Il Dac, una garanzia antismog
Il Poe, una garanzia antismog Progetto pilota dell'Università di Torino da applicare in zone montane Il Poe, una garanzia antismog Certifica le produzioni in aree senza inquinamento AMBIENTE A DIFESA DELLA SALUTE TORINO I NVECE di chiedere un vino o ■ un formaggio Doc (denominazione di origine controllata), presto ci faremo premura di scovare dei prodotti che rechino il marchio Dac (Denominazione di Ambiento Controllato). Con i livelli d'inquinamento che ci ritroviamo - non solo nelle città, ma anche nelle campagne e non solo nell'aria, ma nell'acqua e nella terra - potrebbe sembrare una battuta. Invece è una cosa seria. L'idea è venuta ai tecnici di Consulagri, ima società di ricerche con esperienza nei monitoraggio ambientale. Il «biomonitoraggio» utilizza comimissime piante - come pini, abeti bianchi, ginestre, olivi, platani, tigli - per avere i dati sull'eventuale presenza nell'aria di sostanze inquinanti, ad esempio i metalli pesanti. Da quest'esperienza precedente è nata l'idea del marchio Dac. L'idea ce la spiega l'amministratore della Consulagri, Marco Orsi. «H progetto Dac - dice - vuole mettere in evidenza, tramite un insieme organizzato e pianificato di sensori di controllo ambientale, l'esistenza o meno di fenomeni di accumulo di sostanze tossiche nei sistemi biologici e quindi nei prodotti ad essi collegati». Qualche particolare in più sul marchio del futuro (dovrebbe garantire anche la purezza del prodotto dal punto di vista deU'mcruinamento) ce la dà il prof. Fausto Pastorini, presidente del Centro per il coordinamento allo sviluppo di iniziative agrozootecniche e ambientali, consorzio senza fine di lucro tra l'Università di Torino, quella della Basilicata e quella di Sheffield, l'Osservatorio di genetica animale di Torino e la Consulagri. «Il Dac - dice Pastorini - è un marchio depositato, utilizzabile per distinguere produzioni agroalimentari provenienti da ambienti territoriali controllati». L'idea di questo marchio e del modo di arrivarci è scaturita dal concetto che la qualità dell'ambiente si ri¬ percuote inevitabilmente sulla qualità dei prodotti che da esso provengono, determinandone l'affidabilità e garantendone la commercializzazione. Si pensi a come sono inquinanti le colture (erba da foraggio, frumento, mais o altri) dei campi che fiancheggiano le strade e soprattutto le autostrade. Per l'assegnazione del marchio Dac bisognerà disciplinare procedure di certificazione che, a partire dalla perimetrazione del territorio, consentano di monitorare ambienti ed indagini secondo parametri prestabiliti. Ad esempio; un monitoraggio delle tecniche agronomiche, colturali e fitosanitarie, per accertare che non vengano usati troppo o male i prodotti chimici; poi un monitoraggio delle tecniche di conservazione e trasformazione dei prodotti; infine un monitoraggio biologico (biomonitoraggio) dell'ambiente: acqua, aria, suolo. Quest'ultimo è forse il più importante e il più difficile da eseguire. Comunque, assicura Pa¬ storini, attraverso un sistema mirato di sensori di controllo, sarà possibile rilevare l'esistenza o meno di accumulo di tossici nei sistemi biologici e quindi nei prodotti ad essi collegati. Il Dac potrà essere applicato, soprattutto all'inizio, alle aree - montane e pedemontane - ad economia agricola marginale. E quella del Dac sarebbe un'opportunità per orientare l'agricoltura locale, non competitiva sotto il profilo della quantità, verso prodotti di elevata qualità rivolti ad un mercato specializzato e comunque sensibile alla genuinità. La contestuale valorizzazione turistica e non di massa - conclude Pastorini -, individuata come ipotesi di sviluppo di zone montane depresse, può rappresentare la componente complementare di un progetto di monitoraggio ambientale attuato attraverso tecniche e procedure di biomonitoraggio del territorio sottoposto a Dac. Gianni Stornello
Persone citate: Fausto Pastorini, Gianni Stornello, Marco Orsi, Pastorini, Sheffield
Luoghi citati: Basilicata, Torino
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