La speranza è un vigile della Befana di Gian Paolo Ormezzano

Un tempo si portavano doni ai «civich», ora i torinesi aspettano un dono da loro Un tempo si portavano doni ai «civich», ora i torinesi aspettano un dono da loro La speranza è un vigile della Befana ERA una volta la Befana del vigile, intesa come Befana che portava regali ai vigili: i torinesi lasciavano panettoni attorno a quelle piattaforme sopraelevate su cui, al centro degli incroci, le «pivie» dirigevano il traffico. Poi sono diventati intelligenti i semafori - anche perché qualcuno o qualcosa che diventa intelligente ci deve pur essere, sennò è la fine -, così sono scomparsi i vigili sulle piattaforme, e ciao alla loro Befana. Qui auspichiamo per domani un vigile della Befana. Un vigile, o un suo omologo. I torinesi ormai vivono su una specie di piattaforma virtuale, intorno ad essi fluisce una città alla quale non possono comandare nulla e che molto spesso non è più la loro. Il vigile della Befana può portare minisperanze. Un vigile che per conto della Befana porti chiarezza sulle multe per i divieti di sosta, 10 centimetri fuori da una linea devono costar meno che un giorno in doppia fila. Un vigile che multi la damazza mentre costei assiste estasiata al rito della defecazione eseguito dal suo cagnolino, magari sotto i portici, ed è la stessa damazza che, se sorprende un extracomunitario che, afflitto da grave incontinenza, fa pipì contro un muro, invoca sdegnata l'intervento dei lanciafiamme. Un vigile della Befana che passi a volo radente, alla Mary Poppins (meglio una vigilessa: le torinesi poi sono mediamente le più belle d'Italia), in certi corsi di gran traffico e multi cento auto che infartano la circolazione semplicemente annotando targa e reato in un videoregistratore, i verbali verranno redatti la sera e presto quei corsi entro poco ricominceranno a respirare. Un gestore della urbanità cittadina che controlli le targhe dei clienti delle prostitute, oltre, si capisce, a controllare le prostitute: un sindaco di New York la sera leggeva (informazione, niente più) in tivù nomi e cognomi di signori e signorine fermati, mentre erano insieme, per normali lecitissimi controlli, e l'iniziativa funzionò, sinché non si decise che quel sindaco era un omosessuale frustrato, e la Grande Mela riprese a marcire. Il vigile della Befana dovrebbe anche portare, nelle case di tutti i cittadini, insieme con comunicazioni giudiziarie e bollette speciali, la soluzione del quiz dello stadio: Torino ne ha due, ne vuole altri due (vecchio Filadelfia del Toro e nuovo impianto della Juve), e la sensazione è che uno basterebbe ed avanzerebbe. Se la soluzione non c'è, almeno una scheda per un referendum: cosa da tenere, cosa da tirar giù, cosa da tirar su. Finire all'ultimo stadio può, una tantum, essere cosa buona e giusta. Gian Paolo Ormezzano n viazza stazionolii, ed e, se uni a volo Poppins le toriente le rti corsi i cento circolannotanvideoreerranno to quei nomgnorinsiemi czionòquel dio: altri ToroJuvebastla souna cosagiù,

Luoghi citati: Filadelfia, Italia, New York, Torino