Le azalee? C'è il robot-floricoltore di Gianfranco Quaglia
TARTUFI L'impianto nel Verbano è in grado di coprire il mercato in ogni momento dell'anno Le azalee? C'è il robot-floricoltore Una maxi-serra produce cinque milioni di fiori VERBANIA. Si potrebbe chiamare «Robofiore». Più semplicemente è un robot capace di produrre in un anno quasi cinque milioni eli azalee, rododendri e camelie, in una sena avveniristica ma già funzionante sul Lago Maggiore, una delle capitali del florovivaismo italiano. Il fiore del futuro qui è già realtà. In un «Parco tecnologico», realizzata con i fondi dell'Ue per promuovere lo sviluppo imprenditoriale attraverso l'innovazione delle tecnologie, è sorto anche «Tecnoverde». E' una maxi-sena, interamente gestita da computer e robot. Nel panorama del florovivaismo italiano (produzione lorda vendibile di 3230 miliardi, 60 mila addetti, 4000 serre), l'impianto del Lago Maggiore è considerato all'avanguardia e fra i primi in Europa per livello tecnologico. E' stato voluto dai floricoltori della fascia costiera piemontese del Verbano. Cogliendo l'opportunità offerta dalla Comunità europea, sono entrati in società con il Parco Tecnologico. Una cinquantina in tutto: alcuni fanno capo alla Fior Coop, una delle più grandi cooperative florovivaistiche del Piemonte; altri sono imprenditori singoli. Uno dei problemi dei floricoltori che producono piante in vaso e in zolla è rappresentato dalla necessità di coprire il mercato in ogni momento dell'anno, fronteggiando sia la domanda sia l'offerta che ormai arrivano per le azalee, i rodo¬ dendri e le camelie anche dai Paesi stranieri. Per battere la concorrenza e aumentare la disponibilità di materia prima con il solo aiuto manuale i costi sarebbero insostenibili. Ed ecco che si è sopperito ricorrendo alla «mente» del computer capace di manovrare le braccia di un robot e gestire l'intera struttura. Personale ridotto all'indispen¬ sabile (con un biologo, un laureato in agraria e altri sei addetti), tutte le funzioni pratiche sono svolte da un «cervello» computerizzato che mette in azione il ciclo produttivo. Sostituito il giardiniere o il floricoltore di vecchia memoria, «Tecnoverde» si autogoverna come fosse ima città del futuro, alla presenza discreta dell'operatore che vigila attraverso un monitor il processo evolutivo della produzione: bancali robotizzati, scelta della temperatura interna in rapporto a quella esterna; barre mobili per il riscaldamento; umidità appropriata; dosaggio del fertilizzante e del fitofarmaco per ogni piantina. La serra è in parte riservata alla produzione intensiva delle piantine e in parte destinata alla ricerca. Ma «Tecnoverde» diventerà soprattutto un punto di riferimento della ricerca florovivaistica, collegato con l'Università. E sarà probabilmente l'occasione per realizzare con le associazioni del settore anche un maxi-centro di commercializzazione, di cui sul Lago Maggiore si avverte la necessità. Gianfranco Quaglia
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