«Strage nel mare della Sicilia»

«Strage nel mare della Sicilia» In base al racconto, la nave che li trasportava sarebbe affondata per una collisione «Strage nel mare della Sicilia» Un gruppo di immigrati: morti300 clandestini MISTERO NEL MEDITERRANEO UPALERMO N nuovo dramma del mare, protagonisti i clandestini, sulla rotta tra Grecia e Sicilia. La mattina di Natale, nella collisione tra il cargo panamense Franship e quello honduregno Johan, sarebbero morti 283 clandestini, quasi tutti indiani, pakistani, tamil dello Sri Lanka. Morti anche i loro traghettatori del Franship, comandante e equipaggio, non si sa ancora quante persone. Il Franship sarebbe salpato in un imprecisato giorno di dicembre da Alessandria d'Egitto, diretto in Italia, forse in Sicilia o in Puglia, con i suoi passeggeri disperati, affamati, pronti a tutto. Permangono però dubbi sull'autenticità dell'incidente che sarebbe avvenuto alle 3 del mattino del giorno di Natale tra Malta e la Sicilia. Può darsi che, com'è accaduto il giorno di Capodanno nell'isola di Lampedusa, i clandestini si siano inventati la collisione e le sue tragiche conseguenze per impietosire le autorità greche, che li hanno dichiarati in arresto dopo il loro sbarco per aver violato le norme sull'immigrazione. Pur riservandosi margini di cautela, il ministero greco della Marina ha diffuso l'allarme ai Centri di soccorso navale italiani, maltesi ed egiziani, sulla base di notizie pubblicate ad Atene dal quotidiano del pomeriggio «Ethnos». La Guardia Costiera italiana, con un ponte radio tra Roma e Palermo, ha subito avviato le ricerche al largo della Sicilia, con motovedette d'altura e controlli incrociati fra tutte le navi che attraversano il tratto di mare indicato. Della collisione hanno parlato alcuni superstiti sbarcati con altri 172 clandestini il 29 dicembre sulle coste del Peloponneso, vicino al porto di Nafplion. Giunti poi a Hermioni, stipati su un Tir, martedì scorso 11 naufraghi, arrestati insieme agli altri, hanno riferito numerosi particolari alle autorità elleniche. E dalla Grecia sono state smistate, anche tramite l'Interpol, le prime, allarmate segnalazioni. Non è stata esclusa l'ipotesi, davvero sconvolgente, non dell'incidente ma di un atto di pirateria, con un arrembaggio, non si sa bene se da parte del cargo honduregno o di quello panamense. C'è gran confusione e riesce difficile per il momento mettere insieme tutti i passaggi della vicenda. Il Franship trasportava inizialmente quattrocento clandestini, ciascuno al prezzo di 5 mila dollari. E già questo alimenta perplessità: perché di solito la tariffa per un così breve tragitto non supera i 2 mila dollari; perché i traghettatori clandestini nel Mediterraneo di solito partono da Tunisia, Algeria o Marocco, quasi mai dall'Egitto. Durante la navigazione, stando al racconto dei naufraghi, dal Franship sono stati trasbordati su un'altra nave un'ottantina di passeggeri. Poi sullo Johan sarebbero stati recuperati 29 naufraghi, in un mare molto agitato. E' proprio su quei momenti che le versioni date dai clandestini in Grecia sono apparse confuse. Non si esclude che i comandanti dei due mercantili si siano dati battaglia, una lite fra spregiudicati traghettatori dei poveri diavoli che guardano all'Europa come alla terra promessa. Mentre a Roma la Guardia Costiera ha fatto presente che in mare non e stata rilevata traccia né di cadaveri, né di rottami («E pure qualcuno se ne sarebbe dovuto avvistare», è stato detto negli uffici della Guardia Costiera), a Malta la polizia ha avuto segnalata una collisione nel Canale di Sicilia. Ma il 24 dicembre e non il 25, e comunque tra un piccolo mercantile greco e un motopeschereccio maltese. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, La Guardia