«Va bene 6 volte su 10 Noi andiamo avanti» di R. M.

«Va bene 6 volte su 10 Noi andiamo avanti» «Va bene 6 volte su 10 Noi andiamo avanti» L'ISTITUTO SAN RAFFAELE Lrj MILANO " unità Urod del San Raffaele è chiusa per le vacanze natalizie, ma i responsabili dell'ospedale non hanno dubbi: dopo l'Epifania riaprirà. «Innanzitutto - spiegano - perché non ci prendiamo certo noi la responsabilità di bloccare un trattamento che si è dimostrato non pericoloso ed estremamente efficace nei risultati. Questa è la ragione di fondo. Poi ce ne sono altre formali: non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, tutto ciò che sappiamo lo abbiamo appreso dalle agenzie di stampa e ci sembrano notizie piuttosto confuse; il parere della Cuf è solo consultivo mentre per chiudere il reparto deve esserci una specifica ordinanza del mi- nistero. Infine siamo convinti che si tratti di un grosso equivoco». Quale equivoco? Al San Raffaele spiegano che «i dati inviati alla Cuf sono relativi ai primi cento pazienti trattati e non si tratta quindi di dati relativi ad alcuno studio controllato sull'efficacia del trattamento». Per capire questo punto occorre fare un passo indietro, al settembre '95, quando il ministro della Sanità, Elio Guzzanti, decise di ordinare la sospensione del trattamento Urod. Polemiche anche allora, e il ministro inviò al San Raffaele (che all'epoca sperimentava la cura alla clinica Santa Maria di Castellanza, poi chiusa) tre saggi della Cuf per verificare se l'Urod fosse rischioso. «Rimasero da noi alcuni giorni - ricordano all'istituto milanese - e conclusero la loro ispezione con un responso favorevole». L'Urod quindi ripartì al ritmo, mantenutosi costante, di 5-7 pazienti trattati al giorno. A novembre '95, ricordano sempre al San Raffaele, il ministero inviò una doppia richiesta: fornire i dati relativi ai primi cento casi trattati e preparare una ricerca comparata con gli altri metodi di disintossicazione dalle droghe. E qui, secondo il San Raffaele, starebbe l'equivoco: perché il protocollo su questa ricerca, studiato assieme alla Commissione biomedica del ministero, è pronto solo da poco. «Il progetto - spiegano - è avviato in collaborazione con i Sert (i servizi pubblici contro le tossicodi¬ pendenze) e i primi dati saranno pronti fra alcuni mesi. Solo allora potranno essere formulati giudizi scientifici. Questo protocollo di ricerca non può essere applicato ai casi che abbiamo già inviato al ministero perché a quell'epoca non esisteva ancora». Ma quanto funziona l'Urod? Secondo il San Raffaele nella maggioranza dei casi: «La percentuale dei tossicodipendenti sottoposti al metodo che non ha ricominciato a bucarsi è del 65 per cento». Questo il dato che, al di là delle polemiche sulla validità scientifica, continua ad attirare pazienti che accettano il trattamento, nonostante i costi elevati: circa 12 milioni. Con questa cifra si entra nel reparto (dodici letti in tutto) e vi si rimane per 48 ore, di cui 24 di trattamento vero e proprio. Poi si ritorna periodicamente per le sedute psichiatriche. Responsabile del reparto è adesso un medico israeliano, Ygal Leykin, che fin dall'inizio ha collaborato con André Waismann, l'inventore del metodo. [r. m.]

Persone citate: André Waismann, Elio Guzzanti

Luoghi citati: Castellanza, Milano, San Raffaele