«Mi ha cambiato la vita» di Si. Ro.
«Ho fatto ballare Claudia Cardinale sopra un tavolo» Mi ho cambiato la vita » L'attore è dimagrito di 10 chili «Un'unica difficoltà: l'inglese» ROMA. E' la grande occasione internazionale di Claudio Amendola. Per fare «Nostromo», il marinaio coraggioso e fedele che si lascia avvelenare l'anima dall'ingratitudine degli inglesi e dall'argento della miniera, Claudio Amendola ha dovuto perdere dieci chili di peso, tuffarsi dal bordo di una nave, andare a cavallo di corsa, ma soprattutto imparare a parlare l'inglese, la cosa più difficile per lui, che ha sempre giocato a pallone, fatto attività sportiva, è stato bagnino quand'era ragazzino e coi cavalli ha grande confidenza. Per quattro mesi, prima ancora di avere la parte, ha studiato la lingua in Italia, poi, quando finalmente anche i sofisticati dirigenti della Bbc hanno accettato che fosse lui, un italiano, a recitare i dialoghi di uno dei loro scrittori più classici, Joseph Conrad, un polacco diventato cittadino britannico, ha usato per tutte le riprese un maestro di lingua che, scena dopo scena, gli forniva l'intonazione corretta. «1 dialoghi con Albert Finney erano quelli che mi mettevano più paura», ha detto Amendola. «Ma Finney è un maestro della recitazione e m'ha condotto come una sposa. In fondo il cinema somiglia al tennis: se hai un avversario bravo sbagli meno». Anche con Claudia Cardinale il rapporto è stato più facile del previsto. «Nonostante i suoi tailleur di Armani, la Cardinale resta una donna piena di vita. L'ho fatta ballare su un tavolo a Cartagena ed è I stata al gioco, divertendosi come una ragazzina». Figlio di Ferruccio Amendola e di Rita Savagnone, da ragazzo del giro di Cinecittà, è arrivato al cinema senza fatica, scelto da Franco Rossi per il film tv «Storia d'amore e di amicizia» a fianco di Barbara De Rossi. Ma da allora Claudio Amendola è sempre migliorato, passando da ruoli più superficiali a parti impegnative e complesse. I soldi lo interessano poco. Quello che gli piace è fare una storia in cui crede. Disordinato e improvvisatore sostiene che da «Nostromo», grande produzione internazionale, ha imparato quella disciplina che né i genitori separatisi quand'era piccolo, né le due figlie avute a meno di vent'anni, fino ad oggi erano riuscite a imporgli. Al momento è impegnato sul set del primo film firmato dal produttore Claudio Bonivento, una storia di gangster, dura e diretta. Poi sarà il direttore del carcere di Ventotene nell'opera con cui lo sceneggiatore Angelo Pasquino debutta nella regia. Infine dovrebbe partecipare, a fianco di Francesca Neri, a un'altra megaproduzione televisiva, «Almost America», la vicenda di due emigranti che lasciano l'Italia dopo l'inondazione del Polesine e si trovano per caso in Australia a condividere la fatica di vivere. Ma il suo prossimo film in uscita è «Le mani forti» di Franco Bernini: sarà per la seconda volta accanto alla Neri dopo «La mia generazione» di Wilma Labate, che rappresenta quest'anno l'Italia agli Oscar. [si. ro.]
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