Riforme, il dilemma delle tre «vie»

Divisioni e consensi trasversali nei due schieramenti su Bicamerale, Costituente e articolo 138 Divisioni e consensi trasversali nei due schieramenti su Bicamerale, Costituente e articolo 138 Riforme/ il dilemma delle tre «vie» E con i 30 referendum tutto rischia di complicarsi ROMA. Bicamerale, Costituente, articolo 138. Per le riforme istituzionali, nonostante si sia riacceso il dibattito con ondate di dichiarazioni e polemiche, restano ferme e valide tutte e tre le ipotesi. Il centro-destra, ma non Berlusconi, continua a considerare prioritaria la via della Costituente, l'assemblea eletta direttamente dai cittadini, alla quale spetterebbe mettere mano all'ingegneria costituzionale della seconda Repubblica. Il centrosinistra continua a privilegiare la Bicamerale, cioè una commissione bilaterale, maggioranza più opposizione, di onorevoli ingegneri istituzionali: avrebbe il vantaggio di non costituirsi come un «parlamento parallelo», perché questo di fatto sarebbe la Costituente. Ma avrebbe lo svantaggio, per dirla con Filippo Mancuso, di essere «una stanza nella quale al mattino si litiga sull'ordinaria amministrazione del Paese, e al pomeriggio bisogna andare d'accordo per riscriverne le regole». Poi, a briglia sciolta, coloro che ritengono che la Costituzione contenga già in sé, nell'articolo 138, le modalità con le quali riformarsi. I se- JSl guaci di questa soluzione sono accusati di essere i più restii a una vera innovazione. Ma il punto, e per questo il dibattito politico risulta così confuso, è che queste tre diverse vie al- la riforma istituzionale tagliano trasversalmente gli schieramenti, e finiscono per ridefinirli. Non a caso, nel centrodestra, molti deputati hanno chiesto un'assemblea sul tema: l'idea è di un falco come Maurizio Gasparri. E' evidente che una tale assemblea sminuirebbe i vertici di partito e di schieramento. Dentro Alleanza Nazionale, ufficialmente tutta schierata sulla linea di Fini, proCostituente, le posizioni sono molto diverse. Non solo Alemanno, capo della corrente della cosiddetta «destra sociale», e Domenico Fisichella, il filosofo e costituzionalista della nuova destra, auspicherebbero una partecipazione alla Bicamerale, perché essa offrirebbe ad An un'ulte- riore occasione di legittimazione. «Resto convinto che la Bicamerale sia la strada da tentare, ma anche io come Fini reputo pregiudiziale la questione dell'Unità del Polo: il Polo deve entrare unitariamente neUa Bicamerale, oppure unitariamente decidere di non entrare». E anche Francesco Storace, ieri, ha invitato tutti i dirigenti del Polo a riuniti. Alleanza Nazionale s'incontrerà già sabato prossimo con la propria direzione, e sarebbe bene, dice Storace, «che anche nel Polo intero si affermasse questa nuova metodo¬ logia, proporre e non imporre, discutere e non bacchettare, decidere e non comandare». Un modo come un altro per spingere Fini a non farsi «irretire» da Berlusconi. Più complessa e sfumata la situazione interna a Forza Italia, destinata a restare tale finché Berlusconi non tornerà dalle vacanze ai Caraibi con moglie e figli, sciogliendo il dubbio sulle sue convinzioni. Gettando il cuore oltre l'ostacolo, ieri Giorgio Rebuffa di Forza Italia ha posto un problema diverso. Il problema, ha detto Rebuffa duronte un dibatti¬ to a Radio Radicale con Antonio Soda del pds, «è se il pds ha il coraggio e la forza di affermare il principio dell'elezione diretta dell'esecutivo»: insomma, un anticipo di dibattito da Bicamerale. Sul Polo, e i suoi tentennamenti tra Bicamerale e Costituente, ha sparato ieri Marco Pannella: «Il Polo è come un carciofo che tra breve non avrà più foglie da offrire alla voracità dell'Ulivo», ha detto. E pensava proprio alle parole di Rebuffa, che hanno fatto infuriare l'ex leader del partito radicale, per il quale è «vergogno- so» che il Polo non si sia ancora pronunciato con chiarezza. «Fini, poi, continua a fare il frenatore ha insistito Pannella - se molla sulla Bicamerale fa un favore a Rauti e Bossi». Il punto è anche che la Bicamerale s'incrocia con i trenta referendum. 18 di Pannella, 12 quelli «federalisti» delle Regioni, dei quali la Corte Costituzionale esaminerà l'ammissibilità nei prossimi giorni. Mentre per il 15 gennaio e previsto il voto al Senato, dopo quello favorevole già espresse alla Camera, per la Bicamerale. Marco Taradash, ex radicale e oggi deputato di Forza Italia, si è detto convinto che le date non siano casuali, «la Bicamerale finirà per affossare i referendum». E poi un altro nodo è quello del nome del presidente: Cossiga sembra tramontato, anche se Casini, che l'aveva proposto ricevendone un netto rifiuto, tornerà ad incontrarlo nei prossimi giorni. Infine, aumenta la schiera dei fan dell'articolo 138. In prima fila il costituzionalista del ecd Francesco D'Onofrio: «Intorno alla Bicamerale c'è troppa confusione. La cosa migliore e metterla da parte, andare avanti con la procedura ordinaria, e cioè il 138, e verificare poi, in itinere, se esistono possibilità di intese». Rifondazione voterà per la Bicamerale, ma Marco Rizzo, della segreteria, ha spezzato anche lui una lancia in favore del 138. [ant. ram.] ete dai tterebbe neria conda Rera contiamerale, laterale, zione, di uzionali: on costiento pa di fatto te. 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