LIPPI «Vaccinati contro tutto»

«E un esame decisivo» «E un esame decisivo» LIPPI «Vaccinati contro tutto» PPARMA ROVIAMOCI. I tifosi si passano parola. La neve ha sepolto le macerie di una squadra bislacca, la pioggia ha lavato le paure di una città scivolata improvvisamente alla periferia del campionato, la vittoria sul Milan ha ridato fiato alle trombe. Parma e Juventus sembrano fatti l'uno per l'altra. Il Parma deve alla Juve il battesimo in serie A, la Coppa Italia, la Coppa Uefa. La Juventus deve al Parma il decollo assoluto (e proprio qui, al Tardini, l'8 gennaio 1995, un 3-1 che scardinò le gerarchie affioranti), il timbro sul ventitreesimo scudetto, l'ultima Coppa Italia. Potessero, persino le guance cicciose del febbricitante Carletto Ancelotti si inchinerebbero, deferenti, al passaggio di Marcello Lippi: «E poi dicono che gli allenatori non contano. Confesso di essermi sbagliato, sulla Juve: senza Vialli e Ravanelli, ero sicuro che avrebbe pagato qualcosa. Viceversa, eccola già in fuga e, addirittura, campione del mondo. La chiave d'accensione non si discute, è Lippi. La sua mano, il suo eclettismo, la forza di credere nel gruppo, e di far credere al gruppo di essere il più forte: davvero, non ho parole». Della sosta, Ancelotti avrebbe fatto volentieri a meno. La squadra è in ripresa: e quello Stanic, un gladiatore. La formazione ruota intorno a due azzardi: Mussi al posto di Zé Maria, era proprio indispensabile?, e Melli al posto di Crespo. La parabola di Alessandro Melli è singolare. Un mese fa, escluso dalla rosa. Poi, promesso al Perugia. Quindi, riesumato d'urgenza per andare all'assalto di Madama. E domani, chissà: Tanzi o Gaucci? Melli, 27 anni, si racconta così: «Anch'io devo molto alla Juve. Il primo gol del Parma in serie A, contro Maifredi, il primo gol nella finale-bis della Coppa Italia, ai tempi del Trap, l'ultima partita da titolare, il 30 marzo scorso a Torino, un sabato, la papera di Bucci, ricorda? Non chiedo la luna. Non pretendo un posto fisso. Ma un briciolo di considerazione in più, sì. Per questo, l'idea di Perugia non l'ho abbandonata, anzi, se ne riparlerà in settimana. Patti chiari, o me ne vado. Sul serio». In società lo marcano stretto. Prima di Parma-Atalanta, l'8 dicembre, prese di mira Ancelotti: «Speriamo di perdere, così ti cacciano e io, finalmente, avrò più spazio». Questo disse, parola più parola meno, e per questo non venne convocato e fu multato. Sorride, Melli: «Non l'ho ancora pagata, la multa. E spero proprio di non pagarla. Non penso di avere espresso concetti particolarmente sgradevoli. Uno sfogo, come tanti». Alla faccia. La stagione di Melli è racchiusa in nove spezzoni, l'ultimo a San Siro, con il Milan. «Ho bisogno'di sentirmi un giocatore importante, io che a Parma sono cresciuto e al Parma ho dato tutto. Non ne posso più di essere sempre sotto esame, precario fra i precari». Un anno a Modena, in CI, un tribolato parcheggio fra Samp e Milan («Mi trovarono un buco in un muscolo, una brutta storia») e poi Parma, prima e dopo, sempre e comunque, con le solite turbolenze, da Scala ad Ancelotti. In estate, lo voleva l'Atalanta. Rifiutò. Mondonico ripiegò su un altro supplente del Parma, Filippo Inzaghi che, oggi, è capocannoniere assoluto. «Ho sbagliato» brontola Melli, due presenze nella Nazionale di Sacchi, 156 gettoni e 42 gol, gli stessi di Enrico Chiesa, in serie A. «Avrei dovuto buttarmi, e invece preferii restare. Un errore imperdonabile». Zola al Chelsea, Crespo in panchina e poi via, con l'Argentina. A Melli si spalancano le porte della Juventus e del Bologna. «Tocca a me. Non mi verrà perdonato nulla, lo so. La Juve, del resto, è la squadra più forte del mondo. Noi del Parma ci giochiamo molto, se non tutto. Vorrei che i tifosi si mettes- sero nei miei panni: il tempo passa, e Melli rimane sempre in bilico, dentro e fuori la società. La pazienza vacilla, credevo di aver contribuito anch'io alla favola, possibile che sia caduto così in basso?». Sarà. Ma nessun allenatore è tanto stupido da preferire uno strumento obsoleto a un altro perfettamente (o più) accordato. Può essere che a Crespo siano state concesse attenzioni e coccole fin troppo fervide. Crespo è straniero, e gli italiani, da sempre, sono visceralmente esterofili. Resta il fatto che la fiducia non si negozia a mugugni. Non c'è che una moneta, per esserne investiti: il rendimento, la serietà, l'impegno. Punto, e a capo. Il Parma, oggi, riparte da Melli e Chiesa. L'orco del campionato ne misurerà, chirurgicamente, la consistenza e gli artigli. Parma, Juve, Perugia: Melli si frughi in tasca, scelga la chiave, ma poi non si lamenti. [ro. be.] TORINO ON si sente in fuga, Marcello Lippi. E «inforca» la bicicletta soltanto per rendere meglio lo stato d'animo suo e della Juventus, che comincia il '97 da solitaria capolista. «Se il vantaggio attuale l'avessi al Poggio allora