«Sono anarchici della telematica »
Sono anarchici della telematica filili ii| ipip A GUERRA Sono anarchici della telematica » L'esperto: ma fermarli non è impossibile LA GUERRA DEI BITES FURTI di software, inserimento nei sistemi di virus casuali o, peggio, di «bombe logiche», cioè di particolari virus che si attivano solo al verificarsi di un evento o a date prefissate e distruggono il software o lo paralizzano utilizzandone tutte le risorse. La criminalità informatica cresce con lo svilupparsi della tecnologia e c'è il sospetto che alcuni dei 200 virus creati ogni mese nel mondo dai pirati siano messi in circolo dalle ditte che poi si offrono di bonificare i sistemi. Pirateria come business. Gianluca Moretto è il responsabile per il Piemonte dell'Associazione informatici professionisti, ente - 5 mila associati in Italia - che tende alla creazione di un albo professionale e di un codice deontologico. Che cosa dice la legge sulla criminalità informatica? «Integrando il codice penale e il codice di procedura penale, punisce, dopo anni di vuoto legislativo, chi altera, modifica o cancella un programma informatico 0 telematico. Ma si occupa anche della intercettazione o interruzione di comunicazioni telemati- che e della loro falsificazione. Più grave è considerata la frode informatica, che si verifica ogni volta in cui si arreca un danno al sistema per procurarsi un profitto. La pena è della reclusione da 6 mesi a 3 aimi e con la multa da 100 mila lire a due milioni. Ma la reclusione sale a 5 anni se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore di sistema. E' accaduto che un informatico abbia immesso mia bomba logica per poi essere chiamato a toglierla». Come colpiscono i pirati informatici? «Di certo sono persone con intelligenza superiore alla media: entrano in mille modi nelle banche dati, anche attraverso le "trap doors" (porte trappola), porticine che permettono ai sistemisti di intervenire in caso di blocco e che dovrebbero rimanere sempre chiuse. Invece o per comodità o per scopi meno leciti vengono lasciate aperte. E poi c'è chi lascia in giro le passwords o chi ha delle protezioni di livello bassissimo, violabili da chiunque abbia qualche conoscenza del sistema». Come ci si può tutelare contro la pirateria informatica? «Primo: accertarsi delle qualità non solo professionali, ma verificare anche quelle morali degli operatori. Secondo: fare una seria politica di prevenzione, identificando le risorse a rischio e tutelandole con sistemi adeguati. Terzo: adottare una politica di accreditamento degli utenti, limitando ogni operatore al suo specifico settore senza possibilità di andare oltre. Quarto: mantenere la traccia di tutte le operazioni effettuate per risalire all'autore. Se il sistema è chiuso tutto è più facile, ma se il sistema è aperto le cose si complicano: l'avvento di Internet ha incrementato certamente i rischi». Contro chi e per quali ragioni operano gli hackers? «La cultura dei pirati informatici è anarchica: alcuni agiscono contro qualsiasi organizzazione statale per mostrare la propria bravura. Ma c'è il sospetto - mai provato - che i virus nascano per vendere i sistemi "devirus". Non solo: certe "bombe logiche" sono state lasciate da dipendenti licenziati e si sono attivate mesi dopo il loro allontanamento». Gianni Bisio «Spesso agiscono con il solo scopo di mostrare a tutti la propria bravura Però c'è il sospetto che tanti virus nascano per vendere i sistemi di difesa» Gianluca Moretto è il responsabile per il Piemonte dell'Associazione informatici professionisti, ente con S mila associati in Italia che tende alla creazione di un albo professionale e di un codice deontologico
Persone citate: Gianluca Moretto, Gianni Bisio
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