Bus in ostaggio per avere un letto
Un giovane si accorge dell'accaduto e riesce a distrarre il «dirottatore» dando al conducente il tempo di avvisare la centrale collegata con i carabinieri Coltello alla mano l'uomo cercava posto al dormitorio di via Taggia: arrestato Bus in ostaggio per avere un letto Marocchino sequestra 30 passeggeri Per ottenere il posto letto in un dormitorio e trascorrere la notte al riparo dalla neve, un marocchino non ha trovato di meglio che salire su un bus e puntare un coltello alla gola dell'autista, sequestrando il mezzo e i passeggeri per venti minuti. E' stato bloccato in piazza Galimberti dai carabinieri, avvisati grazie al «Sis», il sistema di sicurezza montato sui pullman Atm. E il marocchino un riparo lo ha trovato: in prigione. E' successo verso le 15, su un mezzo Atm della linea 14. Hachim Hassan, 32 anni, nativo di Marrif, senza domicilio, in corso Lepanto è salito sull'autobus con Mario Todde, 46 anni, l'autista che stava dando il cambio al collega. Sul pullman c'erano una trentina di passeggeri, fuori nevicava fitto. «Pochi istanti dopo essere partito - racconta Todde - il marocchino si è avvicinato al posto di guida e mi ha puntato un coltello alla gola. La lama era lunga una decina di centimetri, me la teneva proprio sotto il mento. In un italiano stentato mi ha detto di continuare a guidare e fare quello che diceva. Altrimenti mi avrebbe aperto la gola», Nell'immediatezza, quasi nessuno dei passeggeri si è accorto di quanto stava accadendo. Così, con il coltello semina- scosto, ma sempre puntato alla gola, l'autista ha continuato il suo percorso, fermandosi regolarmente alle fermate. Dopo qualche minuto, il marocchino ha dettato le sue condizioni: «Portami in via Taggia, dove c'è il dormitorio. Adesso un letto me lo devono dare, oppure ti ammazzo». Guarda caso, proprio l'altra mattina le forze dell'ordine erano impegnate al dormitorio di via Taggia per eseguire lo sgombero dei locali per lavori di ristrutturazione. Anche se fosse riuscito a arrivare al dormitorio, le manette sarebbero scattate a due isolati di distanza. Invece Mario Todde non ha perso la calma. «L'ho assecondato - spiega l'autista - lasciandogli credere di essere diretto in via Taggia. Nel frattempo, però, un ragazzo tra i passeggeri ha notato il comportamento del marocchino, ha visto il coltello e si è avvicinato: l'extracomunitario si è girato e ha minacciato anche lui. In quel momento di distrazione sono riuscito a premere il pulsante del Sis, per avvisare la centrale». A questo punto, sul bus tutti vedono e capiscono. Momenti di panico. Alla prima fermata, in piazza Galimberti (a due isolati dal dormitorio di via Taggia), appena si aprono le porte giovani e anziani si riversano sulla pensilina, mentre Hachim Hassan si barrica nel pullman con l'autista e due passeggeri. Si terne per loro: l'extracomunitario è agitato, non sa più neppure lui cosa fare. Pochi istanti e arriva una pattuglia di carabinieri, avvertiti dalla centrale Atm. I militari riescono a farsi aprire le porte del «14», salgono. Hassan, nelle mani ha soltanto la stampella su cui si sorregge: nessun coltello. «Cosa volete? Non ho fatto nulla», cerca di difendersi. Eppure il racconto dei passeggeri e dell'autista non lascia dubbi. La conferma arriva dopo dieci minuti di ricerche: il coltello viene recuperato tra la neve, gettato dal finestrino semiaperto, appena comparsi i carabinieri. «Ho avuto paura - ammette Todde - quel marocchino sembrava fuori di sé. Piuttosto, non ho più visto quel giovane passeggero, quello che ha cercato di aiutarmi. Avrei voluto ringraziarlo, anche se non ha potuto fare molto». Hachim Hassan finisce in manette sul sedile posteriore della gazzella. Destinazione, una calda cella delle Vallette. Giacomo Bramardo Un giovane si accorge dell'accaduto e riesce a distrarre il «dirottatore» dando al conducente il tempo di avvisare la centrale collegata con i carabinieri L'autista dei bus sequestrato Mario Todde e il marocchino arrestato, Hachim Hassan, 32 anni: non ha nemmeno potuto accorgersi che i carabinieri stavano arrivando
Persone citate: Giacomo Bramardo, Mario Todde, Todde
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