La storia con uno spartito di Raffaella Silipo
la storia con uno spartito la storia con uno spartito Colonna sonora d'Italia, da Verdi a Nono emozionante fuori programma. Soprattutto, Verdi resta il miglior interprete delle emozioni del Risorgimento, e non a caso Luchino Visconti aveva scelto il Trovatore come sfondo dei moti nel suo Senso: emozioni che vanno dalla lotta per la libertà dei siciliani contro l'invasore francese nei Vespri, al trionfo della marcia di Aida, «perché l'Italia finalmente si svegli», sintetizzava un sondaggio tempo fa. Abbado ha scelto poi, per concludere, il Te Deum: forse un richiamo all'anima cattolica del Paese. A Verdi, Abbado accosta il Rossini del Guglielmo Teli: potrebbe piacere ai leghisti, perché si tratta di un eroe «alpino» che lotta per la libertà della sua nazione, e accanto ai Vespri siciliani traccia un ideale legame tra Nord e Sud della Penisola. Mentre la Fantasia Corale di Beethoven, esaltando la fratellanza ol¬ tre i confini, pare ammonire che la storia d'Italia non può essere disgiunta da quella d'Europa. Ma è il Canto sospeso di Luigi Nono la vera innovazione di Abbado: il brano è tratto da Lettere di condannati a morte della Resistenza e il direttore con questa scelta ha disegnato un parallelo tra Resistenza e Risorgimento, tra nascita dell'Italia e della Repubblica, e nel contempo ha fatto un omaggio al compositore, per la prima volta eseguito in diretta sulla Rai. Chi manca, dalla storia musicale patria? Manca Puccini, che per il compianto Andrea Barbato rappresentava «meglio di tutti l'unità nazionale». Manca Bellini, che con i suoi Puritani ha tratteggiato mirabilmente il profilo di chi muore per la libertà. Ma soprattutto il grande assente nel concerto di ieri era l'Inno di Mameli. Povero Fratelli d'Ita¬ lia, così poco amato, adottato «provvisoriamente» come inno nazionale nel 1946, quando il passaggio dalla monarchia alla Repubblica rese obbligata l'archiviazione della Marcia Reale. Povero Fratelli d'Italia distorto dai sintonizzatori di Luca Carboni, trasformato in karaoke tassato dalla Siae. Oltre a Mameli, pur facendo le debite proporzioni, ieri mancava un tassello che unisse, all'Italia del Risorgimento e della Resistenza, l'Italia tormentata di oggi. Mirabilmente, anche se non sinfonicamente, cantata da Francesco De Gregori: «Viva l'Italia, l'Italia che lavora, l'Italia che si dispera e l'Italia che s'innamora, l'Italia metà dovere e metà fortuna... l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l'Italia, l'Italia che resiste». Raffaella Silipo
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