il mio PINOCCHIO è un bravo ragazzo

Ondata d'informazione in tv: martedì in prima serata su Ondata d'informazione in tv: martedì in prima serata su il mio e un oravo SULL'INFORMAZIONE in tv parla Gad Lerner, il primo a cominciare con «Pinocchio», programma itinerante, in onda, se non succede qualcos'altro all'ultimo momento, dalla Borsa di Milano per parlare dei nostri soldi. Come mai, proprio in questa stagione, sia la Rai sia Mediaset hanno deciso di puntare sull'informazione? «Colpa dell'andamento ciclico della tv: un anno c'è troppo varietà, l'anno dopo si rimedia facendo troppa informazione. Il problema vero è che si parte in ritardo. Quest'autunno, quando c'è stata la sfida di Bossi sul Po, il dibattito sui tagli alle pensioni, la marcia del Polo contro la Finanziaria di Prodi, la televisione non è riuscita a fornire un servizio informativo adeguato. C'era un vuoto». E adesso è troppo pieno. «Meglio troppo che poco». I risultati non incoraggianti ottenuti fino ad oggi da Santoro la preoccupano? «Certo il rischio di overdose esiste. Ma forse Santoro paga l'equivoco della telepolitica di cui è stato artefice e vittima. Un conduttore non può e non deve trasformarsi in un leader. Santoro dalla televisione pubblica è passato a quella di Berlusconi e molti non gliel'hanno perdonato. Per fortuna io questo rischio non lo corro perché non ho mai chiesto alla gente di stendere lenzuola alle finestre, di accendere o spegnere le lampadine, di adunarsi in una piazza. Non sono un giornalista politicamente targato, io». Anche lei, comunque, ha una identità politica forte. «Certamente. Ho fatto il '68, ho militato in Lotta Continua, sono arrivato al giornalismo come militante, ho le mie idee. Alcune sono le stesse di allora, altre sono cambiate perché solo i cretini non cambiano, ma quando faccio il giornalista vendo soprattutto la mia credibilità. Fare propaganda non mi interessa. Suscitare degli interrogativi sì. E in particolare mi interessa mettere in luce i punti deboli di quello che considero tuttora il mio schieramento politico». C'è un modello di giornalista televisivo a cui si ispi¬ ra? «Non lo so. So che mi sento inadeguato rispetto al mezzo. Sono arretrato. Io faccio teatro mentre la televisione fa la compugraphic. Non so esprimermi per immagini. Per questo, stavolta, a differenza di "Milano-Jtalia", ho voluto sperimentare alcune aperture all'esterno. Le faranno, col loro stile e le loro voci, due colleghi: Marco Giordano del "Giornale" e Gabriele Romagnoli della "Stampa". A por¬ tare immagini nuove saranno loro». Che differenza c'è tra giornalismo scritto e giornalismo televisivo? «Una differenza minima. Almeno per me che faccio inchieste. Leggo libri, mi preparo, faccio sopralluoghi, incontro gente e poi alla fine preparo il mio lavoro. La tecnica è la stessa». Quante ore vi servono per cambiare il tema della trasmissione? «Il tempo minimo è ventiquattr'ore. Abbiamo una struttura leggerissima. Anche la zattera che fa da palcoscenico è mobile e modulare, adattabile a qualunque spazio. Se dovesse scoppiare di nuovo il caso Di Pietro sono pronto a lasciare la Borsa di Milano per trasferirmi perfino a Montenero di Bisaccia». L'Auditel è un incubo? «No, ma se gli ascolti sono troppo bassi vuol dire che ho sbagliato: è il programma che deve adeguarsi al pubblico e non viceversa. Noi puntiamo a 3 milioni di media. Al di sotto è indecente, al di sopra decoroso». Passare da Raitre a Raiuno è un vantaggio o un rischio? «Tutte e due. E' un vantaggio perchè parto con lo zoccolo duro della rete, quello per cui quando accendi la tv, là vai a sintonizzarti. Un rischio perchè è la rete più tradizionale e più istituzionale della Rai, anche se stavolta, con il mio programma, vorrei trattare temi e argomenti poco o niente praticati fino ad oggi». Pinocchio è il simbolo del bugiardo: intitolare a lui un programma di informazione non è una sfida temeraria? «Per me Pinocchio è un personaggio che si muove spinto dalla curiosità, uno che non smette di sognare ma sa fare i conti con il reale. Sono un presuntuoso, ma credo proprio che alla fine del ciclo la gente penserà che Pinocchio sono io e che Pinocchio non dice bugie». E' vero che il suo Pinocchio finirà a cavallo anche del logo di Raiuno? «Pinocchio è un pupazzetto disegnato da Cavandoli, quello della Lagostina, e andrà su e giù per lo schermo finendo anche sul marchietto di Raiuno. Ma non per sfotterla, solo per strizzar gli occhi al pubblico avvisandolo che non si deve credere sempre alla televisione». Simonetta Robiony ROMA. Sale l'onda dell'informazione televisiva. Martedì su Raiuno, in prima serata, al posto di Pippo Baudo, comincia Gad Lerner con «Pinocchio», anche se la sfida con il «Moby Dick» di Santoro su Italia I è rinviata alla prossima settimana, per la pausavacanze prevista dal palinsesto. Giovedì parte invece su Raitre «Tg3 prima serata» e giovedì Santoro sarà di nuovo in campo per il suo primo confronto Auditel, anche se Lucia Annunziata ha messo le mani avanti quando ha definito la sua trasmissione, condotta da Bianca Berlinguer, Maurizio Mannoni, FedericaSciarelli, come una ulteriore edizione del tg, nel quale lei, il direttore, farà solo brevi comparse. Ma non è finita qua. Minoli pensa a un «Mixer speciale» da piazzare alle 20,30, Cecchi Paone vorrebbe anche lui un suo programma, la Parodi prepara alcuni «Verissimo» in edizione serale per Canale 5. Domenica 5 Gennaio 1997 21 martedì in prima serata su adeguarsi al pubblico e non viceversa. Noi puntiamo a 3 milioni di media. Al di sotto è indecente, al di sopra decoroso». Passare da Raitre a Raiuno è un vantaggio o un rischio? «Tutte e due. E' un vantaggio perchè parto con lo zoccolo duro della rete, quello per cui quando accendi la tv, là vai a sintonizzarti. Un rischio perchè è la rete più tradizionale e più istituzionale della Rai, anche se stavolta, con il mio programma, vorrei trattare temi e argomenti poco o niente praticati fino ad oggi». Pinocchio è il simbolo del bugiardo: intitolare a lui un programma di informazione non è una sfida temeraria? «Per me Pinocchio è un personaggio che si muove spinto dalla curiosità, uno che non smette di sognare ma sa fare i conti con il reale. Sono un presuntuoso, ma credo proprio che alla fine del ciclo la gente penserà che Pinocchio sono io e che Pinochi d

Luoghi citati: Italia, Milano, Montenero Di Bisaccia, Roma