Sui pentiti torna il braccio di ferro

11 La Parenti: «Abbandonate le famiglie delle vittime». Scarcerazioni bloccate al processo per via D'Amelio Sui pentiti torna il braccio di ferro Prodi: dalla vedova di mafia una testimonianza toccante ROMA DALLA REDAZIONE Il dolore e l'indignazione gridati in un'aula di giustizia da Concetta Mauro Martinez Montinaro, vedova del capo-scorta di Giovanni Falcone, riaccendono il dibattito e le polemiche sui pentiti. Il presidente del Consiglio Romani Prodi dice che la testimonianza della donna «è davvero toccante e chiaramente colpisce. Ma i ministri dell'Interno e della Giustizia hanno già sottolineato da un lato l'importanza che hanno avuto molti testimoni, e dall'altro la necessità di essere molto attenti alle spese e ai benefici che vengono loro dati». Prodi non si nasconde il problema: «Esistono degli equilibri che devonio essere rispettati, e che in molti casi non sono stati rispettati». Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia, ricorda che i collaboratori di giustizia «non sono serviti solo ad indicare gli autori di delitti passati, ma anche a prevedere morti e lutti futuri; quando fanno scoprire arsenali di armi ed esplosivi, o rivelano progetti di attentati in corso, o fanno arrestare dei killer, contribuiscono ad evitare nuovi lutti»: per Vigna le parole di Concetta Montinaro «sono estremamente comprensibili sotto il profilo umano», ma bisogna ricordare che se a chi si pente «non si assicura la vita e il sostentamento, non avrebbero collaboratori, ma soltanto morti per vendetta di mafia». E il procuratore agginto di Palermo, Guiodo Lo Forte, ricorda: «Abbiamo le prove che Cosa Nostra non dimentica mai chi ha violato il ordine, ha emesso una condanna a morte che prima o poi dev'essere eseguita». Ma il neo-presidente della commissione antimafia, Ottaviano Del Turco, insiste: bisogna trovare «una via di mezzo tra il carcere molto duro e la libertà dorata», mentre il senatore del pds Pino Arlacchi - in polemica con polemiche sempre uguali a se stesse, che si rinnovano periodicamente - dice di essere stanco di ripetere cose già dette: «Non aggiungo altro». La commissione antimafia, comunque, discuterà del problema pentiti da giovedì 9 gennaio. Giulio Andreotti, che con le dichiarazioni di una decina di pentiti deve fare i conti nel processo dove è imputato per associazione mafiosa, intervistato dal Tg3, auspica «una grande selezione» tra i collaboratori, e sostiene che «anche la gestione economica dei pentiti dev'essere più limpida e corretta». Un intervento per «migliorare e perfezionare le norme» su questa materia è «doveroso» anche secondo Pietro Folena, responsabile del pds per i problemi della Giustizia. Sul fronte dell'opposizione, la nuova polemica è un pretesto, per Fihppo Mancuso, per attaccare il presidente della Camera Luciano Violante: «Ha fatto del pentitismo la profezia della verità giudiziaria». Per l'ex-ministro della Giustizia «dobbiamo sentirci disonorati da uno Stato che agisce così, non c'è che da piangere e indignarsi insieme alla vedova». E Tiziana Parenti rincara la dose: «Le famiglie delle vittime vengono abbandonate, e tutto questo per premiare autori di misfatti che lo Stato dovrebbe essere in grado di scoprire da solo». I probeimi del contrasto alla mafia nelle aule di giustizia non si fermano, però, alla gestione dei pentiti. Ieri i pubblici ministeri del processo di Caltanissetta contro i presunti responsabili della strage di via D'Amelio, dove morirono il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, hanno chiesto e ottenuto il «congelamento» dei termini di custodia cautelare per evitare la scarcerazione di tre dei diciotto imputati. «Senza le confessioni nessuno avrebbe mai pagato per quello che è stato fatto alle famiglie» Accanto: Teresa Principato, procuratore aggiunto alla procura di Palermo

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