LE PAGELLE DI EDOARDO RASPELLI. «Ho provato per voi il Capricci di Sicilia e il Lord Byron di Roma»
LE PAGELLE DI EDOARDO RASPELLI. «Ho provato per voi il Capricci di Sicilia e il Lord Byron di Roma» LE PAGELLE DI EDOARDO RASPELLI. «Ho provato per voi il Capricci di Sicilia e il Lord Byron di Roma» MAGARI vi saranno stati necessari la mascherina sulla bocca e i tappi alle orecchie, però ce l'avrete fatta. Magari avrete dovuto sopportare il traffico infernale di via Libertà e piazza Politeama, ma ne sarà valsa la pena... Non solo avrete fatto la spesa nei più bei negozi della città ma, alla fine, schivando il rumore assordante e gli scarichi asfissianti del traffico palermitano, sarete riusciti a mettere le gambe sotto il tavolo. Vi sembrerà un miracolo, proprio ad un passo dal Teatro Politeama, in questa viuzza in discesa vicino a piazza Sturzo, trovare questo posto semplice, dall'apparenza perfino dimessa, ma che vi riserverà sorprendenti ghiottonerie E ricordatevi che è in questo momento che la ricotta è nel suo massimo fulgore. «Che c'entra la ricotta''», direte voi. E ve lo spiego subito: la cassata non è quella mattonella gelato che un paio di generazioni di bimbi milanesi e torinesi si sono visi i ammannire dall'industria alimentare. La cassata siciliana non è (mei dolce asettico triangolare glaciale e dal gusto piatto. La cassata, quella vera, è quella dei Capricci di Sicilia, con il suo formaggio di indimenticabile freschezza, con i suoi frutti caramellati, con il suo pan di Spagna limitato. Bene, qui, al Capricci di Sicilia, nel cuore elegante di Palermo, ho assaggiato «la più indimenticabile» (concedetemi la licenza grammaticale) delle cassate della mia vita. Passate sotto una insegna luminosa Anni 70, varcate il verde pollale di legno e vetro ed eccovi in un ristorante di due sale: nella prima, se sarete entrati in orari padani, troverete patronne e cameriera che stanno finendo di mangiare. Si alzeranno di scatto e, con il sorriso sulle labbra, vi accompagneranno al vostro tavolo dove sarete sei-viti con familiare, corretta, amabile professionalità. Pavimento a quadratoni bianchi, muri dello stesso coloro, sugheri dipinti, qualche altra rusticheria non troppo pesante, qualche rame, pannelli di tessuto multicolore. Alche sulla tavola prevale il mstico: su tovaglie gialle con grappoli e pampini si appoggiano coprimacchia bianchi. Il tutto fa il paio con sediotte immacolate e posate in acciaio. Sei-vizio accurato sul semplice, ma con qualche pecca: nemmeno in im posto alla buona è concesso por- tare sul tavolo di servizio i dolci (anche se splendidi) fatti in casa, tenendo nella mano libera la sigaretta accesa. A parte questo, ricordatevi che il posto è familiare, ma che qualche grande bottiglia di vino la trovate, compreso il sommo Regaleali 1993 Tasca d'Almerita che abbiamo scelto (ottimo, ma vi farà lievitare il conto di 55.000 lire). Ed infine c'è il menù che si vede lontano un miglio che è stato concepito, preparato e realizzato con tutto l'amore di questo mondo. Ecco, allora, venire fuori tutti i ghiotti succulenti profumi e gusti della grande cucina siciliana, in particolare quella di mare. In un unico piattone vi faranno arrivare l'antipasto misto che avrete ordinato: panelle (striscioline di farina di ceci fritta), le sarde ripiene, il formaggio fritto, la caponata di melanzane. Accanto al vostro tavolo, lo straniero con la guida in mano troverà, felice, ghiotta conferma ai suggerimenti gastronomici. VA bene, signor Guidi. La sua prenotazione è fatta. La camera costa 370 mila per notte. Se gentilmente mi dà un numero di telefono come recapito... Avrei bisogno anche della sua carta di credito...». Uffa, quanto è difficile prenotare un albergo, un grande albergo... ma che ci volete fare: gli scherzi di chi prenota e poi non arriva, evidentemente, sono comuni a ristoranti ed hotel. Ed allora sobbarcatevi questo breve interrogatorio e scendete a Roma, in un angolo di lusso e raffinatezza fuori dalla grande calca. Il Lord Byron si apre ai Parioli, su una piazzetta defilata, romantica, immersa nel verde; .la bianca, immacolata facciata si erge con i suoi piani fuori terra (nel lussuoso, barocco seminterrato avrete a disposizione il più raffinato ristorante romano). Il ricevimento, anche se hanno la scusante che io sia arrivato (come avevo preannunziato) a mezzanotte, non sarà di quelli consoni alle stelle ed ai prezzi di un posto di classe: se ci venite di giorno, appena arrivate con l'auto davanti all'ingresso, gli impeccabili facchini vi correranno incontro a ritirare il bagaglio: per me, di notte, è stato diverso. L'impiegato mi fa: «Camera 104, primo piano», mi mette in mano la chiave e poi sono cavoli miei andarmi a cercare la stanza in questo ninnolo di albergo, tra i suoi corridoi intimi, misteriosi, eleganti. A parte questo, il gallonato elegante personale del ricevimento è quasi sempre pronto e gentile; chiudete un occhio se vi lasceranno la macchina con le luci accese e se gli angoli comuni saranno le cose migliori del Lord Byron: ovattata moquette, infissi di lusso, suppellettili di antiquariato tra il pregiato ed il prezioso, fiori freschi. Altre cose sono meno valide, a cominciare, ahimè, proprio dalla mia camera. Mai che, pur prenotando con anticipo, al Lord Byron riesca ad avere una camera «aerea». Anche la mia 104 di questa volta è a piano terra: la sua grande alta finestra dà sul cortile-giardinetto comune; oltre i vetri si intravedono due poltroncine di metallo (io, qui, sono arrivato nel caldo di giugno) e. tra l'altro, un cumulo di mattoni attorno ad un paio di muratori che ci stanno lavorando. Ma, prima del giardinetto, oltre i vetri immacola- ti della finestra, c'è anche un'inferriata a tutta altezza: ovviamente la vostra chiave riesce ad aprire la serratura ma questo non toghe che voi, nella 104, vi sentiate come in gabbia. Bellissime le pareti rivestite di stoffa a fiori imbottita e fonoassorbente; di somma eleganza i tendoni altissimi a righine bianche e beige, e le tende candide (e pazienza se quella di sinistra non si apre). Ma altre cose non vanno: lo scrittoio dà le spalle alla finestra (accidenti a certi architetti), c'è la cassaforte a combinazione, gli appendiabiti sono pratici ed alti ma in camera manca il cartellino con il prezzo, nel bagno non c'è l'aria condizionata, se fate la doccia è inevitabile inondare per terra. Il cavo della presa corrente della televisione è tenuto insieme dallo scotch (nero come il filo), una delle prese elettriche non funziona, nel frigobar non ci sono né tappini né cucchiaini, il tavolo laccato dovrebbe essere ritoccato a destra, Tutti i ghiotti e succulenti profumi della grande cucina siciliana, dove il mare trionfa Romantico e chic ma come sorvolare su vetri scheggiati e graffiti sconci sullo specchio?
Persone citate: Lord Byron, Tasca D'almerita
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