«Polo e Ulivo, indifferenza vergognosa» di R. I.

Referendum, i riformatori attaccano alla vigilia della decisione della Corte Costituzionale Referendum, i riformatori attaccano alla vigilia della decisione della Corte Costituzionale «Polo e Ulivo, indifferenza vergognosa» Pannella: anche sulla Bicamerale decida ilpopolo ROMA. «C'è da essere sdegnati, e lo sono. 0 sono gonzi, o ci trattano come gonzi». Alla vigilia della decisione della Consulta sui referendum Marco Pannella interviene con la consueta vis polemica nel dibattito sulle riforme. «E' vergognoso che il Polo faccia finta d'occuparsi d'altro e non della sola cosa che conti davvero: che sia il popolo a pronunciarsi sui risultati della Bicamerale». «Chiedono garanzie - continua Pannella -. Quali? Sullo svolgimento del congresso pds? Sugli sviluppi interni ed esterni dell'Ulivo? Ed essi stessi, sono sicuri di poterle dare? Voglio vedere i Rebuffa, se Berlusconi cambia idee, o interessi. Quando il pds avrà intascato la Bicamerale senza appello perché mai e di chi dovrebbe aver riguardi? L'essenziale, per l'Ulivo, cioè per lo schieramento conservatore, è strappare la garanzia oligarchica come condizione della politica del regime. Diffida, come sempre, di coloro che pretende di rappresentare e difendere. Quanto a Fini, ha risposto abilmente a D'Alema. Ma, se continua a frenare, se molla sulla Bicamerale o sull'inciucio, Rauti e Bossi già ringraziano. Noi no, perché alla politica del tanto peggio tanto meglio non ci stiamo. E non siamo affatto lieti che il carciofo detto Polo fra poco non avrà più foglie da offrire alla voracità dell'Ulivo o, piuttosto, di D'Alema». Intanto, alla vigilia della decisione sui trenta referendum, è in corso uno scontro sotterraneo all'interno della Consulta. Qualche giudice avrebbe voluto una discussione approfondita per ogni proposta, altri invece avrebbero voluto liquidare la questione in un'unica camera di consiglio domani. E' stata poi varata una linea di compromesso: ogni referendum avrà un'udienza di 20 minuti. Un tempo davvero ridotto, che Pannella definisce «un modo per trasformare la decisione in un plotone d'esecuzione». C'è scontento anche tra gli avvocati che fanno parte dei collegi di difesa dei referendum (tra cui spiccano i nomi di Giovanni Motzo, Vincenzo Zeno Zenkovich, Giulio Tremonti, Gaetano Pecorella). Pare che qualcuno addirittura minacci di abbandonare la difesa, ritenendo il tempo insufficiente. Sui trenta referendum è dibatti¬ to anche all'interno di Polo e Ulivo. Pds, An e ccd si dicono a favore dell'introduzione dell'istituto del referendum propositivo anche per riportare l'uso del referendum abrogativo a un livello «fisiologico». Prc sostiene che 30 referendum sono troppi, i verdi invitano i cittadini a far fallire la consultazione con l'astensione e propongono di modificare la Costituzione introducendo un limite temporale per il Parlamento entro cui esaminare le proposte di legge di iniziativa popolare. Da più parti si sollecita una revisione della legge sui referendum chiedendo un innalzamento del numero delle firme richiesto, ora mezzo milione. Antonio Soda (sinistra democratica) si pronuncia per l'ammissibilità dei referendum per l'abolizione della quota proporzionale, come Giorgio Rebuffa di Forza Italia. Per il verde Paissan «di fronte all'abuso di questi 30 referendum rimane una cosa da fare: far fallire questa consultazione, mandarla all'aria con l'astensione dal voto». Paissan ha anche proposto che venga riformulato il criterio su come «confezionare i pacchetti di quesiti». «Preferisco avere tre voti in im anno su tre gruppi di que¬ stioni, che non un voto su 10-15 quesiti diversi». Per quanto riguarda il finanziamento ai partiti, tutti gli esponenti si sono detti favorevoli alla legge votata a stragrande maggioranza dal Parlamento, ad eccezione di Paissan, per cui «esiste un problema di merito, che riguarda il primo anno di applicazione della legge. In base al provvedimento infatti, per il '97 è previsto un finanziamento dello Stato di 160 miliardi ai partiti». Marco Taradash (Fi) lega la questione dei referendum a quella sulla Bicamerale, affermando che «comincia a chiarirsi il compito della Bicamerale: rendere praticamente impossibile l'istituto del referendum». Ernesto Caccavale, eurodeputato di Forza Italia, lamenta il «riserbo dei maggiori esponenti azzurri, a cominciare da Berlusconi, che pure fu determinante nella raccolta delle firme, sul valore di questi referendum». Per Nando Dalla Chiesa «se si presenterà agli italiani un numero sproporzionato di quesiti, inviteremo i cittadini a non votare. Io sono favorevole al referendum propositivo». «Se aumentare il numero delle firme è la loro unica preoccupazione - replica Pannella - rispondo che ci sarebbero almeno 10 modifiche da fare. D'altra parte la riflessione dei partiti non ha neanche il peso dell'originalità e queste proposte confermano la continuità e la qualità i di quest'ammucchiata». [r. i.]

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