«Fini, non fare un terzo errore»

Fisichella, vicesegretario di An: «Prima il governo Dini, poi hai fatto fallire Maccanico...» Fisichella, vicesegretario di An: «Prima il governo Dini, poi hai fatto fallire Maccanico...» «Fini, non fare un terzo errore» «Il Polo deve entrare nella Bicamerale» IL PROFESSORE DELLA DESTRA IROMA N un tiepido sabato romano pioviccica sulle finestre della bella casa borghese di Domenico Fisichella al quartiere Parioli e, scrutando l'orizzonte, il professore fa una previsione: «Anche il cielo del Polo non ò sereno, sulla Bicamerale siamo nell'imminenza di una decisione sofferta. E stavolta il Polo non può sbagliare ancora, visto che qualcuno ha sbagliato di grosso almeno due volte...». Qualcuno? E chi? Con la sua voce stentorea, il professore scandisce parole destinate a lasciare il segno: «Il primo grosso errore è stato quello di far nascere il governo Dini nello stesso momento in cui si invocavano elezioni anticipate. Il secondo grave errore, quello di andare ad elezioni in un momento inopportuno. E' chiaro che se nelle prossime settimane faremo un terzo errore di quella portata, il redde rationem sarebbe nelle cose...». Non c'è dubbio: il professor Fisichella - una delle coscienze critiche della destra italiana - sta alludendo a Gianfranco Fini di cui è uno dei tre «vice-segretari». E Fisichella lo fa col suo ragionare avvolgente, col distacco di chi ha dato al partito di Fini il nome («mi piacerebbe chiamarlo Alleanza nazionale...» scrisse il professore già nel 1992) e di chi si è battuto per evitare elezioni che poi il Polo ha perso. Professore, siamo alla vigilia di una stagione costituente? «Diciamo la verità: per un'ampia convergenza tra le grandi forze l'occasione più robusta si è consumata nella scorsa legislatura». Lo dice perché lei fu uno dei protagonisti? «No, lo dicono i fatti: nella primavera-estate del 1995 avevamo un governo non politico, più facile da superare, mentre oggi abbiamo un governo politico; allora i due poli trattavano temendo entrambi la sconfitta, mentre ora uno dei due schieramenti ha perso le elezioni od è più debole». Visto da dietro le quinte, perché fallì quel primo tentativo di Grande Intesa? «L'unica istruttoria seria, bilaterale, era stata quella compiuta dal sottoscritto, Salvi, Bassanini e Urbani e seguita passo |.iasso da Berlusconi, D'Alema e Fini. Oggi lo si può dire: quel documento fu fatto fallire perché qualcuno volle andare a votare...». Quel qualcuno ha un nome: Gianfranco Fini? «Fini era convinto che le elezioni si potessero vincere, anche se qualcun altro si accorse che andare a votare era un rischio altissimo...». Allude a Berlusconi? «Sì, proprio nell'ultimissima fase del tentativo Maccanico lui capì che rischiava grosso. Un rischio che era stato segnalato dal sottoscritto a più ri- prese...». Insomma, il governo Prodi è «figlio» degli errori di Fini e di An? «Il governo Prodi è figlio di elezioni che non si dovevano fare». Perché Fini non ha mai fatto autocritica su quell'errore grave? «Quando un medico fa l'anamnesi storica deve essere il più preciso possibile... Ma in politica si è spesso medico e paziente e allora il medico-Fini può pensare che non sia opportuno dire al paziente fino a che punto è malato...». Per lei, cosa manca a Fini per aspirare un giorno al¬ la presidenza del Consiglio? «Io penso che il presidente del Consiglio debba lavorare 12 ore al giorno tutti i giorni della settimana e Fini... si deve abituare. E poi un uomo che ambisce a quegli incarichi si può permettere pochi giorni di vacanza... Ciò detto è un leader rispettoso del dissenso, è un uomo più tormentato di quanto appaia e in questi ultimi 3 anni è diventato più adulto». Anche stavolta An è molto diffidente sulla Bicamerale: lei che lo conosce bene. Fini da cosa è preoccupato? «Fini ha due timori: farsi im- prigionare nella Bicamerale senza fare le riforme e facendo guadagnare al governo altri 610 mesi...». Seconda paura? «Che la Bicamerale possa essere il palcoscenico nel quale si prepara una qualche forma di collaborazione tra pds e Forza Italia». Professore, ammetterà, paure legittime... «Certo. Ma questi scenari non diventano più realistici se An resta fuori da questo lavorìo? Se D'Alema e Berlusconi scoprono nella Bicamerale di essere d'accordo, An rischia di restare senza arte né parte...». E la sua ricetta, professore? «Il Polo deve entrare tutto insieme, con gli occhi ben aperti. Se scopriremo che ci vogliono strumentalizzare, potremo ritrarci, ma se ci accorgessimo che si può fare qualcosa di buono per la nazione e magari si può superare anche l'attuale governo, lei mi spiega per quali ragione non dovremmo cogliere queste due occasioni?». Il suo collega Gasparri chiede che sulla Bicamerale decida l'assemblea dei parlamentari del Polo: un modo democratico per mettere il bastone tra le ruote? «A me pare di sì. Ma c'è un altro problema: poniamo che il 51 per cento voti contro la Bicamerale, il restante 49 cosa deve fare? Sia chiaro che l'assemblea non può servire ad obbligare la minoranza a votare in un certo modo: i rappresentanti della nazione operano senza vincolo di mandato». Fabio Martini «La grande intesa fu fatta saltare da chi puntava tutto sulle elezioni anticipate» Domenico Fisichella una delle «coscienze critiche» della destra «Fini, non fare un t«Il Polo deve entrare nNOSTRAD«Per Prodi anROMA. Il 1997 sarà un anno diffictramonto politico di Bossi, incalzdella rivolta fiscale e secessionista fezie di Nostradamus per la prosl'interpretazione di Renuccio Boscquartine di Michel De Nostre-DamBoscolo - si affaccerà presto un vein mano le redini della ribellione dProdi si prevedono sommovimentche raggiungeranno l'apice nel medovrebbe superare la prova, passan Domenico Fisichella una delle «coscienze critiche» della destra