazionale, in un'intervista al Tg2, ieri mattina aveva proposto di affidare la delicatissima scelta ad un'assemblea di parlamentari. Una proposta che è meno neutra di quanto appaia. Mentre l'ennesimo vertice tra leader difficilmente potrebbe concludersi con la plateale sconfessione di uno dei due contendenti, assai più incerto sarebbe lo scenario di un'assemblea di «base», tanto più che la truppa degli antiBicamerale sfiora la maggioranza assoluta: An conta su centotrentanove tra deputati e senatori, che aggiunti ai trentatré ccd e ad una decina di «cani sciolti» di Forza Italia portano la quota dei nemici dell'«incucio» a quota 180185, mentre tra i filo-Bicamerale si possono contare 160165 parlamentari di Forza Italia (su un totale di centosettanta forzisti) più i ventidue cdu. Totale: 180-185, la stessa quota degli avversari. Estremamente difficile che si arrivi ad una conta, ma quella dell'assemblea senza rete dei parlamentari è una strada insidiosa e infatti da Forza Italia si è immediatamente alzata la contraerea. «Fini dice delle cose sensate - sostiene il vicepresidente dei deputati di Forza Italia Giorgio Rebuffa - ed è giusto che la decisione sulla Bicamerale sia legittimata dai gruppi parlamentari. Ma occorre andare ai gruppi con una proposta del gruppo dirigente, dopo uno o due vertici...». Anche Clemente Mastella, presidente del ccd, ironizza sulla proposta di Fini: «Niente happening sessantottini...». Viste quelle reazioni, in serata Fini ha deciso di controreplicare ai suoi critici, smussando un po' la sua proposta: «Io non escludo la Bicamerale, ma chiedo di dibattere serenamente in un'assemblea, dopo il vertice del Polo, lo stato delle riforme e gli strumenti per attuarle». C'è gran movimento nel Polo e anche dentro i partiti: nel ccd, per esempio, Mastella embra avere sposato il progetto del Grande Centro e del erzo polo che tagli fuori An, mentre Casini e D'Onofrio restano bipolaristi e si trovano atticamente d'accordo con Fini: «Chi vuole oggi la Bicamerale - scrive Francesco D'Onofrio in un articolo su II Tempo - temo che lo faccia non per le riforme, ma per qualche altro menu: chi per consacrare l'egemonia del pds, chi per sancire la natura consolare della politica itaiana». E D'Onofrio rilancia la sua proposta: la riforma costituzionale si faccia con lo stru- mento previsto dalla Costituzione stessa: l'articolo 138. E nel giro di poche ore la proposta D'Onofrio è rapidamente lievitata. Per la prima volta non viene scartata da Leopoldo Elia, il «regista» della politica istituzionale del ppi e neanche da Giovanni Alemanno, leader della corrente «sociale» di An: «L'invito di D'Onofrio a non entrare nella Bicamerale né in ginocchio né bendati sconvolge tutti gli schemi precostituiti». Una soluzione, la riforma della Costituzione per via ordinaria, che non piace né a D'Alema né a Berlusconi, ma finisce per riprendere quota come subordinata alla Bica- merale, visto che lo stesso D'Alema non l'ha esclusa, sia pure come extrema ratio. E Berlusconi? Per ora tace, ma in compenso parla Rocco But- tiglione: «Fini è giustamente preoccupato, ma anche se la destra democratica è importante, ma non fino al punto di dettare legge...». E così, almeno per una volta, chi si trova d'accordo con D'Alema e Berlusconi è Romano Prodi: «La Bicamerale è la strada per le riforme», dice il presidente del Consiglio, nella speranza che la Bicamerale si trasformi in un altro puntello per il suo governo. [f. m.] Il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini

Luoghi citati: Milano, Roma