sì che griderei vittoria, ma adesso siamo appena a Tortona». La località alessandrina, oltre a essere uno dei «riferimenti» iniziali della Milano-Sanremo, si trova giusto a metà strada fra Torino e Parma. «Ma neppure se vincessimo al Tardini direi che la Juve è in fuga» conclude Lippi tagliando il cordone ombelicale con un anno trionfale. Nasce una Juve ancora più affamata. «Ci siamo sempre rinnovati evitando di voltarci e guardando invece avanti - spiega il tecnico bianconero Di tante parole che si sono fatte in questi giorni, del mare di complimenti che ho ricevuto, troppi, davvero troppi, sottolineo le considerazioni fatte da Boksic. Il croato ha di recente detto che la forza di questa Juve sta nel gruppo. Ogni anno perde due o tre pedine ritenute fondamentali ma il blocco di chi resta, quei trediciquattordici uomini base, sa trasmettere in fretta ai nuovi il mio modo di pensare. Boksic ha ricevuto un grosso aiuto dai compagni, io devo ringraziare i miei ragazzi per avermi dato una mano a infondere la filosofia vincente tra quelli appena arrivati come lui». «Ed eccoci pronti - dice Lippi - a soddisfare la curiosità di tutti gli ita¬ liani. Sento dire, da Parma, che in caso di vittoria riaprirebbero il campionato. E' una cosa che non ci tocca, visto che qui alla Juve non l'abbiamo mai considerato chiuso. Si parla più del nostro primato che del resto. Invece lo stupore sta nel ritardo accumulato dal Parma, ad esempio. Ma queste sono tutte dichiarazioni tattiche. Dire che la Juve è imprendibile serve ai miei colleghi (Sacchi? ndr) per stimolare i loro giocatori. Dire che noi non ci sentiamo imbattibili, anche, forse. Del resto dobbiamo vaccinarci contro gli attacchi. Stare al vertice non è dura solo sul piano tecnico ma anche su quello psicologico, abbiamo però le armi per smascherare eventuali bluff. Il Parma non è quello di due anni fa, il ricordo delle sfide infinite è svanito già nella stagione passata. Forse si sono rinforzati sul piano fisico, certamente a San Siro li ho visti in forma. Stanic ha aggiunto peso e determinazione là davanti. Parma-Juve non è ancora una classica sul tipo di Milan-Juve, certamente vale più di Juve-Atalanta. Basta, il resto sono bla bla come la storia dell'isola felice che non c'è più. Le isole felici sono tali quando si vince, anche qui è così». Lippi ha sempre vinto la prima partita in trasferta dell'anno nuovo diretta da una panchina di serie A. Quella di due anni fa, a spese del Parma di Scala, resta uno dei capisaldi della storia bianconera attuale. «Con Nevio scherziamo spesso, sentendoci al telefono, sulle baruffe, a volte create ad arte, attorno alle vigilie di quella stagione. Scala è stato uno dei rinnovatori tra i tecnici dell'ultimo decennio. Ancelotti non è da meno. In due anni è rimasto sempre al suo posto nonostante le difficoltà iniziali mantenendo inalterata la fiducia della società, dell'ambiente, dei giocatori nei suoi confronti. E' una cosa che la dice lunga sul valore di questo allenatore». Sempre per mantenersi il più possibile distaccato dall'impegno odierno, Lippi cerca di distrarre l'attenzione sui campi che fanno da contorno a Parma-Juve. «Ci sono altre quattro partite di enorme interesse. Si profila fra Vicenza e Bologna uno spareggio per designare la squadra rivelazione e in caso di parità entrambe potrebbero continuare a coltivare sogni di grandezza. Fra Lazio-Milan e InterRoma chi perde rischia di restare fuori dal giro che conta e chi vince potrebbe ricevere un'enorme iniezione di fiducia. Infine Fiorentina-Napoli, per me la gara che può dire di più, sia sulla forza dei partenopei sia sulla squadra viola. Perché a me suona strano, ma proprio strano, che un tecnico come Ranieri sia nella situazione in cui è finito. Dovrebbero applaudirlo dopo quanto ha saputo vincere a Firenze, prima portando la squadra in A, poi conquistando la Coppa Italia e la Supercoppa italiana. Che abbia dei problemi Ranieri è davvero assurdo». Franco Battolato IE SQUADRE Dl LIPPI, DOPO LA SOSTA 30-12-1989 Verona-CESENA 0-2 30-12-1990 CESENA-Napoli 0-0 12- 1-1992 (*) Venezia-LUCCHESE 0-0 3- 1-1993 Fiorentina-ATALANTA 0-1 2- 1-1994 NAPOLI-Foggia 1-1 8- 1-1995 Parma-JUVENTUS 1-3 7- 1-1996 Atalanta-JUVENTUS 0-1 N. B. In maiuscolo le squadre di Lippi. (*) Serie B «Sento dire che perdendo riapriremmo il torneo: mai pensato d'averlo chiuso» Melli: «Mi sun giocatorin bilico, cerco un posto fìsSopra, Anceche ha ridatfiducia all'attaccante il presidendel Parma Stefano Tan il torneo: mai pensato d'averlo chiuso» 3 11993 2- 1-1994 8- 1-1995 7- 1-1996 N. B. In maiuscolo le sLippi: «Pronti a soddisfare la curiosità dei tifosi»; a fianco, Boksic Melli: «Mi sento un giocatore in bilico, cerco un posto fìsso» Sopra, Ancelotti che ha ridato fiducia all'attaccante e il presidente del Parma Stefano Tanzi Lippi: «Pronti a soddisfare la curiosità dei tifosi»; a fianco, Boksic