Come investire all'estero
Chiedere l'estratto conto? E il momento di guardare oltreconfine per impegnare i propri risparmi. Sono tante le possibilità ma anche i rischi. Ecco una guida per imparare a scegliere tra le allettanti offerte del mercato Come investire all'estero GLI ultimi 18 mesi hanno visto la più forte rivalutazione della lira negli ultimi 50 anni (dopo quella del '47) e successivamente il suo rientro nello Sme. La nostra valuta ha guadagnato un buon 20% rispetto al marco e al franco svizzero e più del 30% contro lo yen. All'inizio del '95 molti italiani guardavano all'estero, come rifugio sicuro per i propri risparmi, con crescente curiosità. All'epoca era però sconsigliabile vendere lire sottovalutate per acquistare titoli in divise estere. OLTRE FRONTIERA E' invece in momenti come questo, di relativa tranquillità valutaria, che si deve guardare oltre frontiera per migliorare la qualità del proprio portafoglio. Anche perché gli investitori italiani destinano agli investimenti esteri una quota decisamente troppo bassa dei propri risparmi: su un totale di circa 3 milioni di miliardi di attività finanziarie, gli investimenti internazionali sono intorno ai 150 mila miliardi. Ovvero, soltanto il 5-6%. Questa quota è troppo bassa, e la famiglia media deve porsi il problema di incrementarla, se vuole essere più tranquilla. I titoli di Stato rendono sempre meno, mentre la Borsa italiana da alcuni anni stenta a decollare. Ma si possono trovare interessanti opportunità d'investimento all'estero? SONNI TRANQUILLI Costruire un portafoglio ben diversificato innanzitutto consente di dormire sonni molto più tranquilli rispetto a chi concentra tutti i risparmi sull'Italia. Esiste un'ampia gamma di strumenti che consentono di diversificare all'estero il portafoglio, sganciando una buona fetta dei nostri risparmi dalla volatilità legata al mercato italiano e alla lira. E'in più, tradizionalmente, offrono rendimenti interessanti. CONFRONTO Un semplice confronto storico delle perfbrmances dei principali indici azionari evidenzia come la Borsa italiana sia stata una delle peggiori nell'ultimo decennio. Mentre l'indice Comit è ancora ben sotto i massimi storici di metà '86, le principali Borse europee e quella americana hanno vissuto nello stesso tempo importanti rialzi, compensando sempre nel lungo periodo, pur tra alti e bassi, gli investitori. Considerazioni simili valgono per il passato più recente. La Borsa italiana mostra performances stentate, sia prendendo in considerazione l'anno appena finito che guardando gli ultimi 24 o 36 mesi. Germania, Gran Bretagna e soprattutto Stati Uniti hanno mostrato anche nel '96 forti rialzi, ritoccando con frequenza i massimi assoluti precedenti. MENO RISCHI Chi avesse investito all'estero negli Anni Novanta, per periodi sufficientemente lunghi, avrebbe quindi ottenuto rendimenti assai migliori rispetto al mercato azionario italiano, correndo anche rischi più contenuti (il mercato italiano è quello che mostra le più forti oscillazioni dei prezzi). Come deve fare e quanto deve pagare chi vuole acquistare titoli azionari esteri? INTERMEDIARI In linea di principio chiunque può acquistare direttamente titoli azionari quotati nei principali mercati esteri, rivolgendosi a un qualsiasi intermediario autorizzato (banca o sim). I principali istituti sono abbastanza attrezzati per offrire ai risparmiatori l'operatività sui mercati esteri con un livello di efficienza accettabile. Sui titoli più importanti e per ordini di una certa consistenza si può chiudere l'operazione* hi meno di un'ora, nel peggiore dei casi il giorno successivo. TANTI OSTACOLI Però gli ostacoli che si frappongono tra l'investitore privato e le Borse estere sono numerosi. Un primo problema è quello della scarsità di informazioni disponibili agli sportelli periferici delle banche. La consulenza è scarsissima anche sui mercati più conosciuti e sui titoli a maggiore flottante. La grande possibilità di scelta diviene così un fattore negativo, almeno per chi non ha le idee chiare. SPESE ELEVATE Né si devono sottovalutare i costi: le spese di intermediazione sono superiori a quelle necessarie per acquistare titoli italiani. I costi dell'intermediario italiano e di quello estero si sommano infatti con le spese di custodia e le commissioni valutarie. E si arriva a importi che rendono gli investimenti diretti convenienti solo a fronte di investimenti di una certa consistenza (almeno 20-30 milioni di lire), che permettano di ammortizzare le elevate spese (possono superare il 2% per importi contenuti). LA SCURE DEL FISCO Ed infine bisogna ricordare le complessità fiscali: i dividendi percepiti sono assoggettati in Italia a ritenuta d'acconto del 10% e quindi concorrono alla formazione del reddito imponibile (vanno dichiarati nel 740). Anche sulle plusvalenze si devono pagare le imposte: si può optare tra regime forfettario (1,05% del corrispetti¬ vo di cessione) e dichiarazione nel 740 (con tassazione pari al 25% dell'ammontare complessivo delle plusvalenze nette). OPPORTUNITÀ' Come ci si può orientare tra i mercati azionari esteri? E quali sono le alternative all'acquisto di singoli titoli? I mercati esteri offrono ottime opportunità, basti pensare che Piazza Affari rappresenta l'I,3% della capitalizzazione delle Borse mondiali. Piuttosto l'investitore rischia di trovarsi disorientato a fronte di tutte le alternative. L'atteggiamento di chi acquista azioni all'estero non deve essere quello del giocatore d'azzardo che vuole provare il brivido del rischio, bensì deve fare parte di una strategia che trova la sua logica nella diversificazione di portafoglio. AREE E LISTINI Perciò, più che sulle favolose performances di qualche titolo (ad esempio Coca Cola piuttosto che Sony o Philips), all'investitore converrà puntare sui singoli listini oppure sulla crescita di una determinata area geografica. Per farlo, le opportunità si suddividono in tre grandi categorie: risparmio gestito (fondi comuni e gestioni patrimoniali), prodotti a rimborso garantito del capitale (certificati di deposito od obbligazioni) indicizzati alle Borse estere, prodotti derivati (future, opzioni e warrant sugli indici). Pagine a cura di LORENZO IORI quilli rispetto a chi concentra tutti i risparmi sull'Italia. Esiste un'ampia gamma di strumenti che consentono di diversificare all'estero il portafoglio, sganciando una buona fetta dei nostri risparmi dalla volatilità legata al mercato italiano e alla lira. E'in più, tradizionalmente, offrono rendimenti interessanti. zato (banca o sim). I principali istituti sono abbastanza attrezzati per offrire ai risparmiatori l'operatività sui mercati esteri con un livello di efficienza accettabile. Sui titoli più importanti e per ordini di una certa consistenza si può chiudere l'operazione* hi meno di un'ora, nel peggiore dei casi il giorno successivo.
Persone citate: Lorenzo Iori, Philips
Luoghi citati: Germania, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti
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